Italia delle Regioni
Dalle Regioni italiane l’invito a rafforzare le sinergie le strategie per l’internazionalizzazione e gli investimenti. “Se vogliamo concretamente fare sistema Paese è fondamentale condividere con le Regioni anche le strategie di internazionalizzazione e investimenti esteri”, dichiara alla Cabina di regia per l’internazionalizzazione il presidente della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga.
“La Conferenza delle Regioni promuove – spiega Fedriga – il rafforzamento delle sinergie con tutti gli attori istituzionali e del comparto economico e finanziario. Servono azioni coordinate per ottimizzare i risultati. Va quindi afforzata la governance multilivello per creare reti organizzative forti, strutturate e più efficaci per “allacciare i territori.
Per lo sviluppo dei territori va migliorata la competitività, così si accresce la capacità e l’immagine dell’Italia nel mondo e si rafforza il sistema Paese. Le stesse linee strategiche per l’internazionalizzazione devono vedere un reale coinvolgimento del livello regionale anche a valle della Cabina di Regia.
Pertanto, auspico che nel Comitato per il Made in Italy nel Mondo (CIMIM) sia presente un rappresentante della Conferenza delle Regioni, anche per la stretta correlazione con le attività della Cabina di Regia.
Servono anche reali meccanismi di condivisione dei programmi attuati da ICE Istituto per il Commercio Estero -Agenzia nell’ambito del Piano Made in Italy. Un maggiore coinvolgimento delle Regioni su promozione e sostegno delle filiere produttive potrà migliorare sia l’internazionalizzazione che l’innovazione digitale ed ecologica prevista dal PNRR.
Per quanto riguarda l’attrazione degli investimenti esteri – aggiunge Fedriga – la Conferenza delle Regioni ha di recente organizzato una due giorni a Trieste, Selecting Italy, dedicata al tema, che ha consentito un efficace confronto tra livelli istituzionali, stakeholders e mondo accademico e di elaborare proposte concrete per rendere maggiormente attrattivo il nostro paese. Valorizzando e promuovendo l’offerta e le esperienze territoriali possiamo attrarre più investimenti esteri e superare così la logica di una concentrazione dei talenti, delle professionalità e degli investimenti solo nelle grandi città. Recuperare competitività è possibile solo se coinvolgiamo tutto il territorio nazionale, altrimenti indeboliamo il sistema Paese.
Tra le proposte emerse a Trieste si evidenzia l’introduzione di misure di semplificazione anche con riferimento alle ZES Zone Economiche Speciali e alle ZLS Zone Logistiche Semplificate e una ‘regionalizzazione’ delle catene del valore anche per superare le criticità dell’approvvigionamento di materie prime che abbiamo registrato con le recenti crisi”.
Il prossimo 23 febbraio presso la Sala conferenze Auditorium della Biblioteca Centrale Nazionale a Roma, si terrà la Conferenza di fine progetto Progetto CReIAMO PA “Il futuro dei Contratti di fiume in Italia”, organizzata dall’Osservatorio Nazionale dei Contratti di Fiume (ONCdF) con l’obiettivo di fornire un quadro generale sullo stato dell’arte dei Contratti di Fiume e le opportunità per l’ulteriore consolidamento di questo strumento di governance multilivello.
Il Contratto di Fiume, quale accordo volontario tra soggetti pubblici e privati a vario titolo interessati ai corsi d’acqua, è volto alla programmazione strategica e negoziata per perseguire la tutela, la corretta gestione delle risorse idriche e la valorizzazione dei territori fluviali e la salvaguardia dal rischio idraulico, contribuendo allo sviluppo dei territori. Inoltre, contribuisce a raggiungere gli obiettivi delle Direttive Europee sulle Acque (2000/60/CE) e sulle Alluvioni (2007/60/CE) supportando e promuovendo politiche e iniziative volte a consolidare comunità fluviali resilienti, riparando e mitigando, almeno in parte, le pressioni dovute a decenni di urbanizzazione sregolata.
In questi ultimi anni, sia a scala europea che nazionale si assiste ad un progressivo cambiamento di orientamento delle politiche ambientali, le direttive europee sulle acque hanno allargato le opzioni gestionali da perseguire, favorendo l’integrazione di misure strutturali e non strutturali, incentivando forme di gestione partecipata che possano facilitare il coinvolgimento di diversi attori territoriali, nonché superando approcci di pianificazione specialistica di settore.
I Contratti di Fiume – in Italia sono ad oggi più di sessanta su oltre 200 processi avviati – favoriscono i processi di sensibilizzazione ed educazione ambientale dei diversi attori, accelerando il cambiamento culturale necessario per attuare le politiche delle acque del terzo millennio.
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