Cronache dai Palazzi
“Vincere l’indifferenza e combattere le zone grigie della complicità con la stessa fermezza con cui si contrasta l’illegalità”. Ricordando la strage di via D’Amelio del 19 luglio 1992, il capo dello Stato ha ribadito che non ci si può limitare all’arresto di boss e gregari ma occorre indagare e fare luce sulle connivenze e “costruire solidarietà e cultura dove invece le mafie puntano a instillare paura”. Tutto ciò anche alla luce della riforma Nordio per cui il presidente Mattarella ha concesso un sì quasi automatico, ma rimangono le perplessità del Colle in primo luogo a proposito del reato di abuso d’ufficio e per quanto riguarda la limitazione del traffico di influenze. Il ddl prevede inoltre il divieto di pubblicare intercettazioni che non siano incluse nella motivazione di un provvedimento. Per tutelare le persone estranee al processo, PM e giudici dovranno stralciare ogni riferimento contenuto sui vari documenti.
Il presidente della Repubblica ha quindi autorizzato la presentazione alle Camere di un contestato disegno di legge (contestato non sono dalle toghe) che prevede “modifiche al codice penale, al codice di procedura penale, all’ordinamento giudiziario e al codice dell’ordinamento militare”. Le ipotesi di abrogazione del reato di abuso di ufficio e quello che riduce la portata del traffico di influenze sembrano inoltre incompatibili con le scelte anticorruzione che l’Unione europea intende invece rafforzare, decisioni che potrebbero generare contrasti con i partner europei.
Occorre quindi apporre delle modifiche alla riforma della Giustizia impostata dal ministro Carlo Nordio per non aprire dei fastidiosi contenziosi con Bruxelles, oltre che internamente con la magistratura già sul piede di guerra. Mattarella ha firmato il ddl al contrario di un decreto legge che avrebbe potuto respingere. Sono otto gli articoli del disegno di legge firmato da Carlo Nordio sulla riforma della Giustizia, che dopo essere stato firmato dal capo dello Stato raggiungerà la commissione Giustizia del Senato.
Una direttiva europea ribadisce che “l’abuso d’ufficio non può essere abolito”; direttiva del Parlamento e del Consiglio europeo sulla lotta alla corruzione che la maggioranza di governo ha bocciato nella commissione parlamentare sulle Politiche della Ue. Le istituzioni europee ribadiscono la necessità dell’abuso di ufficio in quanto “risulterebbe palesemente in contrasto con il principio di sussidiarietà e con quello di proporzionalità”. In questo contesto si acuisce lo scontro interno tra maggioranza e opposizione per cui Antonio Tajani (FI) afferma che “a livello europeo, la questione dell’abuso di ufficio è una facoltà del singolo Stato nazionale”. Mentre il capogruppo dem in Senato, Francesco Boccia, critica aspramente la controparte politica: “Ieri la pace fiscale e i condoni, oggi il no alla direttiva europea anticorruzione. Ecco la destra italiana”. I pentastellati espongono un’analisi ancor più cruda: “Una bocciatura clamorosa non solo perché va contro le raccomandazioni del presidente della Repubblica Mattarella e le rassicurazioni della stessa premier Meloni, ma anche perché il parere di maggioranza è motivato con l’argomentazione clamorosamente falsa che l’Unione europea non ha competenza, secondo loro, in materia di armonizzazione delle legislazioni nazionali”.
La premier Meloni assicura che il reato di concorso esterno in associazione mafiosa non verrà modificato: “Non c’è e non c’è stato nessun provvedimento su questo”, ha affermato la premier Meloni. Un reato che “se esiste solo in Italia” molto probabilmente si tratta di “una stortura”, ha affermato Licia Ronzulli, capogruppo di FI a Palazzo Madama.
Nel frattempo il Guardasigilli a Montecitorio per il question time manifesta il proprio “sdegno” per coloro che lo definiscono “favoreggiatore della delinquenza mafiosa” e ribadisce che la modifica del reato di concorso esterno in associazione mafiosa non fa parte del programma di governo. Nordio assicura: “Non ci sarà alcun affievolimento nel contrasto alle mafie”. Ciò non vuol dire però che non possa svilupparsi un dibattito sul reato di concorso esterno. “La stessa Cassazione – ha affermato il ministro Nordio – ha talvolta cambiato indirizzo”. In quanto “la Corte ha ridefinito il concetto di criminalità organizzata in senso assai restrittivo, con il rischio di compromettere molti processi in corso per reati gravissimi”. In questo contesto, “nell’ultimo Consiglio dei ministri di concerto con la presidenza abbiamo annunciato un decreto legge proprio per definire, con i doverosi criteri di tassatività e specificità, i reati di criminalità organizzata, ha spiegato il Guardasigilli.
Bruxelles bacchetta comunque il nostro Paese per l’abolizione dell’abuso di ufficio prevista dalla riforma Nordio: “Queste modifiche proposte depenalizzerebbero importanti forme di corruzione e potrebbero avere un impatto sull’efficace individuazione e lotta alla corruzione. Quest’ultima è una priorità per la commissione”, sottolinea l’Ue. Anche per il presidente dell’Associazione nazionale magistrati (Anm), Giuseppe Santalucia, “l’abrogazione totale dell’abuso di ufficio suscita molte perplessità”. Dal fronte delle opposizioni una parte dei dem afferma che andrebbe “corretto e non annullato” e non può trasformarsi in “una scelta contraria alle direttive anticorruzione europee”.
Per quanto riguarda la separazione delle carriere, invece, secondo il presidente Santalucia rappresenterebbe “un passo verso la sottoposizione al controllo. Inoltre c’è una proliferazione di organi di governo autonomo che stanno ridimensionando il principio di autonomia della magistratura”.
Su un altro fronte la Capitale si prepara ad accogliere la Conferenza su sviluppo e migrazioni, un progetto di ampio respiro a lungo meditato e organizzato attraverso un laborioso lavoro di relazioni diplomatiche con i Paesi del Nordafrica, coltivate in particolare negli ultimi mesi. “Impegni e soluzioni condivise per il Mediterraneo e per l’Africa”, assicura Palazzo Chigi. La Conferenza, che si svolgerà a Roma presso la Farnesina domenica 23 luglio; sarà l’occasione per “avviare un percorso internazionale per attuare misure concrete per la crescita e lo sviluppo del Mediterraneo allargato e l’Africa; affrontare le cause profonde dei flussi irregolari per sconfiggere l’attività criminale dei trafficanti di esseri umani; individuare soluzioni a tutela dell’ambiente cogliendo le sfide della diversificazione energetica e del cambiamento climatico”.
È la prima ‘Conferenza internazionale su sviluppo e migrazioni’, organizzata da Palazzo Chigi: “Si tratta di un’iniziativa di politica estera dove l’Italia esercita il suo ruolo centrale nel Mediterraneo allargato con il fine di dare avvio a un percorso pluriennale, con impegni concreti e verificabili da parte degli Stati partecipanti sui temi dello sviluppo e delle migrazioni”, si legge nella nota dell’esecutivo. Un’ampia azione diplomatica che ha avuto inizio diversi mesi or sono, che mira ad “affrontare le emergenze secondo un approccio integrato”, costruendo “un partenariato tra pari multidimensionale e di lungo periodo”. Condivisione delle responsabilità, solidarietà tra le Nazioni e rispetto della loro sovranità sono i principi fondamentali sui quali fondare l’impresa, con l’obiettivo di promuovere nel medio e lungo periodo un modello economico nuovo fondato sulla collaborazione fra gli Stati, mediante “la pianificazione e la realizzazione congiunta di iniziative e progetti in sei settori principali: agricoltura; energia; infrastrutture; educazione-formazione; sanità; acqua e igiene”.
Domani 23 luglio saranno presenti a Roma i leader di gran parte degli Stati della sponda Sud del Mediterraneo allargato, del Medio Oriente e del Golfo, capi di Stato e di governo, ministri degli Esteri, oltre ovviamente agli Stati Ue di primo approdo e alcuni partner del Sahel e del Corno d’Africa, i vertici delle istituzioni europee e delle istituzioni finanziarie internazionali. Un momento di studio e di riflessione multidisciplinare tra frontiere, conflitti e ricomposizioni culturali, per pianificare delle azioni concrete da mettere in pratica nel presente e in un futuro non troppo lontano, ispirandosi al cosiddetto “Piano Mattei” che risulta essere uno degli obiettivi principali dell’attuale azione di governo. Affrontare il presente guardando al futuro, in quanto, come ha affermato il presidente Mattarella intervenendo all’assemblea annuale di Federcasse, in occasione del 140° anniversario della costituzione della prima Cassa Rurale Italiana, “in economia – come in ogni ambito della vita di qualsiasi società – gli strumenti che vengono, di volta in volta, apprestati corrispondono al soddisfacimento di bisogni e aspirazioni”. In particolare “quando si tratta di strumenti collettivi, rispondono ad ansie di crescita di ceti sociali che propongono e accompagnano le trasformazioni di una società”.
Nelle “periferie dell’Italia unificata”, le banche cooperative hanno consentito a “persone – i cui diritti erano solo formalmente riconosciuti nello schema dello Stato liberale ottocentesco, con ceti ai margini della vita civile – di divenire eguali agli altri”. Una prospettiva che nel clima globale attuale può e deve essere allargata alle periferie esistenziali del mondo, alla ricerca di un nuovo modello economico di sviluppo che sia glocale. Occorre individuare strumenti di inclusione, di integrazione e di sviluppo dei territori come è avvenuto nell’Italia dello Stato unitario, modello di storia, di crescita culturale ed economica di un Paese che con non pochi sacrifici ha conquistato le proprie libertà diventando, in ogni modo, un esempio di democrazia, di partecipazione e di libertà, a partire dalla nostra esemplare Carta Costituzionale.
Come è compito della Repubblica “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale” (Art.3 Carta cost.) così a livello globale, è compito delle Conferenze internazionali rimuovere gli ostacoli che limitano la libertà (e le libertà), l’eguaglianza e il pieno sviluppo della persona umana in ambienti critici nel mondo, avendo appreso “la lezione per cui i principi trovano applicazione effettiva se vengono fatti vivere nelle diverse congiunture storiche con i loro continui mutamenti”.
Come ammoniva Leo Wollemborg – ministro delle Finanze e senatore in Francia nel 1890 – “l’ineguaglianza provocherà sempre più odio”, un’ammonizione alquanto attuale alla luce dei diversi conflitti in corso, a partire dalla situazione ucraina.
Per poter contribuire “alla causa della concordia sociale”, occorre ispirarsi a principi di solidarietà, di mutualità, di cooperazione e di pluralismo in grado di superare i modelli di sviluppo adottati fino ad oggi, per perseguire una pace giusta e duratura che sia anche una pace economica oltre che umana e sociale. Ricostruire la società e l’ordine internazionale sono stati i principali obiettivi a ridosso dei più importanti conflitti del Novecento e lo sono anche nel frangente attuale. La pace come un modello di convivenza civile liberata dai conflitti o in cui i conflitti possano trovare comunque una risoluzione pragmatica, in una prospettiva volta al progresso e di evoluzione permanente. Ogni singolo Stato deve assumersi le proprie responsabilità per perseguire un comune progetto di sviluppo sia sul fronte nazionale sia sul fronte internazionale, recuperando una politica che abbia una visione, fondata su obiettivi edificanti, che sia in grado di fronteggiare il presente ma, per l’appunto, con lo sguardo rivolto sempre al futuro.
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