Vite parallele
Giorgia Meloni ed Elly Schlein vengono da origini sociali e matrici ideologiche molto diverse, anzi opposte. Ma le loro sono, in qualche modo, “vite parallele”. Sono due donne giovani, impegnate nella politica fin da ragazze. Oggi si ritrovano, novità assoluta, l’una a capo del Governo e l’altra dell’opposizione. È presto dire quali saranno i loro rapporti reali, al di là dei rispettivi ruoli. La Meloni è il capo di una maggioranza ben definita e determinata a realizzare il suo programma. L’altra ha preso le redini di un Partito che deve risalire una difficile china. Ma qualche accordo è necessario, se il Governo vuole portare avanti le riforme che richiedono un ampio consenso in Parlamento.
La Schlein ha promesso una opposizione durissima. È il suo diritto, e quasi il suo dovere. Io, sommessamente, le consiglierei di scegliere bene le sue battaglie. Fare le barricate sul caso Cospito e il 41 bis, ed ora sulla tragedia di Crotone non è intelligente. Sfruttare tragedie umane a fini politici è una forma di cannibalismo e dimostra ancora una volta quanto la sinistra sia lontana dai problemi della gente e dalla loro sensibilità.
Il fatto è che Elly Schlein deve affrontare un dilemma che si pone alla Sinistra in Italia da molto tempo: se spostarsi su posizioni estreme, che permetterebbero forse il ritorno all’ovile di frange scontente, o mantenersi in un centro moderato per conservare l’elettorato che si rifiuta di avallare la destra. Questa era la linea scelta da Renzi, con un successo iniziale che aveva fatto parlare, o sognare, del PD come Partito della nazione. Tornare indietro è, a mio parere, forse redditizio sul breve termine, ma disastroso a lungo termine. In altre parole, può essere una buona tattica ma è una strategia pericolosa.
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