Cronache dai Palazzi
Dopo lo “scivolone” di giovedì, il Parlamento approva, prima alla Camera e poi al Senato, lo scostamento di bilancio da 3,4 miliardi, fondi che dovrebbero essere utilizzati in primo luogo per il taglio del cuneo fiscale e per il varo del decreto Lavoro nella data simbolica del Primo Maggio.
Dopo ciò che la premier Meloni ha definito “scivolone” e “brutta figura” – con le opposizioni all’attacco – si è tornati a votare nella giornata di venerdì. La Camera dei Deputati ha approvato la risoluzione di maggioranza sul Def con 221 voti favorevoli e 115 contrari, mentre l’Aula di Palazzo Madama con 112 voti favorevoli e 57 contrari. I 3,4 miliardi saranno impiegati a copertura di un provvedimento di prossima adozione, che mira a sostenere il reddito disponibile dei lavoratori e le loro famiglie con dei figli. Tra le diverse misure, 4-5 miliardi saranno impiegati per ridurre la pressione fiscale e nel complesso pe rendere l’andamento tendenziale dei saldi di finanza pubblica più favorevole rispetto ai valori programmatici.
Come si legge in una nota del Senato, il governo ha accolto la proposta di risoluzione di maggioranza n. 200 sullo scostamento dall’obiettivo di medio periodo e la proposta di risoluzione n. 2, che impegna a conseguire i saldi programmatici di bilancio, a favorire la crescita della produzione economica, a valutare nella prossima manovra un intervento di innalzamento delle pensioni minime e di invalidità; a proseguire la riduzione del cuneo fiscale sul lavoro dipendente; a valutare una ricollocazione della spesa verso i settori che aumentano il potenziale di crescita; a introdurre misure strutturali per il sostegno alla natalità; a definire un piano per l’occupazione, ad adottare iniziative per contrastare la delocalizzazione; ad adottare misure per superare le criticità dovute alla contrazione di garanzie degli istituti bancari e assicurativi alle imprese; a valutare strumenti e progetti per la rigenerazione urbana; a valutare investimenti nel sistema nazionale di istruzione; ad adottare misure per rafforzare le prestazioni sanitarie, abbattendo le liste di attesa, riorganizzando la medicina territoriale e il sistema emergenza-urgenza, triale.
In Aula, esponenti della maggioranza hanno tenuto a sottolineare che giovedì non è stato bocciato il Def, bensì è mancato il quorum sulla relazione che autorizza l’esecutivo a utilizzare maggiori risorse per il taglio del cuneo fiscale e per il decreto Lavoro. In questo contesto secondo gli esponenti della maggioranza “un’opposizione responsabile avrebbe dovuto votare a favore di quella relazione”.
L’opposizione ha comunque conferito un significato politico alla non riuscita del voto di giovedì 27 aprile, accusando inoltre la maggioranza di non essere in grado di governare. È comunque un fatto positivo che le opposizioni progressiste abbiano ritrovato un senso di unità e di opposizione costruttiva, presentando una risoluzione che disegna un’idea di società alternativa a quella delle destre, incentrata sulla correzione delle diseguaglianze sociali e sul sostegno dei salari.
Pur ammettendo la non bella figura, il governo mira a sua volta ad andare oltre, rilanciando in questa prospettiva la missione a Londra della premier Meloni che si è svolta nel migliore dei modi. Facendo il bilancio del primo semestre Palazzo Chigi illustra inoltre un bilancio positivo e, in definitiva, l’obiettivo del governo è superare un decennio di economia stagnante. Il Def è comunque ispirato alla visione politica della coalizione e prevede un taglio di tre punti del cuneo fiscale, stabilità finanziaria, riduzione della pressione fiscale per sostenere la crescita e promuovere l’occupazione.
In un periodo in cui l’incertezza è il motivo dominante, il Def assume necessariamente un aspetto prudente, come lo sarà anche la Nota di aggiornamento al Def che definirà la prossima legge di Bilancio. Oltre a mettere a terra il Pnrr, occorre far funzionare il sistema di accertamento e riscossione fiscale, in questo contesto la delega fiscale (flat tax, concordato preventivo), la riforma delle forme di sostegno al reddito e gli interventi sul lavoro sono destinati ad avere un impatto positivo sull’intero sistema economico.
Nel complesso il Pil italiano è in crescita e i saldi programmatici di bilancio stilati dall’esecutivo tendono a favorire ulteriormente la crescita economica, valutando preventivamente anche un intervento di innalzamento delle pensioni minime e di invalidità nella prossima manovra, oltre a portare avanti la riduzione del cuneo fiscale sul lavoro dipendente, valutare una riconciliazione delle spesa verso i settori che possono incrementare il potenziale di crescita, introdurre misure strutturali per il sostegno alla natalità, definire un piano per l’occupazione, adottare iniziative per contrastare la delocalizzazione. Per favorire la crescita economica occorre inoltre ridurre la pressione fiscale e adottare delle misure per superare le criticità conseguenziali alla contrazione di garanzie da parte di istituti bancari e assicurativi alle imprese; promuovere l’occupazione e favorire la stabilità finanziaria. Funzionale alla crescita è anche la realizzazione di strumenti e progetti per la rigenerazione urbana; valutare investimenti per rendere migliore il sistema nazionale di istruzione; ed infine rafforzare e rendere più efficiente il Servizio sanitario nazionale in primo luogo abbattendo le liste di attesa e rafforzando le prestazioni sanitarie, riorganizzando l’intero sistema della medicina. Lo stesso Piano nazionale di ripresa e resilienza prevede una destinazione di risorse ampiamente condivisibile.
A proposito di Def non sono comunque mancate le critiche da parte dei partiti di opposizione. I pentastellati denunciano in primo luogo la politica di austerità e moderazione salariale, rimarcando che il decreto Lavoro non affronta i temi della precarietà e della sicurezza; la riduzione dell’Irpef, infine, potrebbe non avere effetti positivi sulla natalità. I dem, invece, invitano la maggioranza a non deturpare le regole rimarcando, ancora una volta, che il voto sullo scostamento non è stato unanime nemmeno in una fase di forte necessità come quella attuale, denotando uno scarso senso delle istituzioni, inadeguatezza a governare e mancanza di credibilità internazionale.
Palazzo Chigi difende, a sua volta, il proprio operato a partire dalla missione della premier Meloni a Londra, dove ha incontrato il premier britannico Rishi Sunak che ha accolto il presidente del Consiglio italiano a Downig Street. Il risultato della missione è la firma di un articolato memorandum di cooperazione strategica fra i due Stati, un documento che denota piena sintonia sull’Ucraina, a partire dal comune addestramento dei militari di Kiev, e una linea comune a proposito di migrazioni irregolari. Nel documento firmato Italia e Regno Unito assicurano di lavorare insieme sul tema ritendendo “necessario un cambio di passo nel nostro approccio alla politica migratoria”, ma tendendo comunque conto “degli obblighi derivanti dall’appartenenza dell’Italia all’Unione europea”. La premier Giorgia Meloni ha rimarcato l’importanza della cooperazione con Londra per “rendere prioritaria la dimensione esterna delle politiche migratorie come soluzione strutturale per prevenire la migrazione irregolare e stabilizzare i flussi”.
Il prossimo Consiglio dei ministri è stato convocato per lunedì Primo Maggio, Festa del Lavoro. Il lavoro è “motore della crescita e della coesione sociale della Repubblica”, ha affermato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, da Reggio Emilia dove il capo dello Stato ha visitato due aziende leader nel settore della meccatronica. Celebrando in anticipo il valore della giornata del Primo Maggio, il presidente Mattarella ha sottolineato “il valore costituzionale del lavoro”, aggiungendo che “l’unità del Paese significa unità sostanziale sul piano delle opportunità di lavoro”. Significa impegno per rimuovere le disuguaglianze territoriali. In sostanza “presidiare e promuovere l’unità nazionale significa anche questo”, ha sottolineato il capo dello Stato, ricordando come “è il lavoro che ci mette di fronte alle sfide nuove, alle necessità e ai bisogni emergenti, per chiederci come rilanciare il Paese in Europa e nel mondo. Il lavoro è stato lo strumento che ha permesso e favorito la mobilità sociale. Il lavoro è stato ed è misura del contributo ai doveri inderogabili di solidarietà tracciati dalla Costituzione. Il lavoro è ciò che mette ogni cittadino nella condizione di scegliere il proprio posto nella vita della comunità”.
In definitiva, “il lavoro è indice di dignità perché è strettamente collegato al progetto di vita di ogni persona”. In questo contesto occorre quindi combattere contro “il lavoro povero, la cui remunerazione non permette di condurre una esistenza decente – ha ammonito il presidente Mattarella – è necessario affermare con forza, invece, il carattere del lavoro come primo, elementare, modo costruttivo di redistribuzione del reddito prodotto”.
Lavoro vuol dire “esercizio pieno dei diritti di cittadinanza”; il lavoro come “strumento efficace per combattere in modo proficuo discriminazioni e illegalità diffuse”, in quanto è “un rapporto stretto che interviene tra lavoro, coesione sociale e saldezza delle istituzioni”, e dunque tra lavoro e democrazia.
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