Migranti e Asilo, nuove proposte UE
Secondo Eurostat (l’istituto statistico dell’UE) al 1º gennaio 2021, il numero totale di cittadini extracomunitari residenti nell’UE era di 23,7 milioni, ovvero il 5,3% della popolazione dell’UE. La maggior parte dei cittadini stranieri presenti nei paesi dell’UE proveniva da paesi terzi, le cause della migrazione sono numerose e vanno da sicurezza, demografia e diritti umani fino al cambiamento climatico. La migrazione è spesso il risultato di problemi strutturali e disuguaglianze socioeconomiche, che costringono le persone a cercare condizioni di vita migliori altrove. Il processo migratorio può anche portare a sfruttamento e discriminazione, mettendo in evidenzia le difficoltà nella gestione e il rispetto dei diritti umani globali. Il fenomeno è una concatenazione di fattori contrapposti, da una parte la spinta che porta le persone a lasciare il proprio paese; dall’altro il miraggio di andare dove si pensa di trovare migliori condizioni sociopolitiche.
Negli ultimi anni le persone arrivano in Europa per fuggire da conflitti, terrore e persecuzione nel paese d’origine, nel 2019, nell’UE è stato riconosciuto lo statuto di protezione a 384.245 richiedenti asilo, oltre un quarto dei quali provenienti dalla Siria, seguiti da profughi afgani e venezuelani. Secondo l’Organizzazione internazionale del lavoro delle Nazioni Unite, nel 2019 erano circa 169 milioni i lavoratori migranti nel mondo, ovvero le persone che migrano per trovare lavoro, pari a oltre due terzi dei migranti internazionali. Quasi il 70% si trovava in paesi ad alto reddito, il 18,6% in paesi a reddito medio-alto, il 10,1% in paesi a reddito medio-basso e il 3,4% in paesi a basso reddito. Fattori come crescita della popolazione, povertà, sicurezza umana e conflitti rendono difficile calcolare con precisione il numero di migranti ambientali presenti nel mondo, le stime variano dai 25 milioni a un miliardo di migranti ambientali entro il 2050. Ci sono stati 1,83 milioni di attraversamenti illegali delle frontiere esterne dell’Unione europea nel 2015, anche se questo numero è sceso a 125,100 nel 2020,
Tra i motivi sociopolitici che spingono le persone a scappare dal proprio paese ci sono le persecuzioni etniche, religiose, razziali, politiche e culturali, la guerra o la minaccia di un conflitto e la persecuzione da parte dello stato sono fattori determinanti per la migrazione. Coloro che fuggono da conflitti armati, violazioni dei diritti umani o persecuzioni possono essere definiti profughi o migranti umanitari, e questa loro condizione influenza la loro destinazione, in quanto ci sono paesi che hanno un approccio più liberale di altri per quanto riguarda l’accoglienza dei richiedenti asilo. Incidono poi i cambiamenti demografici, l’invecchiamento o la crescita della popolazione possono influire sia sulle opportunità lavorative nei paesi d’origine sia sulle politiche d’immigrazione nei paesi di destinazione. L’immigrazione demografica ed economica è legata alle scarse condizioni di lavoro, a agli alti tassi disoccupazione e stato di salute generale dell’economia di un paese. I migranti sono attratti dalla possibilità di potere avere salari più alti, maggiori possibilità di lavoro, miglior qualità di vita e opportunità di studio.
L’Unione europea ha incoraggiato la migrazione legale per affrontare la carenza di manodopera, colmare le lacune di competenze e stimolare la crescita economica, mettendo in atto alcuni provvedimenti: la Carta Blu UE, un permesso di lavoro e di soggiorno che consente ai cittadini extracomunitari di lavorare e vivere in un paese dell’UE, a condizione che siano in possesso di una laurea o di un titolo equipollente, e un’offerta di lavoro che soddisfi una soglia salariale minima. Il Permesso Unico, un permesso combinato di lavoro e soggiorno, rilasciato per un massimo di due anni dal paese dell’UE. Lo status di soggiornante di lungo periodo nell’UE, che consente alle persone provenienti da paesi extra UE di soggiornare, lavorare e circolare liberamente nell’UE per un periodo indefinito.
L’immigrazione recente ha evidenziato i limiti del sistema europeo di asilo, spingendo l’Unione europea all’azione, la risposta europea si sta concretizzando in un Nuovo patto UE sull’immigrazione e asilo. Un modo per gestire in modo efficace i flussi migratori, occupandosi di richieste d’asilo e protezione delle frontiere esterne, una volontà che è da molti anni una delle priorità dell’UE. Nell’aprile 2023 il Parlamento ha approvato la sua posizione sul nuovo patto sulla migrazione e l’asilo e avvierà ora i colloqui con i paesi dell’UE con l’obiettivo di concludersi entro febbraio 2024. Il nuovo patto sulla migrazione e l’asilo stabilisce procedure migliorate e più rapide in tutto il e sistema migratorio e rappresenta una revisione del regolamento Dublino. Viene stabilito quale paese debba gestire ogni richiesta di asilo, approvare il sistema proposto incoraggerebbe i paesi membri dell’UE a contribuire in modo flessibile, adottando misure come la ricollocazione dei richiedenti asilo dal paese di primo ingresso o il rimpatrio di persone senza diritto di soggiorno. Il nuovo sistema ipotizzato si basa sulla cooperazione volontaria, attraverso forme flessibili di sostegno, che potrebbero diventare obbligatorie in periodi di maggiore pressione.
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