Lo Stato e gli anarchici
La violenza scatenata dagli anarchici si dà come ragione la difesa dei diritti civili di un detenuto in un carcere di massima sicurezza, ma è solo un pretesto. L’obiettivo è attaccare lo Stato, perché questo è da sempre lo scopo degli anarchici, insofferenti di ogni autorità pubblica e di ogni società organizzata secondo la legge e decisi a distruggerle.
Cospito è un criminale, condannato in un giusto processo per reati gravi e assegnato al 41 bis per decisione della Magistratura, non di un potere autoritario. Come ha ricordato Roberto Saviano in una trasmissione recente, il 41 bis non vuol dire un carcere più duro del normale ma l’impossibilità per il detenuto di comunicare con il mondo esterno; misura vitale perché mafiosi e terroristi non continuino a dirigere dalla prigione le loro attività criminali.
Stracciarsi le vesti per Cospito – uno dei 728 detenuti per il 41 bis – è indegno. Se ha deciso di fare lo sciopero della fame e rischia la vita, le Autorità devono alimentarlo anche con la forza. Ma a nessuno deve essere permesso di burlarsi delle leggi dello Stato.
Deplorare le condizioni di vita nelle carceri italiane è nobile ma inutile. Le condizioni sono le stesse in gran parte del mondo e l’idea romantica della pena “riabilitativa” è una pia illusione. Da che il mondo esiste la pena ha uno scopo di deterrenza e di castigo.
Di fronte a un attacco orchestrato contro lo Stato democratico e le sue istituzioni, tutti i suoi rappresentanti dovrebbero stare in modo deciso e chiaro da un sola parte, quella dello Stato. E se una parte dell’opposizione coglie l’occasione per attaccare un governo che è stato eletto dal popolo, mostra meschinità di calcolo e crescente distacco dal comune sentire della gente.
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