Computational propaganda
Tra le tante novità portate dalla rivoluzione digitale possiamo aggiungerne un’altra che sembra uscita direttamente dal Ministero della propaganda nazista diretto da Goebbels. Non possiamo dire che non la conoscevamo; ne siamo invasi tutti i giorni forse senza rendercene pienamente conto: è la “computational propaganda”.
Si tratta di una forma di manipolazione del pensiero, usata principalmente in politica, che si muove sulla Rete. Il termine sintetizza l’assemblaggio di soluzioni basate su Intelligenza Artificiale usata principalmente sulle piattaforme di social media, usando algoritmi e big data che hanno il compito di indirizzare l’opinione pubblica in una determinata direzione. Ovviamente anche pagine web normali, blog, forum e così via sono altri strumenti utilizzati.
L’utilizzo della computational propaganda sta aumentando in modo significativo grazie proprio alle implementate tecnologie di intelligenza artificiale che offrono una vasta gamma di opzioni per manipolare la percezione pubblica sulle questioni politiche, sociali ed economiche. È una tecnica che sfrutta la personalizzazione dei contenuti e l’utilizzo di metodi automatizzati per diffondere contenuti più o meno distorti su larga scala.
Può essere validamente utilizzata, ad esempio, prima di una qualsiasi tornata elettorale per influenzare l’opinione pubblica, ostacolare l’informazione indipendente e persino influenzare la popolarità non solo di un candidato e a sostegno della sua agenda politica; trova già un massiccio uso anche per promuovere un prodotto o un servizio particolare. La prova sono i messaggi pubblicitari e gli inviti che riceviamo sui nostri smartphone ogni giorno.
Non è una novità, possiamo rispondere, ci siamo abituati. Tuttavia, il rischio che questo strumento trovi una forma più massiva di uso in politica è sempre più concreto e numerosi studi lo sottolineano. Fin dalla campagna elettorale che portò Obama alla Casa Bianca i social hanno giocato un ruolo essenziale ma, adesso, le nuove tecnologie di intelligenza artificiale offrono nuove possibilità in quanto i messaggi sono più facilmente generati direttamente dal sistema che profila i dati di ogni singolo utente. Ciò che compare sui nostri schermi da tasca non è più il prodotto di una mente umana, bensì il risultato di un’elaborazione meccanica delle nostre interazioni online gestita da robot.
È decisamente una forma molto più subdola di manipolazione del pensiero di quella che già non è utilizzata da regimi totalitari e dittatoriali che impediscono la diffusione di un pensiero che non sia quello ortodosso da loro imposto, basti pensare alla Corea del Nord.
La propaganda è uno strumento da sempre utilizzato per influenzare l’opinione pubblica unitamente alla censura come avveniva, ad esempio, nell’Italia del Ventennio; tuttavia, il solo pensare che, adesso, è in mano non alle persone ma alle macchine, ha un lato a dir poco inquietante.
Non stiamo infatti parlando solo di governi o opposizioni che decidono di utilizzare i mezzi a loro disposizione per ottenere un consenso elettorale. Oggi gli strumenti informatici sono in mano a grandi aziende private; multinazionali a cui abbiamo messo in mano la nostra la nostra esistenza in toto, non soltanto quella online.
Ai motori di ricerca e alle piattaforme social abbiamo consentito di passare al setaccio ogni nostro singolo click, dando loro la possibilità di sapere non solo se preferiamo l’acqua gasata o naturale, ma anche i nostri pensieri più intimi e i sentimenti.
Esistono studi e ricerche da cui emerge come questo strumento incida sull’informazione e sulla formazione del pensiero. I progressi nella tecnologia, in particolare per quanto riguarda l’automazione sociale, l’apprendimento automatico e l’intelligenza artificiale porteranno ad una propaganda computazionale più sofisticata a una velocità allarmante. Un altro passo verso un futuro distopico da Grande Fratello?
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