Italia, PIL oltre le previsioni
L’Istat ha appena pubblicato i dati del PIL italiano relativi al primo trimestre 2023 e le cose non sono affatto andate male. Il nostro Prodotto Interno Lordo, trainato da servizi e turismo, è cresciuto dello 0,6% rispetto al trimestre precedente e dell’1,9% rispetto allo stesso dato del 2022. Molto meglio delle previsioni e dei nostri partner europei: la Germania ha registrato una discesa del PIL dello 0,3%; la Francia ha evidenziato una modesta crescita del PIL dello 0,2%. L’Eurozona per il secondo trimestre consecutivo ha evidenziato un calo del PIL dello 0,1%.
Le prospettive – L’Istat, nelle sue previsioni sull’economia italiana prevede una crescita per il 2023 dell’1,2%. Si tratta di un dato decisamente confortante e superiore alla crescita prevista sia in Francia (+0,7%) che in Germania (+0,2%). Da evidenziare a questo proposito che queste proiezioni dell’Istat non derivano da un campanilistico ottimismo, ma sono ampiamente condivise sia dalla Commissione europea che dall’OCSE nel suo outlook di giugno.
Le eventuali minacce – Ovviamente non tutto può esser rose e fiori e infatti il citato outlook dell’OCSE prevede una crescita del PIL italiano, nel 2024, limitata a +1%, molto al di sotto della crescita prevista per l’Eurozona (+1,5%). Questa perdita di slancio della nostra economia nel 2024 dipende essenzialmente da due fattori. Il primo è che il progressivo aumento dei tassi inizia a pesare sul nostro comparto produttivo: ad aprile la produzione ha registrato il quarto calo consecutivo, diminuendo dell’1,9% rispetto a marzo. Il secondo fattore ha a che fare con il rallentamento delle economie dei nostri principali partners europei, in particolare Francia e Germania, e sta rallentando anche il nostro export, che sino ad oggi è stato trainante (+9,4% nel 2022 e +1,5% previsto per il 2023).
A ben vedere, gli antidoti contro queste minacce esistono già: per disinnescare la prima minaccia è importante una politica monetaria prudente ed equilibrata, come invocata da Visco e Panetta; per attenuare la seconda minaccia è invece indispensabile mettere a terra immediatamente gli investimenti e le riforme previsti dal PNRR.
[NdR – Fonte Teleborsa.it che si ringrazia per la collaborazione – Andrea Ferretti è docente al Master in Scienze economiche e bancarie europee LUISS Guido Carli]
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