Bilanci famiglie, indagine Bankitalia
L’indagine della Banca d’Italia sui bilanci delle famiglie italiane evidenzia dati preoccupanti. I dati si riferiscono al periodo 2010-2012 e si basano su interviste ad un campione delle famiglie italiane effettuato fra gennaio e agosto 2013.
Il cosiddetto ceto medio sembra sparire sotto la scure della crisi economica, la povertà è sempre più diffusa e la ricchezza sempre più concentrata: il 10 per cento delle famiglie più ricche possiede il 46,6 per cento della ricchezza netta familiare totale (era al 45,7 nel 2010). Crescono le ineguaglianze, non solo percepite, e la fiducia in un futuro migliore diminuisce inesorabilmente. La povertà passa dal 14 per cento dell’ultima rilevazione al 16 per cento. Il reddito familiare medio diminuisce del 7,3 per cento e quello equivalente del 6 per cento, e il clima di sfiducia sulla situazione economica complessiva si riflette in questi dati.
Nonostante la diminuzione osservata nel periodo più recente, dal 1991 la ricchezza mediana è cresciuta di quasi il 30 per cento in termini reali, ma questo grazie soprattutto al valore degli immobili. Ma il calo della ricchezza a partire dal 2008 è consistente.
La quota più cospicua del reddito familiare è costituita dal reddito da lavoro dipendente che vale il 39,9 per cento, i trasferimenti valgono il 27,5 per cento, i redditi da capitale il 21,6 e il reddito da libera professione e impresa il 10,9 per cento. Il reddito medio da lavoro dipendente risulta pari a 16.248 euro, con una diminuzione dal 2010 di circa il 2 per cento. Il lavoro autonomo, 18.206 euro, ha registrato una diminuzione più marcata, meno 9,9 per cento rispetto al 2010. Il reddito individuale medio da lavoro – sia autonomo che dipendente – è inferiore per le donne – 14.263 euro contro i 18.670 euro degli uomini – e inferiore nel Sud e Isole: 14.982 euro rispetto ai 17.085 del Centro e ai 17.729 del Nord. Il 20 per cento delle famiglie ha un reddito netto annuale inferiore a 14.457 euro, 1.200 euro al mese circa, mentre la metà delle famiglie ha un reddito superiore ai 24.590 euro (circa 2.000 euro al mese). Il 10 per cento delle famiglie a più alto reddito percepisce più di 55.211 euro. Dall’indagine emerge che le famiglie italiane sono preoccupate del diffondersi di condizioni di difficoltà: il 35,8 per cento delle famiglie ritiene che le proprie entrate siano insufficienti ad arrivare alla fine del mese. Bankitalia individua la soglia di povertà con un reddito di 7.678 euro netti l’anno (15.300 euro per una famiglia di 3 persone). Nel 2012 il reddito familiare annuo, al netto delle imposte sul reddito e dei contributi sociali, è risultato in media pari a 30.338 euro, circa 2.500 euro al mese.
Questi dati confrontati con il Bollettino statistico di Bankitalia dello scorso dicembre, rimarcano ancor di più la pervasività negativa della crisi economica. Alla fine dello scorso anno era evidenziato come la ricchezza delle famiglie italiane fosse diminuita del 9 per cento dalla fine del 2007. A parte le differenze fra le due indagini o il confronto con la ricchezza di Germania e Stati Uniti che ci vedeva più ricchi, risulta chiaro che sono necessari ulteriori e sostanziali aggiustamenti delle politiche economiche. È abbastanza diffusa la considerazione che l’economia globalizzata sarà sempre di più caratterizzata da crisi successive o senza soluzione di continuità. Per noi italiani, in questa molto poco cooperativa Europa, diventa fondamentale approcciare in modo definitivo ed efficace le problematiche dell’economia e del lavoro, per non veder diminuire ancora di più la nostra, ormai quasi apparente, ricchezza.
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