Nella terra degli Indiani

Il fatto è di pubblico dominio: una ragazza denuncia per stupro il figlio di un noto politico. Storia orrenda trattata in modo pessimo. Non entro nel merito, cosa è successo e se il fatto è andato come la ragazza racconta: saranno i giudici a stabilirlo non certo noi. Però la giuria popolare e popolana (quella, per intenderci, fatta da non noti o noti così così o autorevoli personaggi) si è già espressa. In modo becero in ogni luogo e ogni lago. Perché lei, pare, si era drogata e quindi ecco, allora che dicevamo, insomma. Perché lei allora ci stava non è vero che non ci stava.

La cosa più deprimente è come un padre ahimè colpito difenda il suo ragazzo gettando discredito sulla ragazza. Invece di tacere o al massimo dire confido nella giustizia. Ma che cavolo Ignà, sei la seconda carica dello Stato e statti zitto. Ma no, con che veemenza. Poi un giornalista interviene, anzi che non hanno messo in giro la voce che la ragazza è di sinistra, aspettiamo fiduciosi.

Nel balletto delle istituzioni ci hanno tirato dentro anche colei che dovrebbe essere la voce autorevole delle pari opportunità tra uomini e donne. E lei che fa? Una dichiarazione: non entro nei casi individuali (ma questo è una carica dello Stato cavolaccio) posso però dire che egli ha proposto per la prima volta una manifestazione di soli uomini per contrastare la violenza contro le donne.

Ah, vabbè allora ditelo. E certo che tutto va bene. La tristezza della vicenda, oltre allo spessore dei personaggi, è anche il linguaggio che sembra all’improvviso sdoganato e che spero non ci riporterà indietro nel tempo fino alle palpate sugli autobus, agli insulti e alla beceraggine. Eppure, Ignà, ti stavi posizionando bene e poi questo scivolone.

Mi auguro che si chiarisca tutto e che tutti si prendano le proprie responsabilità. Certo è che molto spesso si è portati a dare la colpa alla donna perché si sa la donna è tentatrice e l’uomo è cacciatore. Anzi che ancora non è uscita una storia sul passato di questa ragazza, chissà di cosa è colpevole.

Ne escono tutti con le ossa rotte. E con una oceanica figura di guano. Nemmeno il pallido sorriso dopo aver saputo della sfrenata passione del politico per le tribù indiane ci conforta un momento. Adesso sediamoci nella tenda a meditare su storie che non evocano praterie e guerrieri Comanche ma che portano a galla la presunzione del lei non sa chi sono io, mio figlio non farebbe mai una cosa così, sarà stato provocato. Augh!

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