Italia delle Regioni

“Vi propongo un minuto di silenzio per le vittime di questa tragedia”. Il cordoglio e la solidarietà della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome sono stati espressi da Massimiliano Fedriga, presidente della Conferenza delle Regioni, nell’annunciare il minuto di silenzio in apertura dei lavori della Conferenza: “la massima solidarietà alla popolazione, al Presidente Bonaccini e agli amministratori dell’Emilia-Romagna così duramente colpita da un’ondata di maltempo senza precedenti. Tutte le Regioni sono in piena solidarietà operativa, dando una mano con mezzi e uomini, consapevoli della grande tragedia e delle difficoltà ancora in corso. Molti di noi hanno già inviato aiuti e personale delle Protezioni civili regionali, non mancheremo di continuare ad esprimere la massima solidarietà e la fattiva collaborazione nell’affrontare i disagi della popolazione nei territori colpiti”.

In ambito Associazione dei Comuni Italiani Anci il presidente Antonio Decaro a Tg1 Mattina: “Sindaci in prima linea, ma si rifletta su cambiamento clima”. Il presidente ha auspicato una sterzata decisa per incidere di più negli interventi e la semplificazione per spendere le risorse Pnrr. Su Disegno di Legge sulle autonomie è stato consegnato un documento al Governo con le preoccupazioni di Anci.

“I sindaci come istituzioni di prossimità hanno anche la competenza di protezione civile e siamo subito intervenuti per aiutare gli sfollati. Abbiamo messo a disposizione la colonna mobile dell’Anci, organizzata dai comuni capoluogo delle città metropolitane, con quasi mille dipendenti, attrezzature e mezzi necessari anche per assicurare la continuità amministrativa nei comuni colpiti dall’alluvione. Stiamo parlando di una situazione eccezionale, ma che arriva dopo altre tragedie come Ischia e Senigallia: pertanto, va fatta una riflessione complessiva su come sta cambiando il clima con ricadute sul dissesto idrogeologico”. Lo ha sottolineato il presidente dell’Anci Antonio Decaro intervenuto Tg1 Mattina in merito all’alluvione che ha colpito l’Emilia-Romagna causando nove vittime ed ingenti danni al sistema produttivo. Un intervento articolato quello del presidente che ha toccato anche altri temi come il Ddl autonomie, il caro affitti per gli studenti e la responsabilità dei sindaci.

Decaro ha ricordato che “in base ai dati dell’Ispra il 90% dei comuni e il 17% del territorio sono a rischio idrogeologico. Fino al 2018 esisteva una struttura di missione, chiamata Italia Sicura che, dei 9,5 miliardi a disposizione – 8,5 diretti, 1 ripartito da altri ministeri – ha speso solo tre miliardi. Poi la competenza per gli interventi – ha proseguito – è tornata alle Regioni. Ora serve una sterzata decisa per incidere anche in maniera maggiore. Alcuni progetti sono stati trasferiti su risorse PNRR: di quegli 8 miliardi, 2,5 sono passati al PNRR e la metà non servono nemmeno a ‘fare prevenzione’, peraltro vanno a zone già colpite da alluvioni e terremoti, sono in capo alla Protezione civile che li utilizza per la ricostruzione”. Ma su questo punto Decaro ha precisato: “Le risorse del PNRR sono comunque importanti: “Se semplifichiamo le procedure per spendere, è chiaro che riusciamo a mettere in sicurezza il nostro territorio in modo più celere, per non trovarci tra qualche anno a raccontare un’altra tragedia in un altro posto”.

Il presidente Anci ha peraltro sottolineato come i sindaci pur non avendo competenze dirette sulla prevenzione molto hanno fatto in questi anni. “Ci siamo adeguati ai tempi di progettazione delle infrastrutture che è diverso da quello di 50 anni fa, oggi non c’è più un problema di abusivismo, né di sanatorie, abbiamo solo ereditato piani regolatori del passato, nati in maniera non corretta, che permettevano di costruire anche ai margini dell’alveo. Ma soprattutto – ha ribadito – esiste un tema legato allo spopolamento dei piccoli centri che sono la maggior parte dei comuni: se si allontanano i cittadini, non c’è più agricoltura, né manutenzione e quindi la tenuta dell’assetto idrogeologico”.

Sollecitato dai giornalisti in studio, Decaro è intervenuto anche sul tema del Disegno di Legge sulle Autonomie differenziate delle Regioni. “Personalmente sono stato sempre contrario alla riforma del titolo V, ma come Associazione abbiamo presentato un documento, firmato all’unanimità, al ministro Calderoli e due sono le preoccupazioni espresse: 1 – le Regioni, da Costituzione, hanno funzioni di pianificazione, mentre questo provvedimento trasferisce funzioni operative e gestionali, una cosa finora mai fatta; 2 – dall’altro vi è il discorso dei Livelli essenziali delle prestazioni LEP. Noi come Comuni siamo impegnati da anni in un’attività di perequazione per colmare le differenze territoriali e per la quale abbiamo chiesto al governo 36 milioni di euro per arrivare ad una distribuzione del 65% delle risorse. Il Governo non ce li ha concessi e ci chiediamo: quando sarà necessario passare all’autonomia differenziata, quei Lep saranno finanziati, visto che per noi il governo non è riuscito a trovare solo 36 milioni?”.

Il presidente Anci ha anche annunciato che l’Associazione ha già incontrato il ministro dell’Università per affrontare il tema del caro affitti per gli universitari. “Abbiamo discusso dei 660 milioni di fondi PNRR che andranno a favore di agenzie regionali per il diritto allo studio e forse anche a favore dei privati se si supera un problema con la commissione europea per il cosiddetto housing per gli studenti”. Dall’altro lato “stiamo ragionando con il ministro del Turismo per dare una limitazione nel tempo e nello spazio agli affitti brevi nelle città d’arte. Questi affitti impediscono agli studenti di trovare immobili a basso costo e dall’altro fanno aumentare la ‘gentrificazione’ dei centri storici. Il rischio è anche quello che il flusso turistico ne risenta, visto che il turista viene da noi per vivere un’esperienza”.

Infine, un cenno alla legge sull’elezione diretta dei sindaci di cui quest’anno ricorre il trentennale e sul reato di abuso di ufficio. “Certamente la legge 81 ha conferito maggiore stabilità alle amministrazioni locali e potrebbe essere una buona soluzione anche per il governo del Paese. Come ha detto il Capo dello Stato il sindaco è il terminale più esposto e tra le sue responsabilità vi è di decidere se rischiare l’abuso di ufficio oppure un’omissione di atti di ufficio. Il 97% dei sindaci indagati non sono stati nemmeno rinviati a giudizio, anche se resta il danno reputazionale che spinge molti a lasciare la politica. Non chiediamo né impunità, né immunità, ma solo che il reato di abuso abbia un confine definito, come è adesso è un terno a lotto, ti puoi trovare indagato per qualsiasi motivo”, ha concluso.

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