Il coraggio di Macron

La decisione del Presidente francese Macron di far passare la riforma delle pensioni per decreto, avvalendosi delle facoltà riconosciutegli dall’art.39.3 della Costituzione può essere vista come un gesto avventuroso e spericolato o come un atto di coraggio.

Per capirlo meglio, dobbiamo pensare che la Francia ha l’età pensionabile più bassa d’Europa e un sistema pensionistico complicato e costosissimo. Ma i francesi tengono ad esso come all’arco di volta del loro tanto proclamato sistema del benessere sociale. Però il sistema è diventato finanziariamente insostenibile. Altri Presidenti, e lo stesso Macron, nel suo primo mandato, hanno tentato senza successo di migliorarlo, scontrandosi sempre nella tenace reazione dei cittadini. Ora Macron ci ha riprovato.

Cosa prevede la riforma? Nulla di tragico: l’aumento dell’età pensionabile da 62 a 64 anni, l’aumento degli anni di contributi, e l’abolizione di qualche privilegio. Sembrerebbe normale, e Macron lo aveva preannunciato chiaramente nel suo programma elettorale. Ma contro di lui c’è una coalizione spuria della sinistra di Melenchon e della destra estrema di Marine Le Pen. A questa gente i conti pubblici non interessano e, in fondo, non interessa neppure il benessere della popolazione. Loro sono politicanti e, come tutti i loro simili (anche da noi) guardano al guadagno elettorale immediato.

È a questo punto che si vede la differenza tra i mestieranti della politica e un uomo di Stato, che ha il coraggio di fare quello che è necessario per il bene comune. Macron aveva già avuto il benestare del Senato, ma a un certo punto aveva perduto la maggioranza della Camera, per la defezione di 15 deputati gollisti, che in principio avevano approvato la riforma.

Che succederà ora? La sinistra ha presentato una mozione di censura al governo (non al Presidente, che non è censurabile), che potrebbe essere votata oggi. La chiave l’hanno in mano i gollisti, senza i quali non c’è maggioranza. E se il governo dovesse cadere. Macron e la sua riforma sarebbero sconfessati e il Presidente azzoppato. È vero che non ha nulla da perdere, perché non è rieleggibile, ma ha più di tre anni di governo davanti a sé, che nel mondo contemporaneo sono un’eternità. E se anche vincesse la battaglia parlamentare, continuerebbero le manifestazioni violente nelle piazze. Un grave pericolo, non solo per la Francia, ma per l’Europa intera.

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