Maurizio Traglio (Tecnosport): Dakar 2023
Buongiorno dott. Traglio, è un piacere parlare di questa manifestazione, ricordo che una volta la Parigi-Dakar era un evento di assoluto rilievo con copertura mediatica di assoluto rilievo su televisione e radio.
Certamente, ricordo che la mia prima partecipazione risale al 1987, allora si partiva da Parigi e si arrivava in Africa scendendo per tutto il territorio francese fino a Marsiglia tra due ali di folla gremita lungo la strada. Era un evento che faceva sognare la gente ed era sostenuto in maniera molto importante attraverso sponsor importantissimi. Allora dominavano i marchi del tabacco, dalla Philip Morris a Chesterfield, Lucky Strike e Camel. Poi la pubblicità del fumo fu vietata e questo ha comportato il primo cambiamento importante. Si acuì quindi l’interesse delle case costruttrici, che attraverso la Dakar intravvidero la possibilità di veicolare la propria immagine. Ricordo che i giornalisti, in quel periodo, venivano portati in aereo sui luoghi della Dakar, alcuni su elicotteri che sorvolavano il percorso di gara, parliamo di 30-40 giornalisti al seguito.
Tanti cambiamenti nel tempo, ma lo spirito è rimasto lo stesso?
Alla parte puramente sportiva partecipata da grandi appassionati, si è aggiunta una forte componente specialistica. Piloti professionisti in discipline simili, quali campionati del mondo rally, ma anche piloti di Formula 1, sono sempre più protagonisti della Dakar. In questa competizione trovano il naturale ampliamento del loro palmarès. Vincere una Dakar è, e sarà sempre, un sogno da raggiungere. Ma da tre anni esiste anche una nuova modalità di partecipare alla Dakar, la specialità “Classic”, che ha caratteristiche simili alla competizione originale di velocità, ma è riservata a veicoli costruiti entro il 1999; ed è più improntata alla regolarità ed al rispetto dei tempi imposti dall’organizzazione della gara. Questo ha fatto sì che team privati come Tecnosport, possano proporre veicoli e assistenza a gentleman drivers motivati a partecipare con mezzi do la velocità non è assolutamente il fattore dominante.
Mi pare di ricordare che ci fu anche un periodo in cui non si corse a causa di vari problemi, giusto?
Bravissimo, proprio così! Eravamo alla partenza dell’edizione 2008, a Lisbona, pronti a partire, quando il Ministero degli Esteri francese premette sull’organizzazione per fare annullare l’evento in quanto, sulla base di informazioni riservate in loro possesso, eravamo a rischio di attacchi di stampo terroristico, in particolare fra la Mauritania e il Mali. Già l’anno precedente c’erano stati attacchi di predoni ai camion della retroguardia che erano stati depredati, e quindi, da quell’anno, non siamo pio più tornati in Africa. L’anno successivo ci trasferimmo in sud-America, specificatamente in Cile e Argentina, la popolazione locale era stregata e affascinata da questa gara. Fu un periodo molto bello dal punto di vista mediatico, meno da quello sportivo. Infatti, malgrado la pampa sconfinata e il deserto dell’Atacama in Cile, il territorio non era paragonabile a quello africano per la grande varietà di terreni e imprevisti tipici dell’Algeria, del Marocco, del Mali, Mauritania, Burkina Faso, Niger ed infine Senegal, con il mitico arrivo a Dakar sul lago rosa.
E quindi si è partiti alla ricerca di nuovi territori dove emozionarsi?
L’organizzazione francese ASO, che è fatta da persone di grande competenza, si è messa alla ricerca di paesi e territori adatti allo spirito della Dakar. Che potessero ospitare la competizione in un ambito sociale in grado di accogliere con sicurezza la manifestazione. L’Arabia Saudita ha dimostrato di avere tutti i presupposti per questo, volendo con forza mostrare di essere una nazione sulla via di un moderno progressismo. Stanno adoperandosi con tutti gli sport, dal calcio al basket e all’automobilismo a questo fine. Hanno un territorio perfetto per la nostra gara, e molto simile a quello variegato dell’Africa. L’anno scorso siamo partiti da Jedda con arrivo dopo 15 giorni a Riad, mentre nel 2023 l’inizio sarà da una località non particolarmente nota, Yanbu. A circa 100 km. da qui verrà montato il campo di partenza, chiamato Sea Camp, dal 1 al 15 gennaio si correrà tutti i giorni tranne uno, il giorno di riposo, a metà calendario, saremo a Riad.
Anche se non si corre più in Africa, resta il nome di Dakar?
Esatto, è un marchio registrato che identifica la competizione più dura al mondo, gara madre per automobili, camion e moto di tutte le altre. E’ regolata dalle norme FIA, quella della Formula 1 per intenderci, si avvale quindi di tutti gli standard più aggiornati per garantire sicurezza. I piloti devono essere dotati di apposita licenza e quindi sottoporsi a tutte le visite mediche del caso.
Ritorniamo alle due anime della competizione, ora esistono due filoni della Dakar?
C’è la classica competizione durissima dove vince chi è più veloce; mentre si è affiancata, da tre anni, quella cui abbiamo aderito noi e si tratta della Dakar Classic. Come accennavo prima, la Dakar Classic è dedicata anche alla velocità, ma è ancora più importante la regolarità, e sono ammesse solamente automobili costruite prima del 2000. L’organizzazione ha compreso, e a ragione visto che ci sono più concorrenti nella Classic che nella Dakar originale, che la competizione tradizionale è talmente impegnativa che molti non possono parteciparvi. Nella Classic ci sono veicoli che hanno mediamente 30 anni, anche la preparazione non può usare parti e tecnologie elettroniche moderne, il tuning prevede solo quello dell’epoca che richiama; salvo gli standard di sicurezza di ultima generazione.
E voi di Tecnosport vi siete lanciati in questa avventura?
Abbiamo richiamato i meccanici che avevamo con noi allora, molti già in pensione, ma sono i professionisti che costruivano le automobili per la Nissan quando correvamo negli anni ante 2000. Solo loro hanno le competenze necessarie, e pensi che abbiamo iscritto 10 veicoli e siamo il team più importante a livello europeo che parteciperà alla Dakar 2023.
Tecnosport è dagli anni ’80 che esiste?
Io avevo oramai abbandonato questa passione, con una mia azienda molto piccola, non potevo più competere nella Dakar tradizionale, mentre nella Classic, nel vintage, possiamo giocarcela e siamo in grado di partecipare con preparazioni su veicoli Nissan e Mercedes. Io ho avuto la fortuna di fare le gare nel periodo di massimo splendore, ma chiunque abbia partecipato non può non avere immagazzinato questo fuoco. Ho avuto la fortuna di incontrare persone meravigliose per portare avanti questa avventura, perché Tecnosport è una piccola azienda che impiega una decina di persone, tutte specializzate in questo settore, ma che non hanno solo la competenza, ma anche la passione per portare avanti questo impegno, altrimenti i soldi non bastano a giustificare lo stare alzati tutta la notte a preparare un mezzo.
Da parte di Nissan e Mercedes avete avuto un supporto per questa competizione?
Ni, nel senso che a suo tempo costruivamo i mezzi per la Nissan, in particolare per Nissan Spagna, ma questo riguarda la fine degli anni ’90. In precedenza, avevamo avuto rapporti con la Mercedes tra la fine anni ’80 e i primi ’90; al momento usiamo tecniche costruttive di cui disponiamo di tutti i diritti, ma non abbiamo rapporti diretti con le case costruttrici. Tra l’altro è un tipo di rapporto particolarmente complicato che non ho più voglia di portare avanti.
Quindi andate avanti solo con le vostre forze?
In termini economici possiamo contare, da due anni, sul supporto del gruppo internazionale Coe Clerici Tecnologies, oltre ad altre imprese che rilevano in questa occasione una ottima opportunità per avere visibilità attraverso le immagini della Dakar in molti paesi, dal medio-oriente all’Europa, agli USA, all’America latina. Poi ci sono gli uomini che rendono possibile tutto questo, mi riferisco agli uomini di Tecnosport. In particolare, il responsabile tecnico Max Guarisco, oggi ha 50 anni, ma è da quando ne aveva 18 che lavora nelle auto da competizione. E’ l’uomo che io vedo come pilastro fondamentale anche per il futuro. Poi c’è Alfredo Milanesi, il miglior telaista di sempre e Angelo Dell’Oca, che conosce le Nissan come casa sua. Senza di loro e dei giovani come Adam Kechrid ed altri esperti come Luca Pizzi, non potremmo esistere. Quello che unisce questi uomini è la passione e la certezza di partecipare ad una grande avventura difficile da immaginare.
E adesso siete in preparazione per la partenza, il 1° gennaio 2023, tutto pronto?
I mezzi da competizione e i veicoli di assistenza sono già in viaggio per l’Arabia Saudita. Sportivamente, arrivare in fondo alla gara è il nostro primo obiettivo, anche a fronte di possibili guasti meccanici importanti, a costo di lavorare tutta la notte. Dal punto di vista competitivo, siamo determinati a portare a casa dei risultati ambiziosi. Abbiamo infatti piloti eccellenti come Riccardo Garosci coadiuvato da Rudy Briani, equipaggio veloce ed esperto che vinse, tra l’altro, la prestigiosissima Coupe du Monde FIA des Rally tout terrain nel 2007. Poi abbiamo Urbano Clerici e Nico Colombo, all’esordio con una splendida Nissan Terrano 1 del ’92, veicolo che vinse più volte la categoria di serie nelle Dakar degli anni ’90. Ma anche un equipaggio completamente femminile, due giovani donne, Valentina Casella, pilota veloce e, in un’altra vita, avvocato di calibro internazionale, e Monica Buonamano, che è la sua esperta navigatrice. Proveranno con determinazione a vincere anche nella categoria femminile. Gli equipaggi femminili non sono tanti, ma sono molto agguerriti. L’elenco dei nostri equipaggi è lungo, ben dieci veicoli alla partenza, tutti motivati a sopportare i disagi di notti fredde nel deserto e temperature elevate durante le prove di giorno… 400 km. al giorno per 15 giorni. Se arrivi in fondo hai vinto e hai superato tutti i limiti che nemmeno potevi immaginare.