Quanto è cambiata la Rete
Se stiamo leggendo queste parole il merito è di Tim Berners-Lee ed oggi è una data importante per lui e per tutti noi. Esattamente il 12 marzo del 1989 (un anno che ha segnato la storia molto più di altre date più celebrate) Berners-Lee, informatico britannico (Londra, 1955), proponeva al CERN di Ginevra un sistema di gestione delle informazioni, che successivamente, si sviluppò e prese il nome di World Wide Web. Occorsero altri due anni e, nel 1991, venne messo in Rete la prima pagina ipertestuale dallo stesso CERN. In Italia abbiamo aspettato il 1993 per la prima pagina, www.crs4.it. Oggi si stima che ogni giorno nascono, a seconda delle fonti, tra i 140 e i 275 siti al minuto; quelli attivi le cifre più attendibili ci dicono essere circa due miliardi, milione più milione meno.
Tim Berners-Lee ha sempre considerato Internet come un mezzo di trasformazione sociale, un modo per creare connessioni tra le persone e le informazioni in modo più veloce ed efficiente. È stato lui ad introdurre il di “www” per rendere più facile la navigazione e l’accesso alle informazioni su Internet. La sua visione del web è rimasta inalterata negli anni e oggi è ancora incentrata sull’idea di una rete di persone e informazioni che si connettono in modo libero, aperto e facile. Tim Berners-Lee vede Internet come un mezzo per consentire a tutti di imparare, condividere e creare contenuti, raggiungere una maggiore comprensione e conoscenza, e aiutare le persone a connettersi in modo più significativo. Ma è ancora così?
Probabilmente la cosa ci è gradatamente sfuggita di mano; all’inizio non ci siamo resi conto dei pericoli che erano celati dietro la navigazione e il rischio di come questa potesse diventare una droga e generare una vera e propria dipendenza.
Internet è nato nel 1969, quando il Advanced Research Projects Agency Network (ARPANET) è stato lanciato dai militari statunitensi. All’epoca, era una rete di computer che collegava i ricercatori governativi e militari statunitensi. La Rete ha iniziato a espandersi in tutto il mondo negli anni ’80. Quando, gradatamente è entrato nel nostro quotidiano, lo abbiamo accolto con entusiasmo, con la sicurezza che avrebbe reso le nostre vite più facili. Non immaginavamo ancora che lo smartphone che teniamo in mano ci avrebbe cambiato e poi condizionato la vita.
Oggi con quest’oggetto facciamo di tutto e altre funzioni si andranno ad aggiungere a quelle attuali. Quando avremo le smart cities, dove l’intelligenza artificiale controllerà traffico, rifiuti, ambiente e molto altro, su questo schermo riceveremo informazioni in tempo reale.
Quando il web iniziò a diffondersi qualcuno lo vide come uno strumento di diffusione del libero pensiero, delle opinioni, di una controcultura che finalmente trovava voci e spazi. Ma non ci si rendeva conto, o non si volevano comprendere, i pericoli sottostanti.
Non parliamo solo di reati, truffe online, pedopornografia, cyber attacchi. Violazione della privacy, diffusione di notizie false, furti di identità, sono solo alcuni degli esempi dei comportamenti illeciti e deleteri che incontriamo durante la navigazione e, uno degli aspetti su cui difficilmente poniamo l’attenzione è che spesso siamo noi utenti i complici degli aggressori a cui non solo prestiamo fede, ma forniamo a loro costantemente informazioni e dati.
Il futuro della Rete dipenderà dalle innovazioni tecnologiche che si susseguono a ritmo serrato, dalle implementazioni nell’infrastruttura. La rete dovrebbe in teoria essere più veloce, più sicura e più affidabile, con un’ampia gamma di servizi come l’intelligenza artificiale, l’IoT, le blockchain e gli NFT. Inoltre, la rete sarà una piattaforma abilitante che trasformerà l’esperienza utente in tutti i settori ad iniziare dal metaverso. Ma sapremo utilizzarla?
Non ci stancheremo di ripetere che un cellulare è un’arma, messa in vendita a chi non la sa usare, non ha una licenza e non ha seguito un corso che insegnasse a gestire uno strumento con cui fare tutto. E questo tutto non è un eufemismo. Dalla necessità di normative sovranazionali a veri programmi di educazione digitale, sempre per dirla con le parole di Berners-Lee, il futuro è ancora più grande del passato.
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