Calcio e dolori

Lo sapevamo più o meno tutti che i Mondiali di calcio si sarebbero fatti in Qatar. Ho viaggiato alcune volte in luglio con la Qatar Airways e lo spiegone per la sicurezza e la cintura e via dicendo era un filmato divertente fatto dalla nazionale di calcio inglese. E io che il calcio lo snobbo sapevo già che a dicembre tutta questa gente in mutande si sarebbe rincorsa intorno a un pallone sotto un tendone.

Facciamo un passo indietro. Il Qatar è in Qatar, paese del Golfo Persico terra improduttiva dove cresce solo il petrolio che ne determina una ricchezza enorme; poi, per non farsi mancare nulla, il Paese detiene anche le terze riserve al mondo di gas naturale dopo Russia e Iran, con una quantità stimata in circa 890.000 miliardi di metri cubi, pari a quasi il 15% di tutte le riserve mondiali. Ecco; vediamo poi che altro c’è. Un caldo atroce che fa sì che non esistano praticamente gli attraversamenti pedonali perché nessuno va a piedi, ma vivono tutti dentro qualcosa, la casa, la macchina, il centro commerciale, l’aereo privato e cose così.

Il sovrano è l’Emiro Tamim bin Hamad, quarto figlio dello sceicco Hamad bin Khalifa Al Thani e secondo figlio di Mozah bint Nasser al-Missned, seconda moglie di Hamad. Perché da quelle parti avere seconde e terze mogli non è raro, anzi è consentito.

Comunque, torniamo ai Mondiali. I primi disputati in Medio Oriente. In un paese dove la parola democrazia manco fa parte del vocabolario. Mi sono perciò chiesta perché solo ora a giochi iniziati si siano svegliati tutti e hanno tentato (sob) di portare l’attenzione sui diritti LGTB (ops). Ma da quelle parti è la parola diritti che stenta a decollare. Vogliamo parlare delle pari opportunità? Finirebbe tutto con una risata, perché lo sanno tutti, anche il mio portiere, quello che contano le donne da quelle parti.

E allora mi viene la domanda: ma invece di fare queste marionetatte tipo la fascia arcobaleno “la Fifa non vuole, la voglio mettere ma non posso”; la mano sulla bocca perché non c’è libertà di espressione e la televisione non la riprende. Ecco ma non vi rendete conto che fate ridere: se veramente volevate protestare contro un Paese che se ne sbatte altamente dei diritti umani, beh a quel punto dovevate rifiutarvi di giocarci. Adesso, fascia o no, bocca tappata o no, fate tutti ridere.

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