Patologie in Rete, la Social media invidia
Un terzo delle persone che visita i social esce triste dalla sua esperienza su queste piattaforme, se non addirittura depresso. Eppure, continuiamo a navigare e non chiudiamo i nostri account.
Ma iniziamo a capire che cosa è questa nuova patologia. La Social media invidia è una forma di invidia e di gelosia che può scaturire quando si confronta la propria vita con quella degli altri con cui ci imbattiamo sulle piattaforme social. Si tratta di un sentimento che può sorgere quando si nota che qualcun altro sembra avere qualcosa di meglio o più di quanto non si abbia. Attenzione, non è scritto “che abbia”, bensì “sembra avere”. È una questione di percezione, non di realtà.
Inutile ricordare che le immagini sui social sono spesso il risultato di una quasi maniacale ricerca della perfezione fatta con pose studiate, filtri, Photoshop e ritocchi degni di un bravo chirurgo plastico. Ecco che qualcuno può benissimo porre troppa attenzione sui profili di altrui, di chi è caratterialmente meno forte o chi è giunto a identificare la vita sui social con quella reale e la social media invidia è un problema che sta diventando sempre più diffuso.
Si tratta di una forma di invidia e di gelosia che può sorgere quando una persona si confronta con la vita degli altri e può condurre a sentirsi inferiori quando incontriamo chi sembra avere più successo o più beni materiali e può portare a sentimenti di frustrazione, insicurezza e inferiorità e conduce a desiderare cose che non sono realistiche o che non tutti possono permettersi.
Le persone possono essere indotte a vivere una vita di “falsi sogni” in cui cercano di vivere la vita che vedono sui social media, e ciò può portare ad uno spreco di denaro e di energie verso il raggiungimento del qualcosa che gli altri hanno ottenuto ed ostentano; ma può generare anche ansia, tristezza, frustrazione.
È una delle conseguenze negative di una vita sempre più online e decontestualizzata da quella reale che, purtroppo, per alcuni vuol dire scontrarsi con la propria realtà che si confronta ogni momento con quella apparente degli altri. Inutile ricordare a chi cade in questi fenomeni che molte persone tendono a mettere in mostra solo i loro successi e trascurano di menzionare le loro difficoltà oppure che sono loro stessi i primi a crearsi un’immagine positiva per nascondere insuccessi o le proprie frustrazioni.
Questa nuova patologia può essere considerata un effetto della società e della cultura del Like, vale a dire la continua ricerca di approvazione e di mettersi al centro dell’attenzione che si è manifestata, ad esempio, in chi si recava all’Isola del Giglio solo per immortalarsi davanti al relitto del Concordia e in chi non ha esitato di chiedere un selfie con Maria De Filippi alla camera ardente per Maurizio Costanzo (la parte peggiore è che lo ha avuto).
Sui social l’aspirazione ad essere ammirati viene pian piano sostituita da quella di essere invidiati; l’invisibilità è un’onta che deve essere immediatamente cancellata inondando la rete di nuove immagini patinate. E a fronte dei pochi che riescono nel loro scopo di diventare, anche solo per un momento, un idolo della rete o un video virale, esiste la moltitudine di chi non riesce a farcela e, invece di limitarsi a scrollare i contenuti altrui, reagisce sviluppando questa forma di depressione social.
Diventa quindi importante imparare distinguere ciò che è la vera realtà da quella che è un’immagine online e insegnare ai più giovani che quella reale è un’esistenza fatta di difetti, sconfitte, delusioni che in quella virtuale non esistono. L’invidia, se ben gestita, si dice potrebbe trasformarsi in un vantaggio se usata come strumento di motivazione per migliorarci. La chiamano invidia “buona”, che non è altro se non un atteggiamento che di fronte a questo sentimento favorisce uno stimolo positivo o una reazione di pura accettazione della realtà.
Diversamente, è meglio per molti chiudere davvero i propri account social.
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