Farò l’ingegnera
Negli anni Settanta, anni scoppiettanti carichi di cambiamenti e rivoluzioni, ancora la migliore carriera per una ragazza era quella di fare la maestra o l’infermiera o, per le più avventurose, la hostess. Le cose sono molto cambiate per fortuna, le donne possono studiare qualsiasi cosa vogliano e lo dimostrano le statistiche: negli ultimi due anni, in Italia le immatricolazioni universitarie hanno registrato un aumento delle donne iscritte alle facoltà STEM (scienze, tecnologia, ingegneria e matematica). Il nostro paese si attesta quindi al 22% delle ragazze che scelgono corsi scientifici sul totale delle iscritte. Pur registrando un aumento in particolare per le immatricolazioni in informatica e tecnologie ICT (+15,74%), le materie scientifiche continuano ad essere percepite dalle ragazze come “poco adatte” a loro, sebbene – in base all’ultima ricerca realizzata da Ipsos per Save the Children – appassionino e incuriosiscano il 54% delle adolescenti a scuola.
Il W20 engagement group del G20 che si occupa di tematiche di genere, ha sempre dibattuto su questo argomento e proprio per questo tra i topic storici sin dall’inizio è stato presente un focus su digital. Sono molte le ragioni che portano a questi dati sulla situazione italiana. Molto, anzi, io credo quasi tutto dipende da un fattore culturale molto radicato che trasmette da generazione in generazione pregiudizi, alcuni magari non tanto evidenti ma quasi consolidati dalla tradizione. Ci sono molti studi antropologici sull’infanzia che sostengono quanto la tradizione di regalare bambole alle bambine possa essere visto come una disparità di genere.
La bambola, nel passato, magari tramandata da madre a figlia, magari oggetto fatto a mano di legno (non pensate alle bambole di adesso che sanno anche stirare) è la compagna della bambina che utilizza copiando i gesti della madre, la lava, la veste, la pettina. Poi magari le cuce un vestitino, insomma si prende cura di lei, ci dorme, è la sua sorellina minuscola.
Marta Villa, antropologa culturale dell’Università degli Studi di Trento ha scritto tempo fa un interessante articolo nel quale esaminava la bambola e il suo uso in culture antiche e diverse le une dalle altre. Concludeva il suo esame con una domanda: come reagiremmo se un bambino maschio ci chiedesse una bambola per giocare? Saremmo sicuramente stupiti e tenteremmo di distogliere la sua attenzione e veicolarla su cose più maschili come ad esempio macchinette. Perché siamo schiavi dei nostri pregiudizi.
Molta la strada da fare, Difficile pensare a un futuro privo di stereotipi e di tradizioni che nascondono convenzioni sbagliate e rituali di iniziazione. Il W20 porta avanti una battaglia e proprio in quest’ottica nel 2021 durante la presidenza italiana fu istituita la Commissione Cultural Change.
A volte leggo articoli dove è scritto che le ragazze non amano le materie scientifiche. E ti credo, per secoli ci avete fatto studiare per fare le maestre. Le nuove generazioni cambieranno le regole ne sono certa. Noi intanto facciamo del nostro meglio per aiutarle a vivere in un futuro mondo senza disparità di nessun genere.
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