Medio Oriente inquieto
Era stata facile profezia prevedere che con il ritorno al potere in Israele di Benjamin Netanyahu con una coalizione di destre estrema, qualsiasi barlume di pacificazione in quella tormentata area del mondo si sarebbe spento.
La prima cosa che ha fatto il nuovo Ministro della sicurezza, Ben-Gvir, è stato di compiere una visita alla Moschea di Al-Aqsa, terzo luogo sacro dell’Islam, per riaffermare i diritti degli ebrei su quei luoghi. La visita, considerata provocatoria, è stata condannata in termini energici dall’Autorità palestinese, da Hamas, a Hezbollah e da vari Stati arabi, tra cui la Giordania, custode dei luoghi sacri di Gerusalemme. Anche dagli Stati Uniti è venuta l’ammonizione a non cambiare lo statu quo a Gerusalemme. Ma non credo che il nuovo governo israeliano, in cui predominano i capi delle fazioni religiose e sioniste oltranziste, presti molta attenzione a questi allarmi e al rischio di riaccendere l’intifada che venti anni fa nacque proprio a causa di Al-Aqsa.
Altra mossa del governo, disporre lo sgombero da parte dei palestinesi (per lo più pastori e nomadi) che occupano una valle destinata alle esercitazioni dell’esercito israeliano. E non è tutto. È tornata la propaganda dell’odio, che predica l’espulsione di tutti i palestinesi che non si riconoscano inferiori agli ebrei e la occupazione della West-Bank.
Insomma, tutti gli ingredienti, se non per una nuova guerra israelo-araba, almeno per scontri all’interno di Israele. Grazie a Netanyahu e ai fanatici religiosi che lo sostengono, degni dei nazisti di cui il popolo ebraico è stato vittima.
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