La Spagna in stallo
Sono passati già cinque giorni dal fatidico “23J” (23 luglio), giorno delle elezioni politiche spagnole. Ma ad oggi ancora non è chiaro quale sarà il destino della prossima legislatura spagnola.
Un dato però è certo. La disfatta della sinistra alla fine non si è verificata, come invece tanto auspicavano i conservatori del Partito popolare, presieduto da Alberto Núñez Feijóo, nonché candidato come Primo ministro del prossimo governo.
La sinistra sánchista ha ottenuto ottimi risultati. L’attuale presidente del governo, Pedro Sánchez, festeggia insieme ai suoi elettori ed ai fedelissimi del partito il traguardo ottenuto e spera comunque in un possibile governo socialista. Effettivamente nulla è perso dato che hanno ricevuto ancora più voti rispetto alle politiche del 2019.
Le previsioni catastrofiche date dall’allarmante risultato delle elezioni municipali tenutesi a maggio, in cui si è riscontrato un clamoroso calo dei votanti del PSOE, si sono quindi rivelate non corrette. La rimonta di Sanchez è stata evidente e le speranze sono ancora vive per la sinistra spagnola.
Sánchez intanto festeggia il risultato ottenuto e crede che gli spagnoli, “votando il Partito socialista operaio spagnolo hanno frenato l’avanzata dei conservatori perché vogliono una Spagna diversa e credono nel futuro democratico che darebbe il PSOE, frenando l’avanzata conservatrice”.
Feijóo, che già sentiva di avere la vittoria in tasca e già si proiettava, fiduciosamente, come Primo Ministro del paese, ha dovuto ridimensionare le sue aspettative ed oggi è pronto a tutto pur di ottenere la presidenza dei prossimi quattro anni di governo. Anche a scendere a patti con il suo acerrimo rivale, Pedro Sánchez.
Il PP alle elezioni ha ottenuto 136 seggi e Vox (Ultraderecha) 33, ma insieme non arrivano ad una maggioranza per formare il governo. Vox, partito che gode delle simpatie della nostra premier Meloni, ha invece avuto un’enorme disfatta, che non si aspettava, a quanto dice Santiago Abascal, presidente del partito di estrema destra.
Feijóo non nasconde la sua intenzione di aprire un dialogo con Sánchez per provare ad arrivare ad un accordo. Accordo al quale però, non sembrano voler aderire con interesse né alcuni esponenti del PP e di Vox, né tantomeno alcuni esponenti del PSOE. E, ad oggi, Sánchez ancora non si è espresso a riguardo.
Secondo quanto dichiarato, alcuni esponenti di Vox sarebbero disposti (con l’obiettivo di raggiungere la maggioranza necessaria per governare) ad avere nel governo, giusto “quattro o cinque” ministri del PSOE, ma non di più e che siano di quelli “buoni”.
La portavoce del PP Cuca Gamarra, ribadisce che il PP, oggi, è il primo partito in Spagna perché, sebbene con una leggera maggioranza, ha superato il PSOE di Sánchez, e che Sánchez non dovrebbe ostacolare il governo di Feijóo poiché “gli spagnoli non meritano che venga ostacolato un governo, visto e considerato che Sanchez è il presidente uscente e che non ha ottenuto la maggioranza, quindi non è il “ganador” (vincitore) delle elezioni”.
La Spagna rimane ancora con il fiato sospeso e non sa quale sarà la sua sorte. Per ora bisogna attendere le tempistiche stabilite dalla legge elettorale, secondo cui, solo dopo cinque giorni dallo scrutinio è possibile iniziare le negoziazioni per il governo.
Tra il 31 luglio ed il 16 agosto inizieranno le votazioni presso la Plaza de las Cortes de Madrid, sede del Congresso di Spagna, da parte di Deputati e Senatori. Se si giungerà ad un accordo, il governo verrà formato durante la settimana del 21 agosto e quindici giorni dopo si celebrerà la sessione di investitura della nuova legislatura.
Se non si riuscirà a trovare un accordo tra le parti, da settembre si avranno altri due mesi a disposizione per eventuali aggiustamenti e intenti e se in questi due mesi nemmeno si arriverà ad un accordo, a novembre si scioglieranno le Corti ed è molto probabile un ritorno alle urne nel periodo natalizio.
Si raggiungerà un accordo? Si tornerà a votare? Se si dovrà ancora tornare alle urne sarà decisamente l’ennesimo colpo di grazia che riceveranno gli spagnoli, molti dei quali, dato il periodo estivo, avevano addirittura richiesto il voto per posta poiché in tanti non si sarebbero trovati nel loro domicilio a causa di vacanze estive già programmate da tempo.
Ma in fondo ne vale la pena e gli spagnoli lo hanno ben dimostrato perché l’affluenza alle urne ha superato il 70% in queste ultime elezioni politiche, quattro punti in più rispetto a quelle tenutesi nel 2019.
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