Fed e BCE: stop all’aumento dei tassi?
Come si è evoluto lo scenario macroeconomico globale nell’ultimo periodo e quali implicazioni avrà sulle politiche della Fed e della BCE? Procediamo per punti.
L’inflazione – Purtroppo ad aprile l’inflazione ha rialzato la testa, ingarbugliando ulteriormente la matassa. A livello di Eurozona l’inflazione è salita al 7% contro il 6,9% di marzo ed anche a livello italiano le stime preliminari dell’Istat evidenziano un rafforzamento dell’inflazione passata dal 7,6% di marzo all’8,3% di aprile. Nulla di eclatante ma momentaneamente il ciclo decrescente si è interrotto.
Ciò detto esistono perlomeno tre attenuanti: 1) questa volta l’aumento di inflazione ad aprile non è derivato dal carrello della spesa, ma essenzialmente dai beni energetici, dunque potrebbe anche trattarsi di una fiammata momentanea, anche perché il livello degli stoccaggi di gas post-invernali è a livelli record in tutta Europa ed il prezzo del gas al momento è quello del luglio del 2021; 2) l’inflazione core, ossia l’inflazione al netto delle fonti energetiche e dell’alimentare fresco, è rimasta stabile ad aprile e questo è un dato molto importante cui la BCE guarda con grande attenzione; 3) negli USA, l’inflazione ha proseguito il suo trend di moderato rallentamento anche ad aprile, scendendo al 4,9% e, anche questo, è un dato sicuramente positivo.
La politica dei tassi – A maggio la Fed ha effettuato il decimo aumento consecutivo dei tassi ma per fortuna si è trattato di un aumento soft dello 0,25%. Questa impostazione più tranquilla ha consentito alla BCE di rallentare il passo e di aumentare i tassi a maggio limitatamente ad uno 0,25%. Tuttavia, per accontentare i falchi europei che volevano un aumento dei tassi dello 0,50%, la Presidente Lagarde ha dovuto sottolineare che la BCE non è in pausa e che si procederà sulla base dei nuovi dati economici.
Personalmente, a meno di brusche impennate dell’inflazione, non mi aspetto che la Fed aumenti ulteriormente i tassi, almeno fino a settembre, anche perché l’economia USA dà alcuni segni di rallentamento e non è chiaro se il settore bancario stia covando qualcos’altro sotto la cenere. Per quanto riguarda invece la BCE mi attenderei un unico aumento entro l’estate di uno 0,25%, poi a settembre sulla base dei nuovi dati economici e del comportamento della Fed non è possibile escludere un ulteriore aumento, sempre dello 0,25%. Aumento che mi auguro caldamente sia l’ultimo, anche perché i dati del primo trimestre del 2023 evidenziano che l’Eurozona è cresciuta solo di uno 0,1%, che la Germania non è cresciuta e che l’Italia, nonostante un’ottima crescita dello 0,5%, favorita dal turismo, ha evidenziato a marzo un calo della produzione industriale di uno 0,6%.
[NdR – Fonte Teleborsa.it che si ringrazia per la collaborazione – Andrea Ferretti è docente al Master in Scienze economiche e bancarie europee LUISS Guido Carli]
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