La brava moglie (Film, 2020)

Martin Prevost (Brest, 1957) non è un giovane regista, ma nel corso della sua carriera ha girato pochi film, ottenendo un grande successo di critica e di pubblico solo con Séraphine (2008), visto da oltre un milione di spettatori e vincitore di sette premi César. Il film lo porta ad affrontare una causa per plagio di un libro che narra la vita della pittrice Séraphine de Senlis, lite che perde ed è condannato a pagare ben 60 mila euro. Altri titoli: Violette (2013) e Quello che so di lei (2017), in precedenza Tortilla y cinema (1999), Le ventre de Juliette (2003) e Où va la nuit (2011).

La brava moglie (La Bonne Épouse) è un altro titolo interessante, che abbiamo visto grazie alla programmazione di Rai Movie, diretta da Alberto Farina, pure questo vincitore di un César per i migliori costumi (Madeleine Fontaine) e segnalato per la bravura di diversi attori non protagonisti (Lvovsky, Moreau, Baer), che coadiuvano la mattatrice Juliette Binoche. In Italia il film è stato distribuito nel 2021, ma non si è visto molto, se non nei circuiti d’essai e nelle sale Fice, i soli luoghi dove ancora si diffonde cinema.

Prevost scrive e dirige la storia di una scuola femminile, come esistevano un tempo, per fare un discorso femminista sulla liberalizzazione del costume e sul ruolo della donna nella società. Una commedia dal ritmo incalzante e brioso, recitata sempre sopra le righe, sceneggiata con verve e dialoghi divertenti, quasi farseschi in certe situazioni, recitata benissimo dai protagonisti, fotografata con gusto (Schiffman) tra le montagne dell’Alsazia, montata con tempi rapidi (Lastera), dotata di una sontuosa scenografia (Franҫois) e di costumi d’epoca ricercati (Franҫois). Il regista si diverte a contaminare i generi, tra commedia sexy e romantica, per finire con un vero e proprio musical che vede le ragazze marciare cantando e ballando verso una Parigi in preda alle contestazioni del 1968. Juliette Binoche è la direttrice del collegio femminile alsaziano, che resta vedova e senza soldi dopo la morte improvvisa del marito, continua a gestire tutto con la cognata (Moreau), ma la sua vita cambia quando ritrova l’amore della sua vita (Baer), che considerava perduto.

Ambientazione perfetta nei primi anni Sessanta, lo spettatore viene preso per mano dal regista e condotto in un viaggio alla scoperta dei cambiamenti che interessano il mondo femminile. In poche sequenze si passa da una donna idealizzata come angelo del focolare, moglie perfetta, umile e rassegnata, modesta padrona di casa, alla donna ribelle e femminista dei movimenti sessantottini.

Un film da vedere, sia per il valore cinematografico che per la parte storica, fedele agli eventi nonostante il tono da commedia, perché – come ha già detto qualcuno – ridendo e scherzando si dicono un sacco di verità. Reperibile su RaiPlay.

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Titolo Originale: La Bonne Épouse. Lingua Originale: Francese. Paesi di Produzione: Francia, Belgio. Anno: 2020. Durata: 108’. Genere: Commedia. Regia: Martin Provost. Soggetto e Sceneggiatura: Martin Provost, Séverine Werba. Fotografia: Guillame Schiffman. Montaggio: Albertine Lastera. Musiche: Grégoire Hetzel. Scenografia: Thierry Franҫois. Costumi: Madeleine Fontaine. Produttore: Franҫois Kraus, Denis Pineau-Valencienne. Case di Produzione: Les films du kiosque, Frrance 3 Cinéma, Orange Studio, Umedia. Distribuzione (Italia): Movies Inspired. Interpreti: Juliette Binoche (Paulette), Yolande Moureau (Gilberte), Noémie Lvovsky (suor Marie – Thérèse), Édouard Baer (André), Franҫois Berléand (Robert), Marie Zabukovec (Annie), Anamaria Vartolomei (Albane), Lily Taieb (Yvette). Pauline Briand (Corinne).

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[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]

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