Ansaldo Energia cambia pelle
Continua il re-looking di Ansaldo Energia, società genovese leader negli impianti per la produzione di energia, da qualche tempo al centro del “capitolo controllate” in casa Finmeccanica. E’ fresca di qualche giorno, infatti, l’elezione del nuovo Presidente, Umberto della Sala, ingegnere chimico ed ex numero uno di Foster Wheeler. L’ex leader della società d’ingegneria statunitense, è stato nominato dal Cda dello scorso 23 gennaio e siederà nel board a fianco di Giuseppe Zampini, amministratore delegato, Guido Rivolta e Barnaba Ravanne, entrambi direttori investimenti di Fsi (Fondo Strategico Italiano) e Luigi Calabria, direttore finanziario di Finmeccanica.
Oltre al ricambio al vertice l’Ansaldo Energia vive un momento di profondo riassetto: è controllata dal Fondo Strategico Italiano (braccio operativo di Cassa Depositi Prestiti) che a dicembre ha rilevato dagli americani di First Reserve il 45% e da Finmeccanica il 39,5%, raggiungendo una quota di controllo pari all’84,5% del monte azionario. Finmeccanica, ormai ex controllante, conserverà però il restante 15% di Ansaldo fino al 2017, con un opzione di vendita allo stesso Fondo d’investimento, ad un prezzo già determinato in fase di perfezionamento della cessione della prima parte.
Gli effetti della privatizzazione di Ansaldo Energia hanno portato nelle casse di Piazza Monte Grappa 273 milioni a cui si aggiungeranno i proventi della put call esercitabile nel 2017 (l’opzione di Finmeccanica per 116,5 milioni), il deconsolidamento del debito finanziario (che a fine giugno ammontava a 220 milioni) e altri 130 milioni vincolati alla realizzazione dei piani aziendali del prossimo triennio.
Ma la partita su Ansaldo Energia non è ancora chiusa. Lo statuto di Fsi permette al Fondo di mantenere quote di maggioranza in aziende solo in via temporanea, un vincolo stringente che pare creare qualche problema di governabilità nel medio-lungo periodo. Proprio per questo, dunque, pare avanzare l’ipotesi di una quotazione al listino di Milano del 30% del pacchetto di Ansaldo detenuto da Fsi. In soldoni, una cessione in Borsa di 230 milioni di euro, al valore attuale, sulla scia della quale il titolo Finmeccanica ha registrato la scorsa settimana il massimo valore di borsa degli ultimi 12 mesi: +31% a 6,365 euro ad azione. L’operazione prenderà eventualmente forma nei prossimi 18-24 mesi ed è condizionata all’ingresso nella compagine sociale di un socio industriale estero. In prima fila, fra i partner stranieri, si fa spazio Doosan, il colosso coreano che mira a diventare leader globale nell’attività di supporto alle infrastrutture, che nelle scorse settimane aveva già depositato una proposta per l’acquisto del flottante di Ansaldo e con cui Finmeccanica già intrattiene negoziati strategici e industriali.
E mentre il capitolo Ansaldo Energia sembrerebbe in via di definizione procede invece la strategia dell’amministratore di Finmeccanica di eliminare le attività no core nel Gruppo, dismettendo le voci di perdita dal bilancio consolidato: le Ansaldo Breda ed Sts. Difficile replicare il modello di Ansaldo Energia. La Breda è un’azienda in perdita (68 milioni di euro nel 2012) e quindi, per statuto, il Fondo Strategico Italiano non potrebbe qui intervenire. La seconda è quotata alla Borsa di Milano, con un azionariato diffuso e per sua natura un’eventuale vendita richiederebbe tempi senz’altro più lunghi. Per il momento il dossier sulle Ansaldo rimane in stand by. E alla finestra restano affacciati i giapponesi di Hitachi e l’americana General Electric che, a più riprese, hanno manifestato un chiaro interesse per le due società.
Quanto all’energia, infine, in casa Ansaldo non resta che piantare i piedi e cominciare a macinare utili nel mondo in attesa che il fondo faccia la sua scelta (se modificare lo statuto o cedere la propria quota) e Finmeccanica chiarisca quali gli obiettivi globali per questa grande impresa italiana. E soprattutto centrarli.
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