Armi nucleari in Bielorussia

Il Consiglio Europeo ha confermato in termini inequivoci la determinazione di appoggiare anche militarmente Kiev. Putin ha dovuto constatare ancora una volta che la sua criminale aggressione all’Ucraina ha unito contro di lui tutta l’Europa, oltre agli Stati Uniti e alla Gran Bretagna. In altre parole, sa di essersi ingaggiato in una lotta titanica, contro un avversario che, nel suo insieme, è assai più popoloso e ricco della Russia. Il ricatto del gas non ha funzionato, la menzogna dell’Occidente che vuole “cancellare” la Russia serve forse all’interno, ma non fuori.

Sul terreno le FFAA russe incontrano la fiera resistenza ucraina e subiscono gravi perdite. La sola arma, non indifferente, che Putin può agitare è quella nucleare, per ora come minaccia più che come realtà, perché Mosca sa benissimo che l’impiego effettivo di armi nucleari comporterebbe una catastrofe anche per la Russia. Per rendere la minaccia più credibile, ora Putin ha annunciato di aver concluso con Lukashenko un accordo per l’installazione di armi nucleari tattiche in Bielorussia.

Al di là di proseguire la vassallizzazione di quel paese e del suo criminale leader, questa decisione non ha grande valore sul piano strategico, perché si tratta di armi per natura difensive, il cui uso presuppone un attacco e, francamente, nessuno vuole attaccare la Bielorussia. Però vogliono essere una risposta all’ingresso della Finlandia nella NATO, che porterebbe l’Alleanza su un confine molto sensibile.

Se si considera che tutto questo è il risultato di una decisione sbagliata di Putin, quando ha pensato che attaccare l’Ucraina sarebbe stato semplice e rapido e l’Occidente avrebbe reagito solo a parole, si capisce quanto le azioni scellerate di un solo uomo possono essere dannose per tutti.

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