Cultural change
Il discorso sul cambiamento culturale nella prospettiva di genere è ampio e variegato. Esistono abitudini sociali discriminatorie, stereotipi di genere e pregiudizi inconsci da individuare e combattere. Ma non è affatto facile trovarli tutti. Molti sono camuffati nelle nuove tecnologie. Basti pensare all’Intelligenza artificiale, la differenza di genere non è molto considerata, i modelli sono per la maggior parte maschili. A questo scopo è importante formulare piani nazionali per affrontare gli stereotipi di genere e sostenere le organizzazioni che fronteggiano questi problemi.
Da sempre, il Women 20 ha chiesto ai governi di sviluppare programmi e campagne di apprendimento permanente per affrontare gli stereotipi. E’ di pochi giorni fa un caso (mi pare alla Scala di Milano): è stato adottato il cosiddetto blind recruitment, una tecnica di selezione che elimina dal curriculum vitae dei candidati tutte le informazioni che rivelano la sua identità, ossia i dati personali come il nome, la data di nascita ecc. Un modo per non discriminare nessuno ma per scegliere i candidati solo in virtù del talento e delle competenze.
Un’altra richiesta è quella di provvedere periodicamente ad aggiornare i testi scolastici: sono poche, anzi pochissime, le donne le cui azioni nel passato hanno fortemente migliorato la società, molte sono sconosciute e, fateci caso, cominciamo a conoscerle solo dopo che la tv se ne occupa producendo docufilm o fiction.
Per una società giusta, dove vengano rispettate le pari opportunità sono molte le azioni da fare: è importante combattere il sessismo fornendo misure sistematiche di sensibilizzazione, avere una lente di genere per stabilire quadri, linee guida e garantire la parità. Il cambiamento è già palpabile; faccio un esempio semplice: è appena passata l’Epifania e non ci sono state o almeno sono state ridotte al minimo le solite battute e meme sulle donne/befane/vecchia. Robetta tipo: sei stanca? hai volato tutta la notte? Queste battute apparentemente innocue sono lo specchio di una volgarità che ha perseguitato le donne per anni. Ma chi te lo dice che a me fa piacere? Chi fa ridere?
Da questo si percepisce l’inizio del cambiamento. Ho letto un’intervista a Christian De Sica che diceva più o meno che i film interpretati nel passato, la commedia all’italiana, adesso sarebbero da galera; le battute sarebbero da codice penale. Per fortuna le cose, anche se lentamente, cambiano e le battute becere sulle donne o sugli omosessuali sono sulla via dell’estinzione.
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