Cronache dai Palazzi
“Da Bankitalia nessuna critica sostanziale”, ha affermato la premier Giorgia Meloni fronteggiando le critiche nei confronti della manovra, e ai sindacati fa notare che le risorse sono “limitate” per cui “il governo deve fare delle scelte”.
Scelte che concretamente si traducono in misure messe nero su bianco come un mese in più di congedo parentale pagato all’80% che, secondo un emendamento presentato da Noi Moderati condiviso comunque dal governo, potrebbe essere anche per i papà. “Ma è da verificare se si possa fare” rispetto alle coperture, ha affermato il leader di Noi Moderati Maurizio Lupi al termine del vertice a Palazzo Chigi sulla manovra. Tra le ipotesi ci sarebbe anche quella di portare da 1 a 3 i mesi aggiuntivi, con i mesi successivi al primo “al 67%, o tutti e tre i mesi al 67%, in modo da fare una vera politica per la famiglia”. Per Lupi si tratterebbe in effetti di “un grande segnale per la conciliazione lavoro-famiglia e per favorire la natalità”. Come annunciato dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti con la manovra arriverà anche la proroga delle agevolazioni fiscali e dei crediti di imposta per il Sud mentre, nel frattempo, l’Ue ha dato il via libera alla nuova tranche di aiuti di 5,7 miliardi che il nostro Paese destinerà alle imprese del Mezzogiorno, aiuti che potranno essere erogati fino alla fine del 2023.
Nel corso dell’incontro con i sindacati sono emerse diverse proposte “sensate” ma “spetta al governo la responsabilità di fare delle scelte e se mettessimo in fila tutte le richieste non ci sarebbero le risorse per fare tutto”, ha sottolineato la presidente del Consiglio Meloni. La premier ha comunque assicurato che si tenterà di “fare qualcosa di più” e “se non sarà possibile lavoreremo in Cdm per farlo in tempi più brevi possibili”, ha chiosato Meloni. Tra i dossier più scottanti quello relativo al cuneo fiscale: “Noi abbiamo fatto scelte di emergenza ma siamo assolutamente d’accordo sul tema del taglio del costo lavoro: è una nostra priorità, sarei felicissima anch’io di poter fare di più”, sembra aver detto la premier. Il taglio del cuneo è stato ribadito anche dal presidente di Confindustria Carlo Bonomi. Viale dell’Astronomia confida inoltre nell’intervento a favore del Mezzogiorno d’Italia.
Il segretario della Cgil, Maurizio Landini ha, a sua volta, valutato la manovra “regressiva nel merito” mentre “nel metodo il governo non vuole discutere con il sindacato”, ha ammonito Landini aggiungendo: “Lo dimostra il fatto che l’incontro con noi è avvenuto dopo che avevano fatto il vertice con la maggioranza, decidendo che non possono esserci modifiche sostanziali alla legge di Bilancio”. Nello specifico, per quanto riguarda fisco e salari sarebbero state fatte “scelte dannose”, come ad esempio “il ritorno dei voucher” che acuirebbe il problema della precarietà e, in generale, “la gente non arriva a fine mese”.
A ridosso dell’incontro a Palazzo Chigi, Landini ha puntualizzato: “Abbiamo confermato il giudizio negativo sulla manovra, in particolare sui redditi. Abbiamo posto il tema della precarietà, il problema sul fisco e l’evasione. La logica della flat tax è sbagliata”. Inoltre “si tagliano sanità, scuola, trasporto locale, si riduce la spesa per le pensioni di 3,5 miliardi, con un danno all’indicizzazione e non si cambia la Fornero”. In sostanza per Landini si tratta di “una manovra che ipoteca il futuro in senso contrario alle piattaforme di Cgil, Cisl e Uil”.
“Le risposte del governo hanno confermato profonde distanze sul fisco e sulla precarietà”. Landini ha inoltre aggiunto che “è necessario proseguire la mobilitazione e richiedere modifiche profonde ad una manovra che rischia di impoverire ulteriormente le persone”. In questo contesto dal 12 al 16 dicembre sono stati proclamati diversi scioperi regionali.
Seppur contingentata la valanga di emendamenti alla manovra alla Camera non è stata trascurabile: 3.104 emendamenti (ben oltre i 400 previsti) di cui 617 presentati dalle forze di maggioranza. Le proposte di modifica spaziano dal cuneo alle pensioni. Il Partito democratico punterebbe sulla riduzione netta del cuneo fiscale e sul rifinanziamento di Opzione donna nella versione in vigore fino ad ora: in pensione a 58 anni (o al massimo 59), senza il vincolo dei figli. Il Movimento Cinque Stelle, invece, mirerebbe allo stop all’innalzamento al contante e a un pacchetto di interventi per ripristinare il Reddito di cittadinanza. Il rifinanziamento di una parte rilevante di Industria 4.0 attraverso i fondi del Pnrr è una proposta del Terzo Polo. Forza Italia propone a sua volta di alzare le pensioni minime a 600 euro (nel disegno di legge di Bilancio è prevista una rivalutazione che porterebbe le pensioni a 574 euro) anche se, solo per un anno, il costo supererebbe gli 800 milioni.
Sulle pensioni, comunque – come spiegato anche dal sottosegretario al Lavoro, il leghista Claudio Durigon – si prevede di non agire fin da subito ma nel corso della legislatura, incontrando del resto anche le parti sociali per strutturare “una riforma totale, complessiva e unica dal 2024”. I forzisti premono inoltre da settimane sulla necessità di attenuare la stretta sul Superbonus, ma più che intervenire sulla manovra si prevede un correttivo attraverso un emendamento al dl Aiuti quater, che per quanto riguarda il Superbonus dovrebbe “prorogare il termine di presentazione della Cilas (la comunicazione di inizio lavori, ndr) dal 25 novembre al 31 dicembre 2022, fermo restando che le assemblee condominiali dovranno aver deliberato entro i termini indicati nel decreto stesso”. Tale spostamento dei termini permetterebbe di beneficiare della detrazione al 110% invece del 90%. Il governo, a sua volta, è al lavoro per definire la modalità che consenta di sbloccare i crediti di imposta sul Superbonus per cui Palazzo Chigi ha stanziato fino ad ora 33 miliardi mentre, nel corso degli ultimi due mesi, le detrazioni a carico dello Stato sembrano aver raggiunto una cifra superiore ai 60 miliardi.
A proposito di Reddito di cittadinanza però “non si torna indietro”. L’esecutivo si dichiara disponibile a ragionare su Pos e tetto ai contanti ma non sul Reddito. Per quanto riguarda Opzione donna, invece, il percorso sembra delineato: si sta lavorando sull’eliminazione della discussa condizionalità dei figli, limitandola a tre categorie di lavoratrici svantaggiate, con l’innalzamento dell’età a 60 anni. La modifica dovrebbe arrivare per l’appunto attraverso un emendamento. Un emendamento della maggioranza (FdI, Lega e FI) abrogherebbe infine 18app, il bonus 18enni per teatri, cinema, spettacoli dal vivo, libri, abbonamenti a quotidiani e periodici, musei, concerti e mostre, destinando le risorse – circa 230 milioni di euro annui a decorrere dal 2022 – a finalità di sostegno del mondo dello spettacolo e della cultura.
Il governo “rivendica” le misure sul Pos e sul tetto ai contanti di 5 mila euro: sono misure di “buon senso”, ha dichiarato la premier sottolineando che i costi di commissione del Pos sono a carico degli esercenti. In sintesi per il governo occorre “non snaturare la norma” in quanto va tutelata “la libertà di scelta dell’esercente”. Se fossero a carico dei cittadini che utilizzano il servizio molto probabilmente in pochi pagherebbero un caffè tramite Pos, ha sottolineato Meloni aggiungendo che la soglia dei 60 euro per quanto riguarda il pagamento elettronico può anche essere ritarata ma in sede europea.
Il commissario Ue agli Affari economici, Paolo Gentiloni, pur non commentando il dibattito italiano sul nuovo tetto al Pos ha ricordato che “la Commissione sta valutando la manovra italiana ed esprimerà un’opinione la prossima settimana. Per il resto – ha spiegato Gentiloni – i principi sono evidenti, basta leggere il Pnrr o le raccomandazioni che facciamo ogni anno ai Paesi, Italia compresa, per sapere che per noi sia la fatturazione elettronica che la lotta all’evasione hanno grande priorità”. Nel frattempo, dopo 14 mesi di negoziato, gli Stati membri del Consiglio Ue sono arrivati a un’intesa sull’introduzione di un tetto all’uso del contante a livello europeo che fino ad ora non era previsto. La soglia è di 10 mila euro ma i singoli Paesi Ue sono liberi di introdurre un tetto inferiore a livello nazionale. Per quanto riguarda la lotta all’evasione la Commissione Ue ha inoltre proposto nuove misure per l’evasione dell’Iva come la fatturazione elettronica per le transazioni transfrontaliere. Bruxelles stima che gli Stati membri potrebbero recuperare ogni anno fino a 11 miliardi di entrate nei prossimi dieci anni. Tra le misure antievasione vi è inoltre l’obbligo per le piattaforme di affitto brevi e di trasporti di riscuotere l’Iva dai fornitori e, infine, un portale di registrazione unica utile soprattutto alle Pmi.
“Lo scudo penale per le società di calcio è insostenibile”, ha invece ribadito la premier Meloni di fronte ai capigruppo di maggioranza. In questo contesto via XX Settembre non sembra condividere l’ipotesi di consentire al mondo dello sport di rateizzare imposte e contributi in scadenza il 22 dicembre né, tantomeno, consentire la sospensione di sanzioni amministrative, penali e sportive.
Nel frattempo, il tempo stringe. Il testo della manovra da 35 miliardi deve arrivare in Aula il 20 dicembre e entro le ore 15 di domenica 11 dicembre dovranno pervenire gli emendamenti “segnalati”, ossia quelli che saranno esaminati dall’Aula, massimo 450 (250 per l’opposizione), a favore dei quali il governo può disporre non più di 400 milioni di euro. Dal 15 dicembre la commissione Bilancio dovrà esaminare e votare il pacchetto di proposte per poi inviare il tutto a Montecitorio. L’obiettivo rimane approvare il ddl Bilancio prima di Natale. Dopodiché il testo blindato dovrà passare a Palazzo Madama ed essere approvato definitivamente entro il 31 dicembre per evitare l’esercizio provvisorio di Bilancio.
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