Cronache dai Palazzi

Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, sbarca in Sud America, in visita nella repubblica del Cile e nella repubblica del Paraguay. El mandatario europeo, ossia il fiduciario dell’Unione europea, lo definiscono i popoli di quelle zone, mentre il presidente Mattarella ha evocato l’immagine “degli avvocati delle buone cause”.

Il viaggio del capo dello Stato in Sud America è in continuità con un asse di incontri avuti a Roma, come quello con il presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva, con il presidente della Repubblica di Cuba Miguel Díaz-Canel Bermúdez e con il presidente uscente del Paraguay Mario Abdo Benítez.

Mattarella prefigura e invoca, per l’appunto, un proficuo e costruttivo dialogo fra l’Unione europea e i Paesi dell’America Latina, con l’obiettivo di emancipare entrambi i fronti dai cosiddetti grandi. Servono “avvocati” di Paesi – circa una cinquantina – ai quali nell’epoca attuale “la realtà multipolare propone collaborazione e dialogo su base bilaterale con giganti come gli Usa e la Cina” Si tratta di una scommessa essenziale e decisiva e “non sfugge a nessuno il valore che assumerebbe la proposta di una prolungata partnership tra le Nazioni di due continenti che condividono gli stessi valori e partecipano di esperienze basate su eguaglianza e rispetto reciproco’’.

Un banco di prova, non molto lontano, potrebbe essere il vertice dei capi di Stato e di governo dell’Ue e degli Stati latinoamericani e caraibici (Celac) che si terrà il 17 e il 18 luglio a Bruxelles, e durante il quale si discuterà di pace, di democrazia e di sviluppo.

Nel corso della sua Lectio magistralis all’Università di Santiago del Cile, il presidente Mattarella ha sottolineato, non a caso, la necessità di sentirsi uniti in quanto siamo di fronte a “sfide che riguardano la sopravvivenza dell’umanità” – come ad esempio l’emergenza climatica – che dovrebbero allontanarci dalla “logica del conflitto e dall’affiorare di spinte al confronto militare, che distraggono risorse”, essenziali per poter realizzare ben altro. Il Paraguay, ad esempio, è un Paese all’avanguardia per quanto riguarda le energie rinnovabili, dato che il 100 per cento dell’energia che produce proviene da fonti energetiche cosiddette pulite. In questo contesto, quindi, la collaborazione tra il nostro Paese e il Paraguay potrebbe favorire il passaggio, “graduale ma veloce” – ha precisato Mattarella – verso un approvvigionamento di energia più sostenibile, in grado di ridurre concretamente le emissioni di CO2 nell’atmosfera.

Italia e Paraguay possono inoltre collaborare sul “versante culturale”, ha sottolineato il presidente Mattarella, oltre che nel campo della “sicurezza” per quanto riguarda “corruzione e criminalità organizzata” e, di conseguenza, per “la tutela dei diritti umani, la tutela della democrazia” che rappresenta “il fondo dell’amicizia” tra i due Paesi, con gli occhi rivolti verso “la volontà di pace e di collaborazione della comunità internazionale”.

In particolare, “in questo momento carico di tensioni – ha sottolineato Mattarella – il richiamo ai criteri che accomunano Paraguay e Italia” è doveroso, oltre che il richiamo alle modalità secondo le quali in un contesto globale si sviluppano “relazioni internazionali, pace, collaborazione, apertura, aiuto reciproco, comprensione”. In questo contesto il rapporto tra Unione europea e America Latina dovrà essere sempre più “intenso”, il Celac sarà a Bruxelles già nei prossimi giorni, il 17 e il 18 luglio, un incontro preparato nei minimi dettagli a giugno dal tour della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen in Brasile, Argentina, Cile e Messico.

Ci si augura che il suddetto incontro tra Ue e Celac sia “concretamente un appuntamento di successo, di sviluppo della collaborazione”, ha auspicato il nostro capo dello Stato. “È in corso un negoziato che riteniamo fondamentale”, ha sottolineato Mattarella, “che se velocemente risolto apre prospettive di grande convenienza” sia ai Paesi dell’America Latina sia all’Unione europea, e “consente anche a questo immane complesso di collaborazione economica un ruolo nel mondo particolarmente incisivo, un puntello di pace nel mondo”.

La visita ufficiale del presidente Mattarella in Cile è stata, molto probabilmente, anche l’occasione per rafforzare il partneriato economico con il Cile, ricco di materie prime: rame, ferro e litio, indispensabile per le batterie elettriche.

Ricordando l’attuale “aggressione russa all’indipendenza dell’Ucraina”, il presidente Mattarella ha sottolineato inoltre la responsabilità di tutti, sia dell’Unione europea sia dell’America Latina che “possono e devono essere autrici di messaggi e iniziative di pace, rispetto del diritto internazionale, giustizia sociale e sviluppo”. La necessità di procedere con cautela istituzionale appare evidente. “L’attuale contesto globale è molto incerto. Assistiamo a un moltiplicarsi di crisi, a tentativi di intaccare un ordine internazionale fondato sulle regole e sul multilateralismo”. Le emergenze sono di diversi tipi e attraversano vari settori, dal settore “energetico, alimentare, della legalità, dello Stato di diritto, della corretta informazione, della tutela delle libertà fondamentali”.

Nonostante le difficoltà evidenti e diffuse, il presidente Mattarella auspica che il 2023 segni un nuovo “punto di partenza” nelle relazioni tra Italia, Europa e Sud America, anche in virtù di una memoria condivisa contro ogni forma di dittatura e di autoritarismo difendendo, sempre, “il coraggio della verità” e pronunciando un forte “no a ogni negazionismo, brodo di coltura di nostalgie autoritarie”. Il nostro capo dello Stato ha ricordato il golpe del generale Pinochet e la tragica morte di Salvador Guillermo Allende Gossen, “martire della democrazia”, presidente del Cile dal novembre del 1970 al settembre 1973.

Mattarella ha inoltre deposto una rosa al monumento in onore di Lumi Videla, militante del movimento rivoluzionario uccisa a 26 anni, nel 1974: il 21 settembre di quell’anno il suo cadavere venne gettato nel giardino dell’ambasciata italiana, anche con l’obiettivo di screditare la protezione ai dissidenti garantita dalle mura italiane. La memoria comune è quindi profonda e soprattutto guarda avanti, verso un futuro orientato dal rispetto dei diritti umani e dai cardini della libertà e della democrazia.

Il Cile di Boric, nello specifico, è alle prese con la riscrittura di una Costituzione che superi quella varata negli anni della dittatura. Un’iniziativa non semplice, che è già fallita una volta. In sostanza, i valori che legano i due Paesi hanno tessuto il filo conduttore della Lectio magistralis del presidente Mattarella all’Università di Santiago del Cile, di mercoledì 5 luglio.

Circa mezzo secolo fa l’ambasciata italiana a Santiago si trasformò nel rifugio dei dissidenti perseguitati dalla dittatura di Augusto Pinochet. Vennero accolti a centinaia e a centinaia vennero salvati. Come ha ricordato il presidente Mattarella, fra Cile e Italia – come tra Paraguay e Italia – ci sono storie che si intrecciano, vicende di politica e di famiglie, legami di sangue. Di resistenza ai regimi e di emigrazione.

Nel frattempo la Commissione europea ha presentato il suo quarto rapporto sullo Stato di diritto e nella parte dedicata al nostro Paese mette in evidenza alcuni punti critici della riforma della giustizia del ministro Carlo Nordio, varata in Consiglio dei ministri il mese scorso: “È stata presentata una proposta di legge che mira ad abrogare il reato di abuso di ufficio pubblico e a limitare la portata del reato di traffico di influenze”, rilevano gli analisti di Bruxelles, aggiungendo: “Ma queste modifiche depenalizzerebbero importanti forme di corruzione e potrebbero compromettere l’efficace individuazione e lotta alla corruzione”. Segnalati comunque dei “progressi significativi” per quanto riguarda la digitalizzazione del sistema della giustizia, un indicatore essenziale anche in virtù della messa a terra del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Il governo italiano difende a sua volta la nuova riforma della giustizia ribadendo, in particolar modo, che “i sindaci devono essere messi in condizione di lavorare” e “non spaventati da provvedimenti normativi che li mettono in condizione di essere inattivi”. Nella pratica, il reato di abuso di ufficio dovrebbe essere “rivisto”, considerando anche il fatto che circa il 93% dei processi legati all’abuso di ufficio finisce nel dimenticatoio. Non a caso il Guardasigilli Carlo Nordio ha definito l’abuso di ufficio (articolo 323 del codice penale) un reato dalle “conseguenze perniciose”, mettendo in evidenza “la delegittimazione di molti personaggi politici che hanno visto compromessa anche la carriera politica, per indagini che si sono concluse nel nulla”. Per quanto riguarda la paura della firma da parte degli stessi sindaci, infine, produrrebbe un “grande danno economico” per i cittadini.

Secondo il ministro Nordio cancellare il suddetto reato non provocherà in sostanza un vuoto di tutela, in quanto contro il malaffare “il nostro arsenale è il più agguerrito d’Europa”. Critiche ovviamente le opposizioni. Per il Movimento Cinque Stelle “anche all’interno dell’Unione europea scatta l’allarme per il contenuto del disegno di legge Nordio” che rappresenterebbe “un durissimo colpo all’affermazione della Giustizia nel nostro Paese”. Critica ma obiettiva, invece, Azione che rileva come la corruzione non sia per nulla affrontata o tantomeno enfatizzata, e inoltre non risulta essere corretto al cento per cento il fatto che l’abrogazione del reato di abuso di ufficio, e la conseguente limitazione del traffico di influenze, depenalizzerebbe varie forme di corruzione.

Slitta infine a novembre la tanto attesa ratifica del Mes. L’Aula di Montecitorio ha approvato con 195 voti favorevoli e 117 contrari la sospensiva, presentata dalla maggioranza. Il nostro Paese è l’unico Stato membro dell’Ue a non aver ancora ratificato il Meccanismo europeo di stabilità. A novembre la Commissione europea dovrà vagliare anche la legge di bilancio italiana e, per giunta, le elezioni Europee (2024) saranno sempre più vicine: un contesto in cui le tensioni all’interno della maggioranza e dell’intero sistema politico potrebbero acuirsi. Di conseguenza, il voto in Europa potrebbe inoltre modificare gli equilibri anche a Bruxelles.

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