App, pericolo costante?
Che cosa non è possibile fare con una App? Dalla spesa a giocare; da controllare i punti sulla patente a preparare un concorso; il corso di yoga e di finlandese. Leggere e ascoltare musica. Tutto a portata di dito dal nostro smartphone e ogni giorno.
Una App è un’Applicazione software progettata per essere eseguita e installata su dispositivi mobili come smartphone, tablet e smartwatch. Le App per smartphone possono fornire un’ampia varietà di funzionalità, tra cui la possibilità di acquistare prodotti, visualizzare contenuti, interagire con altre persone, monitorare le prestazioni della propria salute o semplicemente divertirsi.
Secondo Tim Cook, amministratore di Apple, ce ne sarebbero più di cento miliardi al mondo (o online), e ogni giorno qualcuno è intento a progettare quella nuova che sconvolgerà il mercato.
Ma quali problematiche nasconde ogni giochino o utility che scarichiamo all’apparenza gratis? Pensate a quella App che permette, inserendo una fotografia, di ringiovanire o invecchiare, avere i capelli più lunghi o una barba diversa o trasformare da uomo in donna e viceversa.
Proprio quella App he avete scaricato e l’avete usata per scherzare sull’aspetto di amici e figli trasformati in ottuagenari. E poi quell’altra App con cui giocate per passare il tempo magari sfidandovi con uno sconosciuto che, chissà, potrei anche un giorno conoscere.
Qualcuno (chiamiamolo John), all’apparenza ha perso tempo e investito il suo denaro per creare quelle App e metterla a disposizione vostra e dell’intero popolo di Internet. Gratis! Quanta generosità. Non è così. Il nostro John ha il suo guadagno. La vostra identità. John, infatti, verrà a conoscenza di molti vostri comportamenti, preferenze in fatto di gusti, alimentazione, forse musica e, probabilmente, qualche malattia o altre informazioni sulle abitudini vostre e dei vostri familiari.
Le immagini del vostro volto potrebbero finire in mano a qualcuno che le potrebbe usare per falsificare un vostro ipotetico documento, risalire ai dati della vostra carta di credito con cui avete pagato quella maglietta incredibilmente economica personalizzata, accedere ad un conto corrente online.
Il rischio esiste già in Internet senza bisogno di scaricare ulteriori trappole che consegnano i nostri dati in mano di migliaia di John. Non è solo ipotesi che la vostra foto, opportunamente ritoccata vada a finire su un documento venduto sul deepweb ad un narcotrafficante. E se qualcuno rubasse la vostra identità per adescare minori? Quadro troppo catastrofico? Forse; ma non troppo.
Quando accediamo ai social, sappiamo chi è la società fornitrice e abbiamo un interlocutore. Per le App la cosa potrebbe essere molto più complicata. Andate a vedere chi c’è dietro a quelle che avete scaricato. E, ovviamente, per farlo avete acconsentito a ricevere pubblicità e non solo.
In sintesi, a quanti John avete aperto letteralmente la porta della vostra abitazione, regalato la vostra personalità digitale, forse anche quella reale e lo avete messo in condizione di poter utilizzare dati, personali e comportamentali?
Una App, di per sé, non è pericolosa, ma è comunque uno strumento che accede alla memoria del nostro smartphone e a cui viene spesso consentito di accedere alla posizione, alla rubrica, alle fotografie e così via.
Ci siamo mai chiesti chi è quel generoso sviluppatore di software che, all’apparenza, si è impegnato per regalarci un prodotto del suo ingegno? Potrebbe essere la Spectre come un misterioso potere occulto o un novello Harry Potter del computer che guadagna generando traffico e vendendo spazi pubblicitari. Il punto è che non lo sappiamo e difficilmente verremo a saperlo.
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