Cronache dai Palazzi

L’Europa ha giudicato “complessivamente positiva” la manovra italiana da 35 miliardi anche se sono stati comunque evidenziati dei “rilievi critici”, in particolar modo per quanto riguarda le misure che mirano a incrementare la spesa previdenziale, oltre che l’innalzamento del tetto del Pos in contrasto con quanto indicato da Bruxelles. I “rilievi critici” di Bruxelles riguarderebbero in particolare contante, fisco, pensioni – voci riguardo alle quali l’Italia non avrebbe tenuto conto delle raccomandazioni che l’Europa ha fatto al nostro Paese fin dal 2019 – e l’eventuale “condono” delle cartelle fino a mille euro, sanatoria che la Commissione Ue ha apertamente bocciato.

Un via libera quindi non del tutto scontato che conferisce comunque all’esecutivo italiano la possibilità, ma anche la responsabilità, di dover continuare il dialogo con le istituzioni comunitarie.

Nel complesso Bruxelles ha apprezzato la prudenza del disegno di legge di Bilancio italiano, in quanto le ipotesi macroeconomiche alla base della manovra sono state giudicate plausibili sia per il 2022 sia per il 2023, In particolare per quanto riguarda il debito le proiezioni sul deficit sono praticamente in linea con le stime Ue. Come spiega un documento della Commissione europea, “le prospettive per le finanze pubbliche continuano a sottostare all’elevata incertezza che grava sulle proiezioni macroeconomiche in particolare per quanto riguarda i rischi macroeconomici connessi all’invasione russa dell’Ucraina, ai rincari dell’energia e al protrarsi dei disordini nelle catene di approvvigionamento”.

In questo contesto Bruxelles avverte anche l’Italia come, ad esempio, a proposito delle norme per fronteggiare il caro energia, aiuti che devono essere selezionati con cura. La Commissione Ue avverte che qualora siano prorogati i suddetti aiuti il debito pubblico potrebbe subire un incremento deturpando le previsioni di crescita.

Sul fronte nazionale i tempi restano strettissimi. Gli emendamenti super-segnalati sono 158 tra i quali 107 provengono dalla maggioranza. Al massimo entro lunedì 19 dicembre il testo deve essere approvato per poi arrivare in Aula martedì, solo 11 giorni prima del 31 dicembre che è il termine ultimo per evitare l’esercizio provvisorio. Montecitorio dovrebbe chiudere l’esame della manovra entro venerdì 23 dicembre per poi trasmetterla a Palazzo Madama che dovrà approvare la legge di Bilancio per l’appunto entro il 31 dicembre. A proposito di esercizio provvisorio “siamo determinati ad evitarlo”, ha affermato il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani” in quanto “sarebbe un danno enorme di immagine, per l’Italia, non per il governo”.

Tra le diverse misure la proroga al 31 dicembre 2022 della presentazione della Cilas per ottenere il Superbonus al 110% e non al 90%. La norma inserita nel decreto Aiuti quater “probabilmente confluirà nella legge di Bilancio: è un problema di tempi di conversione di questo decreto legge, è meglio per tutti sia in manovra”, ha affermato il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. Il dl Aiuti scade il 17 gennaio oltre il termine della proroga al 31 dicembre. Ma il ministro ha precisato che “le delibere condominiali devono essere fatte entro l’11 novembre”. Il tetto all’obbligo del Pos, invece, dopo i confronti con l’Europa negli ultimi giorni. dovrebbe passare a 30 euro dagli iniziali 60 euro. In sostanza il commerciante che non accetterà pagamenti digitali sopra i 30 euro potrebbe dover pagare una sanzione.

Per quanto riguarda il famigerato Reddito di cittadinanza, previsto nel 2023 per soli 8 mesi per coloro che possono lavorare, il termine potrebbe essere ridotto a 7 mesi con un risparmio di altri 200 milioni. Con la riduzione a 8 mesi il risparmio quantificato corrisponderebbe a 734 milioni di euro. Un emendamento di Noi Moderati propone inoltre il termine di 6 mesi e un bonus per le imprese che reinseriscono i lavoratori. Nel 2024 il Reddito verrà sostituito con un nuovo sussidio. La Lega propone invece di escludere dal Reddito gli under 29 se non fanno corsi di formazione.

Per le pensioni si prevede l’innalzamento delle pensioni minime a 600 euro per gli over 75 e la conferma di Opzione Donna, ossia l’uscita anticipata dal mondo del lavoro, con nuove indicazioni da parte di Palazzo Chigi, tra cui l’eliminazione della variabile figli e mantenendo le agevolazioni per le caregiver e le fragili, una proposta condivisa anche dal Terzo polo.

Nonostante gli scioperi degli ultimi giorni, indetti per la maggior parte da Cgil e Uil, da parte del sindacato sembra esserci la volontà di collaborare, in particolare da parte della Cisl che ha ribadito l’urgenza di “aprire un confronto permanente per cambiare e migliorare la manovra”. Il leader della Cisl Luigi Sbarra ha sottolineato: “Dobbiamo costruire un campo largo, una vera e grande alleanza per la crescita”. In pratica occorre “mettere le basi per avere un Paese dinamico e competitivo”, anche sul fronte pensionistico.

Flat tax da 65 a 85 mila euro per partite Iva e autonomi, anche se il governo mira a raggiungere il tetto dei 100 euro in un prossimo futuro. Per i lavoratori autonomi è prevista inoltre una flat tax incrementale al 15% con una franchigia del 5% e tetto massimo di 40.000 euro.

Il bonus cultura di 500 euro, finalizzato ai consumi culturali dei diciottenni, non verrà abolito ma si ipotizza l’erogazione in base all’Isee familiare. Il cuneo fiscale, invece, resta a 3 punti, due per il lavoratore e uno per l’azienda, fino a 20 mila euro. Confindustria ritiene troppo timido l’intervento sul costo del lavoro da parte delle aziende, che scende a due punti fino a 35 mila euro. Un pacchetto da 1 miliardo di euro dovrebbe invece sostenere gli incentivi al Sud. Immutata la proposta dell’innalzamento del tetto del contante a 5 mila euro.

Tra le questioni spinose si annovera anche il richiamo a proposito del Mes (Meccanismo europeo di stabilità) in quanto la numero uno della Bce, Christine Lagarde ha sollecitato l’Italia a “ratificare velocemente la riforma del Mes”, parte integrante del completamento dell’unione bancaria. Per ottenere i 19 miliardi di fondi europei in inverno e 16 in estate il nostro Paese ha inoltre l’esigenza di eseguire senza ritardi le riforme del Piano di ripresa e resilienza (Pnrr), una liquidità fondamentale per poter fronteggiare il debito pubblico sempre più ingente. Anche per tale ragione la Commissione europea ha allertato l’Italia a proposito degli aiuti messi in campo per il caro energia che dalla primavera dovrebbero essere necessariamente ridimensionati.

Il ministro dell’Economia Giorgetti ha, a sua volta, definito il Mes “un’istituzione in crisi e impopolare” auspicando “un adeguato e ampio dibattito in Parlamento” prima di ratificare, in quanto “l’impianto attuale del trattato istitutivo appare non tenere conto del diverso contesto di riferimento e appare opportuno che siano valutate modifiche relative al contenuto del meccanismo”. Parole dure che pesano sull’Italia che resta l’unico Paese tra gli Stati membri a non aver ratificato la riforma del Mes.

Il Mes, il Meccanismo europeo di stabilità, chiamato anche Fondo salva Stati, ha la funzione di sostenere i Paesi europei in difficoltà ma in cambio del sostegno economico il Mes pone alcune condizioni come riforme economiche e fiscali. In seguito alla pandemia l’eurogruppo ha modificato governance e compiti del Mes introducendo una nuova condizione: la sostenibilità del debito.

A ridosso del primo Consiglio europeo come presidente del Consiglio, la premier Giorgia Meloni si è dichiarata comunque soddisfatta sia per quanto riguarda il dossier energia – Roma punta ad ottenere un price cap sotto i 200 euro – sia per altre questioni come il dossier migranti introdotto prontamente nell’ordine del giorno. Meloni ha sottolineato anni di “reticenze e omissioni” della Commissione sui movimenti migratori, sia nel Mediterraneo sia attraverso la rotta balcanica auspicando, nel contempo, “una soluzione strategica e strutturale da parte della Ue”. Il presidente del Consiglio ha rimarcato che in questi anni è mancato un piano di rimpatri o di ricollocamenti europei, argomenti che saranno affrontati anche nel Consiglio europeo di febbraio. Il tempo perso nel trovare un’intesa sul price cap, invece, indebolirebbe l’industria europea erodendo la competitività della stessa nei confronti degli altri concorrenti globali, primi fra tutti gli Stati Uniti, che hanno a loro volta messo nero su bianco un maxi piano di incentivi fiscali per favorire la transizione energetica.

Accogliendo gli ambasciatori al Quirinale, il presidente della Repubblica Mattarella ha ribadito l’importanza della “cura della democrazia”, una democrazia che va difesa e compresa. Il presidente Mattarella ha posto le seguenti domande: “Come possiamo accudire le nostre democrazie? Come possiamo lavorare per una pace giusta?” In questo contesto “dobbiamo avere la visione e la determinazione per modellare strumenti in cui tutti gli Stati possano rispecchiarsi e riporre fiducia”, ha sottolineato il capo dello Stato. Nello specifico, “l’interdipendenza – la storia ce lo insegna – è un fattore prezioso di pace e di stabilità”.

A proposito di questioni concrete e cruciali, la situazione dei flussi migratori è tra le sfide che l’Italia deve affrontare “innanzitutto con i nostri partner transatlantici ed in seno all’Unione europea, che nasce come unione di democrazie che, riconquistata la libertà, si impegnavano a tutelare la reciproca indipendenza e ad unire le forze per promuovere una ricostruzione rapida a beneficio comune”. Il presidente Mattarella ha inoltre ribadito che “nel riformare se stessa l’Unione non deve correre però il pericolo di guardare solo all’interno dei propri confini, ma deve continuare a mantenere viva la vocazione al dialogo e alla solidarietà, alla cooperazione con gli altri Paesi”. In sostanza “l’Unione europea può e deve porsi come partner affidabile e fornitore di sicurezza responsabile a livello globale. Prosperità, stabilità e sicurezza non sono soltanto valori da garantire, ma interessi strategici da difendere” e, in questo contesto, un Paese che respinge non si prende “cura della democrazia”, dei suoi valori e dei suoi ideali, e non favorisce quindi la cura e la difesa dei diritti umani fondamentali.

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