Centrafrica, le priorità della nuova Presidente
Lo scorso 20 Gennaio, il Parlamento centrafricano ha eletto come suo Presidente una donna, la prima nella tormentata storia del Paese. Catherine Samba-Panza, che viene descritta come una combattente, con una lunga esperienza politica alle spalle ha immediatamente lanciato un “concitato appello” a deporre le armi. Ha da subito ricevuto un forte sostegno internazionale, militare ma anche finanziario, ma il lavoro che l’aspetta è infinito.
La sindachessa della capitale Bangui ama presentarsi come una mamma, con grande senso materno e con il grande desiderio di placare le tensioni. Una madre che vuole vedere i suoi figli vivere in pace. Tra gli otto candidati, era senza ombra di dubbio l’unica a poter raccogliere i maggiori consensi. Forse perché questa cinquantottenne, esperta del diritto delle assicurazioni, si è sempre tenuta lontana dalla lotta tra clan rivali. Un portavoce delle milizie cristiane anti-balaka ha salutato la sua elezione, soprattutto per il fatto che una donna accedesse, in Centrafrica, per la prima volta ad un simile incarico. “Le donne hanno cominciato a opporre resistenza a Djotodia. Ed è una donna che può portare la Pace”, ha dichiarato Sebatien Wenezui. Catherine Samba-Panza succede a Michel Djotodia, capo dell’ex coalizione ribelle Seleka che si è dimesso lo scorso 10 Gennaio, su pressione della Comunità Internazionale. Ha battuto, al secondo turno, Desiré Kolingba, figlio dell’ex Presidente André Kolingba. Catherine Samba-Panza era la favorita dei diplomatici stranieri e, subito dopo essere stata eletta, la nuova Capo di Stato ad interim ha lanciato un appello al disarmo delle milizie e dei gruppi armati. La nuova Presidente del Centrafrica ha anche menzionato un’altra priorità: quella di creare le condizioni affinché i 600mila centrafricani che sono fuggiti all’estero possano rientrare nel Paese e che i 450mila rifugiati possano lasciare i campi e tornare nelle loro case. Ovviamente anche la questione economica è tra le grandi priorità. Vanno assolutamente rilanciati sia lo Stato che l’Amministrazione. Ricordiamo che gli stipendi non vengono più versati a funzionari ed impiegati da 4 mesi. In Francia, Francçois Hollande, che ricopre un ruolo importante nella mobilizzazione della Comunità Internazionale sulla crisi centrafricana, dopo aver fatto le congratulazioni alla neoeletta Presidente, ha assicurato che la Francia sarebbe rimasta al suo fianco in questo compito difficile. Anche la classe politica centrafricana ha applaudito questa elezione (ex Seleka compresi), convinta che fosse la scelta migliore che si potesse fare per conciliare una Nazione rosa dalla crisi. L’Onu ha dichiarato che questa elezione segnava un “nuovo inizio” per il Paese e la fine della “insensata violenza ”.
Gli scontri sono cominciati nel Marzo 2013, quando un colpo di Stato del Seleka, Movimento in maggioranza musulmano, ha cacciato dal potere il Presidente Bozizé. Da allora, gli atti di violenza hanno causato la morte di 2000 persone e un milione di persone ha trovato rifugio nei campi profughi. A Bruxelles, i Ministri degli Affari Esteri dell’UE hanno dato lo scorso lunedì via libera all’invio di un contingente di 500 uomini in appoggio alle truppe francesi e dell’ONU già di stanza in Centrafrica. Si tratta della prima operazione militare dell’UE di un certo peso da sei anni a questa parte. Per ora solo l’Estonia si è impegnata ad inviare un suo contingente. Anche Lituania, Slovenia, Finlandia, Belgio, Polonia e Svezia sono tra quei Paesi che pensano inviare dei soldati. Gran Bretagna, Germania e Italia invece hanno già detto che non avrebbero inviato truppe. Il 28 Gennaio L’ONU ha approvato l’operazione che dovrebbe avere inizio ai primi di Marzo. La Francia è presente in Centrafrica da inizio Dicembre con 1600 soldati dell’operazione “Sangaris”. Per ora non è riuscita a mettere fine alle violenze tra etnie e religioni che sconvolgono il Paese. La Forza africana sotto mandato ONU (Misca) conta su 4500 uomini – tutti provenienti da altri Paesi africani – cifra che dovrebbe arrivare a seimila unità.
Il 27 Gennaio il Primo Ministro André Nzapayeke, nominato dalla neoletta Presidente Samba-Panza, ha formato il suo Governo di transizione, composto sia da ex ribelli Seleka che da milizie cristiane, così come da personaggi di peso della politica centrafricana. Tra i 20 Ministri ci sono sette donne. L’annuncio arriva in un clima teso. La capitale, Bangui, vive da giorni una nuova fiammata di violenze tra cristiani e musulmani. Le Nazioni Unite non si sono tirate in dietro e con la Risoluzione adottata martedì scorso, hanno deciso di attuare sanzioni mirate (congelante dei beni e ritiro del passaporto) verso “individui ed entità (…) che minaccino la pace, la stabilità o la sicurezza in RCA (…), ostacolino il processo politico di transizione, violino i Diritti Umani, blocchino la distribuzione degli aiuti umanitari o violino l’embargo sulle armi verso il Centrafrica instaurato a Dicembre dal Consiglio.” Infine questa Risoluzione invita il Governo ad accelerare la transizione politica organizzando delle elezioni “appena possibile”, “al più tardi nel Febbraio 2015 e preferibilmente nel secondo semestre del 2014” e rafforza i mezzi della Rappresentanza dell’ONU in RCA (Binuca) che aiuterà ad organizzare le elezioni. Priorità numero uno del nuovo Governo di transizione: fermare le esazioni. La Comunità Internazionale sembra decisa di non lasciarlo solo.
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