Italia delle Regioni
I “costi standard” nella Sanità regionale costituiscono una delle misure più efficaci per la qualificare la spesa regionale ed assicurare un miglioramento “atteso” delle prestazioni sanitarie su tutto il territorio nazionale.
Questa misura, tanto perseguita quanto attesa da cittadini ed amministratori, porterà a coniugare la lotta agli sprechi ed alla malasanità con le sue tante sfaccettature di “disonestà” ed a qualificare concretamente le prestazioni sanitarie per i cittadini, in particolare gli anziani, a ridurre le liste di attesa ed a qualificare il livello base delle prestazioni sanitarie – costituzionalmente garantito – in modo uniforme da nord, al centro ed al sud?
La Conferenza delle Regioni e delle Province autonome nella riunione di fine dicembre scorso ha dato il via libera all’intesa sulla proposta del Ministro della Salute di deliberazione Cipe concernente il riparto tra le Regioni delle disponibilità finanziarie per il Servizio sanitario nazionale per l’anno 2013.
“Per i costi standard nella sanità sono state individuate le tre Regioni di riferimento: si tratta di Umbria, Emilia-Romagna e Veneto. Strumenti utili per evitare i tagli lineari e per lavorare nella direzione di una maggiore qualità ed efficienza del servizio sanitario nazionale.
Sono state le Regioni a proporre l’introduzione dei costi standard per evitare i tagli lineari e per lavorare nella direzione di una maggiore qualità ed efficienza del servizio sanitario nazionale”, lo ha ricordato la Presidente della regione Umbria, Catiuscia Marini, al termine dei lavori della Conferenza delle Regioni che ha individuato le tre Regioni di riferimento per la determinazione dei costi standard ai fini del riparto delle disponibilità finanziarie per il Servizio sanitario nazionale. Sulla scorta delle cinque Regioni proposte e individuate quali eleggibili: Umbria, Emilia Romagna; Marche, Lombardia e Veneto, la Conferenza ha indicato le seguenti tre Regioni di riferimento: Umbria, Emilia Romagna e Veneto.
Costi standard: esempio di federalismo responsabile. La Presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini ha sottolineato come l’avvio dell’applicazione dei costi standard si inserisca nella scia di quel “federalismo responsabile che abbiamo sempre difeso”, rientri nell’idea “dei costi standard come contributo responsabile delle Regioni alla governance della spesa sanitaria di questo Paese, come contributo di valorizzazione di buone pratiche per l’efficientamento di tutto il sistema sanitario nazionale”.
Il sottosegretario all’Economia, Pierpaolo Baretta, ha posto l’accento sul fatto che “revisione della spesa, qualità del servizio e federalismo sono un blocco unico sul quale si può dare segnale forte di rinnovamento e i costi standard sono punto di collegamento decisivo per tenere insieme tutto ciò. Quanto fatto è importante non solo per la sanità ma per un approccio generale alla spesa e ai rapporti tra entro e periferia nella qualità dei servizi”.
“Sono particolarmente soddisfatto di questo passaggio – ha proseguito Del Rio – perché la decisione di oggi consentirà di continuare il lavoro sul Patto per la Salute. Siamo soddisfatti anche perché il tema del fabbisogno standard si unisce anche al lavoro che stiamo facendo col sottosegretario Baretta sui fabbisogni di comuni e province, che è in fase avanzatissima e si inserisce sul riavvio del federalismo demaniale, in un percorso di avvio del binomio tra autonomia e responsabilità che è il binomio virtuoso del federalismo, fino ad oggi applicato con troppa poca costanza.”
“Soddisfatta per questo risultato” anche il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, che ha riferito di aver visto nascere i costi standard in bicamerale per il federalismo e di averci lavorato tantissimo, come nuovo sistema per il riparto del fondo che portasse un obiettivo di riequilibrio delle finanze anche sulla base dell’efficienza dei servizi”. “Insieme alle Regioni – ha spiegato la Lorenzin – stiamo portando avanti un lavoro che una volta a regime porterà un risparmio, secondo le stime fatte dalla Corte dei Conti, tra i 2 e i 3 miliardi di euro, ma soprattutto garantita’ processi chiari di ripartizione delle risorse”.
“Oggi – ha aggiunto il ministro – partiamo con le prime tre regioni, ma presto il sistema sarà a regime in tutto il Paese. Ma soprattutto – ha proseguito Lorenzin – da qui si parte per il Patto per la salute, sul quale stanno lavorando i tecnici del ministero insieme a quelli delle Regioni, che sarà un grande piano di riprogrammazione del sistema sanitario nazionale che ci permetterà di mettere in efficienza i servizi, che hanno sofferto in alcune parti del territorio nazionale in questi anni e, attraverso un risparmio interno, di riallocare le risorse in settori strategici del Servizio sanitario nazionale in modo da renderlo sostenibile ma sempre competitivo”.
Il ministro della Salute ha tenuto infine a sottolineare che “siamo in una fase di grande evoluzione della sanità italiana all’interno del sistema europeo, citando l’applicazione della direttiva europea per la mobilità transfrontaliera, un’evoluzione che va colta per permettere al nostro Paese di essere competitivo. Quella dei costi standard ha concluso Lorenzin “è una grande sfida per le Regioni, al termine della quale potremo dire di aver creato sistema omogeneo dalla Lombardia alla Sicilia”.
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