Ventisette gennaio, un valore europeista
Non dimenticare mai l’orrore dell’Olocausto. Il 27 gennaio si celebra il Giorno della Memoria, ricorrenza internazionale, per commemorare le vittime del nazismo e in onore di coloro che hanno messo a rischio la propria vita per proteggere i perseguitati. Il 27 gennaio 1945 le truppe sovietiche liberarono il campo di concentramento di Auschwitz. Con la legge n. 221 del 2000, l’Italia ha riconosciuto il Giorno della Memoria “al fine di ricordare la Shoah, le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subito la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio e a rischio della propria vita hanno salvato altre vite”.
Quest’anno alla vigilia del Giorno della Memoria, a Roma, sono stati recapitati tre pacchi contenenti una testa di maiale, al museo di piazza Sant’Egidio (dove è in corso una mostra sulla cultura ebraica) e all’ambasciata d’Israele ai Parioli. Ma non solo. Lo scorso fine settimana sul muro della sede del III Municipio, a Roma, sono comparse svastiche e slogan antisemiti. “I vigliacchi autori dello scempio attaccano in questo modo tutta la nostra comunità”, ha detto Yuri Bugli, presidente della commissione Politiche sociali del III Municipio. “La vergogna e l’onta che questi personaggi gettano su tutta la città deve portarci a reagire con fermezza condannando l’atto e ricordando ogni giorno gli orrori causati dall’odio razziale nazifascista”.
Il Giorno della Memoria è, dicevamo, una ricorrenza internazionale, celebrata dagli Stati membri dell’Onu, quindi anche in Europa. Il ricordo non è solo un elemento comune della cultura europeista, ma deve essere un pilastro su cui costruire le fondamenta dell’Unione europea stessa. Un punto fermo che vada al di là della costituzione europea o delle origini culturali che, ogni Paese, difende faticando a sintetizzare nel contesto unitario. Il rifiuto del genocidio nazista deve essere un caposaldo per l’Europa del futuro. Parlare di unione bancaria o, ancora prima, politica può avere senso, a patto che tra gli elementi unificanti, anzi come profondo trait d’union, ci sia proprio la convinzione che tragedie come l’Olocausto non devono e non possono più ripetersi e per questo non vanno dimenticate.
L’anno scorso la cancelliera tedesca, Angela Merkel, sul suo sito internet, a proposito del Giorno della Memoria, scriveva: “Abbiamo una responsabilità permanente per i crimini del nazionalsocialismo, per le vittime della seconda guerra mondiale e, anzitutto, anche per l’Olocausto”. Serve coraggio affinché “il razzismo e l’antisemitismo non abbiano alcuna possibilità” e senza “occultare nulla perché bisogna affrontare la nostra storia senza respingere niente”. Un messaggio chiaro e forte anche contro il negazionismo, da scongiurare soprattutto continuando a ricordare.
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