MES, l’Italia in un pericoloso stallo
Il Meccanismo europeo di stabilità (MES) è al centro del dibattito politico dopo il via libera delle opposizioni di fronte ad una maggioranza divisa. Esistono però delle novità che potrebbero far uscire l’Italia da una pericolosa situazione di stallo.
Come noto, tutti i Parlamenti dei Paesi europei hanno già ratificato un pacchetto di modifiche a questo Fondo salva-stati, nato nel 2010 a tutela della stabilità finanziaria dell’Eurozona. Tutti ad eccezione di quello italiano e questo perché esiste un movimento politico, dentro e fuori la maggioranza, che è storicamente contrario al MES, in quanto accusato di minacciare, in caso di un suo utilizzo, la sovranità dei Paesi in difficoltà.
L’inutilità di un No al MES – Una chiusura aprioristica al MES appare davvero inutile, perché oggi non si sta discutendo di un utilizzo dei fondi del MES, ma solo di alcune modifiche al suo funzionamento. L’attivazione del Meccanismo rimane sempre indissolubilmente legata a ad una esplicita richiesta da parte del Paese in difficoltà. Inoltre, l’idea di forzare la mano alla Commissione europea, cercando di barattare un nostro assenso al MES con un nuovo Patto di stabilità più indulgente verso le esigenze italiane non ha grandi probabilità di successo. Gli altri Paesi, infatti, hanno dimostrato da tempo di on avere nessuna intenzione di legare le due questioni, che rimarranno drasticamente separate.
La rischiosità di dire No – L’ultima cosa che deve fare un Paese di 2.800 miliardi di euro di debito pubblico e con una spesa per interessi sul debito che, nel 2026, raggiungerà i 100 miliardi, è quella di perdere credibilità sui mercati internazionali. E se l’Italia, che aveva dato l’assenso alle modifiche sul MES con il governo Conte Bis, ora facesse un rapido dietrofront, negando la ratifica, perderebbe appunto credibilità e verrebbe percepita come meno affidabile dai mercati.
La novità – In attesa dell’imminente dibattito parlamentare sulle modifiche al MES, il Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) a trazione leghista, guidato dal Ministro Giorgetti, ha fatto irruzione sulla scena evidenziando due cose: a) le modifiche al MES non comportano alcun grave rischio per le nostre finanze pubbliche; b) la ratifica in esame, costituendo un chiaro segnale di una coesione a livello europeo, ridurrebbe l’attenzione e la pressione dei mercati sul debito die Paesi più esposti come l’Italia.
In conclusione, la speranza è che, con il tempestivo parere del Ministero di Giorgetti, la maggioranza storicamente perplessa sul MES, abbia voluto creare una base tecnica sulla quale poggiare una transizione politicamente sostenibile verso una ratifica di fatto ineluttabile, Anche perché più si rimanda la decisione sul MES e più cresce il nostro isolamento in Europa ed aumenta la vulnerabilità del nostro debito a fronte di imprevedibili shock esterni.
[NdR – Fonte Teleborsa.it che si ringrazia per la collaborazione – Andrea Ferretti è docente al Master in Scienze economiche e bancarie europee LUISS Guido Carli]
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