Cronache dai Palazzi

Undici giorni dopo la strage di Cutro, la premier Giorgia Meloni e l’intera squadra dell’esecutivo atterrano in Calabria per un Cdm straordinario in un cui è stato “votato all’unanimità” un decreto per fronteggiare la questione migranti, all’indomani della tragedia avvenuta sulle spiagge di Steccato di Cutro. Un decreto che introduce il reato di strage in mare e potenzia le pene per gli scafisti: fino a trent’anni per chi organizza, finanzia, programma e gestisce il traffico dei migranti.

Il presidente del Consiglio ha definito “surreali” le ricostruzioni del naufragio; “non accetto la ricostruzione che l’Italia si sia girata dall’altra parte”, ha affermato Meloni, assicurando: “Combatteremo in tutti i modi la schiavitù del Terzo millennio”, reato che potrà essere perseguito in Italia anche se compiuto in acque internazionali. “Andremo a cercare i trafficanti lungo tutto il globo terraqueo”, ha affermato Meloni annunciando inoltre la riapertura e il potenziamento dei flussi regolari, “perché i migranti devono sapere che non conviene pagare gli scafisti e rischiare di morire”. In Italia si può eventualmente arrivare regolarmente. Per quanto riguarda i soccorsi “l’Italia ha fatto il possibile. Gli scafisti hanno atteso vicino alla riva per evitare controlli. Si sono incagliati. E la barca non ha retto. Ma è molto grave pensare che qualcuno si sia voltato dall’altra parte”, ha ammonito la premier difendendo l’operato del governo e, in particolare, del ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi: “Il governo non poteva fare nulla di più o di diverso”.

A Cutro il Cdm ha approvato un decreto legge contenente misure “simboliche e concrete” a proposito di immigrazione, a partire dai cosiddetti flussi – ossia le quote di lavoratori stranieri che hanno diritto all’ingresso in Italia – che saranno definiti non più su base annuale ma triennale. Nello specifico per il triennio 2023-2025 l’iter sarà più rapido. Saranno in sostanza favoriti gli ingressi dei migranti regolari, anche allungando il primo rinnovo del permesso di soggiorno (da 2 a 3 anni), e cercando di bloccare gli irregolari limitando, in questo contesto, i permessi di protezione speciale ma fermo restando il diritto di asilo.

“Questa tragedia dimostra che non c’è politica più responsabile di quella finalizzata a rompere la tratta degli esseri umani”, ha puntualizzato la premier Meloni, in quanto “l’unico modo per far sì che tragedie così non accadano mai più è fermare gli scafisti. Gente che si fa dare 9 mila euro per un viaggio come quello per Cutro”. Il presidente del Consiglio ha inoltre sottolineato che “in passato è mancata la volontà politica di fermare quel traffico. E me ne sono resa conto anche in Consiglio europeo”, ha aggiunto Meloni. Essenziale inoltre “che i cittadini sappiano che affidandosi agli scafisti rischiano”. Quindi “siamo pronti a destinare quote privilegiate dei flussi ai Paesi che ci aiutano a fare questa informazione”, ha precisato la premier.

Il decreto potenzia inoltre i centri per migranti realizzando anche altri centri di permanenza temporanea per il rimpatrio, e commissariando quelli che non siano gestiti egregiamente. In caso di sostanziali inadempimenti dei gestori, il prefetto potrà commissariare i centri governativi di accoglienza o il trattenimento degli stranieri.

Non sono invece state inserite modifiche per quanto riguarda la macchina dei soccorsi. In questo contesto, il ministro per le Infrastrutture Matteo Salvini ha difeso la Guardia costiera, “corpo glorioso che in queste ore sta soccorrendo una ventina di navi di migranti”. Tra le misure previste vi è l’aggravio di sanzioni per il caporalato. “Gli imprenditori agricoli possono perdere finanziamenti se usano forza lavoro irregolare”, ha spiegato il ministro Lollobrigida. Mentre il ministro della Giustizia, Carlo Nordio ha sottolineato il consistente inasprimento delle pene per gli scafisti e “l’introduzione di una nuova fattispecie di reato che punisce con pena molto severa in caso di morte o di lesioni gravissime subite dai migranti da 20 a 30 anni”. Inoltre “l’altra novità è l’allargamento territoriale della giurisdizione penale dello Stato italiano quando l’imbarcazione è diretta verso il nostro territorio nazionale”, in quanto “riteniamo debba essere ritenuto un reato universale”, ha aggiunto Meloni sottolineando però la necessità della cooperazione.

“Senza il sostegno di Ue e Onu i nostri sforzi non saranno sufficienti”, ha spiegato il ministro degli Esteri Antonio Tajani. Occorre risolvere la questione a livello internazionale altrimenti “i rischi aumenteranno di giorno in giorno”, e “più la situazione peggiora più ci saranno fughe da quei Paesi”. Il ministro Tajani ha inoltre sottolineato l’importanza di un eventuale “piano Marshall che consenta di investire in Africa”. Per quanto riguarda l’accoglienza “i nostri hotspot sono pieni – ha puntualizzato la premier Meloni -. Senza trasferimenti secondari non potremo parlare di quelli primari”. Sono oltre 15 mila i migranti sbarcati sulle nostre coste dal primo gennaio di quest’anno, tra i quali oltre 1.900 sono minori non accompagnati. Nel 2022 i migranti arrivati in Italia sono stati 5.976 e nel 2021 5.995.

La premier Giorgia Meloni ha preannunciato nuovi decreti flussi e ha puntualizzato che non si torna ai decreti Sicurezza “figli di un’altra stagione”, volendo evitare anche il braccio di ferro con il Colle che li ha bocciati per ben due volte. Incontrando il premier olandese Mark Rutte a Palazzo Chigi, la premier vede in prospettiva il Consiglio europeo del 24 e 25 marzo auspicando “un cambio di approccio”.

Lo schema che il governo italiano mira ad affermare corrisponde ad una collaborazione europea – sulla scia della lettera che la premier Meloni ha scritto alla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen – con l’obiettivo di fermare il traffico di migranti, monopolio di organizzazioni criminali e “scafisti”. Un eventuale piano Marshall per l’Africa dovrebbe fornire aiuti alle nazioni da cui provengono i migranti per aiutarli a vivere meglio nel loro Paese d’origine.

Riferendosi al dialogo con l’omologo olandese, la premier Meloni ha affermato: “Non siamo d’accordo su tutto, ma dobbiamo lavorare insieme su due questioni, i movimenti primari e i movimenti secondari e bisogna trovare un equilibrio”. Per Rutte Giorgia Meloni “è una persona solida, costruttiva, pragmatica” e per Meloni Rutte “è una persona lucida, che ha intenzione di trovare soluzioni”.

A proposito di soluzioni e cose concrete da mettere in pratica, per l’Olanda l’Italia prima di tutto non deve sottrarsi alle regole vigenti, a partire dal regolamento di Dublino che stabilisce i criteri e i meccanismi per determinare quale Paese dell’Unione europea deve accogliere un’eventuale domanda di asilo, con l’obiettivo di contrastare il malfunzionamento dei sistemi di asilo nazionali o comunque supportare i Paesi dell’Ue che devono gestire un numero non indifferente di richiedenti protezione internazionale.

“Dallo scambio di lettere fra Meloni e von der Leyen abbiamo capito che bisogna arrivare a un contesto europeo, anche questo è un risultato concreto dopo il disastro del naufragio”, ha affermato Mark Rutte che, nel contempo, individua tre punti sui quali lavorare: “Come fare in modo che questo sistema disumano degli scafisti possa essere smontato; come fare per migliorare le operazioni delle entità private; e cosa possiamo fare per implementare la differenza fra migrazione primaria e secondaria. C’è una corresponsabilità fra Paesi di primo arrivo e di transito”.

Rutte, in linea con la premier Meloni, puntualizza la necessità di “trovare degli accordi” a livello europeo, in primo luogo “sui partenariati con i Paesi di origine dei migranti”. In definitiva, “insieme alla Commissione dobbiamo essere più presenti in Africa”, un obiettivo che anche Roma ha reso noto a Bruxelles. Giorgia Meloni si dichiara inoltre “soddisfatta” della risposta della presidente von der Leyen in quanto riprendendo le conclusioni dell’ultimo Consiglio europeo, viene confermato “un cambio d’approccio sulla questione migratoria”, oltre alla “consapevolezza di un problema che va affrontato a livello europeo, la necessità di combattere i trafficanti di vite umane, anche per salvare le vite umane, la cooperazione con i Paesi africani”. Olanda e Italia presentano delle differenze, “non sempre le posizioni sono le stesse” ha affermato Giorgia Meloni, ma prevale la volontà di “trovare soluzioni” superando per l’appunto eventuali divergenze, come ad esempio sul tema degli aiuti di Stato alle imprese nel settore della transizione energetica e sulla riforma del patto di Stabilità.

“Non c’è alcuna possibilità di tornare a vecchie logiche, quelle che un tempo chiamavamo dell’austerità”, ha affermato il commissario europeo agli Affari economici, Paolo Gentiloni, a proposito del patto di Stabilità, in quanto “la massa di investimenti che abbiamo davanti necessaria per la transizione ecologica, per l’innovazione delle nostre imprese, per la competitività internazionale, è tale che messaggi di austerità non avrebbero alcun senso”. Il vicepresidente della Commissione europea Valdis Dombrovskis ha comunque sottolineato la necessità di “politiche fiscali prudenti” che assicurino “finanze pubbliche solide in tutti gli Stati membri”.

Dopo la sospensione del patto di Stabilità fino a fine anno – a causa e in seguito alla crisi pandemica – nella primavera del 2024 la Commissione europea tornerà ad avviare le procedure di disavanzo eccessivo sulla base dei conti del 2023; mentre tra fine marzo-inizio aprile la Commissione presenterà la proposta legislativa per riformare il patto di Stabilità, proposta che dovrebbe prevedere percorsi meno impattanti per il rientro del debito eccessivo. A maggio, infine, la Commissione enuncerà ai 27 le proprie raccomandazioni per il 2024, declinate sulla situazione di ogni Stato membro sulla base della spesa primaria netta, tenendo conto delle nuove regole e di quelle ancora in vigore. Le raccomandazioni della Commissione includeranno anche orientamenti qualitativi sulle misure in materia di investimenti ed energia.

Ai Paesi Ue viene richiesto di preparare i bilanci per il prossimo anno mirando ad un ritorno al di sotto del 3% di deficit nel medio termine, programmando nel contempo investimenti nella crescita verde e digitale. In sostanza va limitata la spesa corrente senza tagliare gli investimenti che dovranno essere finalizzati in primo luogo alla transizione ecologica, all’innovazione e alla competitività delle proprie imprese. “Il messaggio è come riuscire a tenere insieme la prudenza, la graduale riduzione del debito, la lotta all’inflazione ma al tempo stesso la montagna di investimenti che sono necessari sono necessari anche per ridurre il deficit”, spiega il commissario Gentiloni. In sostanza “non c’è via di sostanziale riduzione del debito e del deficit se le nostre economie non si sviluppano”.

La premier Meloni ha infine ricevuto a Palazzo Chigi il premier israeliano Benyamin Netanyahu. In primo piano i dossier economici soprattutto per quanto riguarda la transizione energetica. “Ci conosciamo e ci stimiamo da tanto tempo: Israele è un partner fondamentale in Medio Oriente e a livello globale, ha affermato la premier. “Vogliamo accrescere il livello della nostra cooperazione”, ha sottolineato Meloni.

“Vorremmo accelerare le esportazioni di gas verso l’Europa attraverso l’Italia”, ha annunciato Netanyahu. “Ora c’è la partecipazione dell’Eni nel nostro progetto, ma riteniamo di poterle portare ad un livello ancora superiore”, ha spiegato il premier israeliano. Netanyahu ha inoltre partecipato ad un Forum economico con le imprese italiane a Palazzo Piacentini, al quale era presente anche il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, “Israele è una superpotenza tecnologica, l’Italia è un grande potenza industriale, la più grande potenza industriale del Mediterraneo e la seconda più grande in Europa”, ha precisato Urso auspicando la collaborazione, in linea con il governo: “Siamo ben consapevoli che dalla nostra piena collaborazione possa sortire un effetto positivo estremamente costruttivo in tutta l’area e anche nel Mediterraneo”. Netanyahu ha infine auspicato una visita della premier Meloni a Gerusalemme insieme ad una delegazione di 50 o 100 aziende leader italiane.

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