Cronache dai Palazzi

“Fra Italia e Stati Uniti ci sono comuni interessi strategici”, ha affermato la premier Giorgia Meloni durante la sua visita a Washington; mentre il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, rimuovendo il proprio giudizio sulla neopremier di dieci mesi fa, ha sottolineato: “Siamo diventati amici”. L’Italia è “un partner affidabile, capace di una leadership importante per noi americani”.

La presidente del Consiglio Meloni ha rimarcato il rapporto “solido” e consolidato del nostro Paese con la Casa Bianca, al di là dei “colori politici” dei diversi governi che si sono succeduti nel corso della storia repubblicana. Inoltre “dopo il conflitto in Ucraina il nostro rapporto con Washington è ancora più solido”, ha affermato Meloni; “abbiamo deciso entrambi di difendere il diritto internazionale”, ha sottolineato Biden.

L’America è “leader naturale nel mondo” ha ricordato Meloni e nel contempo, invitata da Pechino, la premier ha annunciato il proprio viaggio in Cina che sarà, molto probabilmente, “una delle prossime missioni” autunnali. Gli Stati Uniti rispettano il nostro Paese per quanto riguarda le decisioni da prendere, anche nei confronti della Cina per l’appunto. Con Biden “abbiamo parlato anche di Via della Seta. Ma se voi immaginate che l’approccio degli Usa sia chiedere o pretendere qualcosa dall’Italia, non è questo l’approccio”, ha detto Meloni rispondendo alle domande dei giornalisti, e puntualizzando: “Si fidano dell’Italia, della nostra postura e quindi il ragionamento è più ampio sui rapporti con la Cina”. Per ciò che concerne Pechino, nello specifico, “il mercato non può essere libero se non è anche equo altrimenti rischiamo di devastare i nostri sistemi industriali che hanno degli standard elevati che altri non hanno. Dunque non decoupling ma derisking nella definizione delle catene di approvvigionamento. È un dibattito che va fatto insieme alla Cina, non contro la Cina”, ha affermato Meloni da Washington.

L’ex ambasciatore Usa alla Nato, Kurt Volker, spiega la complessità della questione cinese: “Nutriamo preoccupazioni sulla Cina sul fronte della tecnologia, dello spionaggio e militare, ma è un quadro complesso”. Inoltre, aggiunge Volker, “la questione non è che gli Stati Uniti dicano all’Italia cosa fare: la Germania ha appena rivisto la sua politica sulla Cina, il punto è discutere e consultarsi su quelle che crediamo siano le linee rosse, i limiti, discuterne con la Nato, con l’Ue e individualmente, e sarà un tema da affrontare adesso con l’Italia in vista della presidenza del G7”, che si svolgerà a Roma l’anno prossimo.

Altro tema centrale il Sud globale sul quale la presidente del Consiglio Meloni ha posto l’accento sottolineando l’interesse e la cooperazione degli Stati Uniti, intenti a collaborare per fronteggiare la situazione urgente delle migrazioni nel Mediterraneo allargato. Un tema che tra l’altro sarà al centro del prossimo G7.

“Il presidente sa che mi occupo molto di Africa. Stiamo costruendo una nuova relazione, con un nuovo approccio tra pari anche per combattere il problema della migrazione illegale”, ha spiegato Giorgia Meloni che rispondendo ai giornalisti e pur non rinnegando la propria “sintonia” con il partito repubblicano americano ha affermato: “Questo non mi impedisce di avere un’ottima relazione con Biden”.

Calorosa, inoltre, l’accoglienza di Meloni al Congresso, definito dalla premier il “cuore della democrazia”. Giorgia Meloni ha definito l’America “un faro di luce per le democrazie del mondo” e citando Oriana Fallaci ha affermato: “L’America è una nazione speciale, un Paese da invidiare… Perché è nato dal bisogno di avere una patria e dall’idea più sublime che l’uomo abbia mai concepito: l’idea di libertà sposata con l’idea di uguaglianza”.

Un grande progetto di democrazia, di uguaglianza e di libertà che si rinnova costantemente e che rappresenta la linfa in vari contesti internazionali, a partire dal sostegno all’Ucraina contro l’aggressione della Russia. “L’Occidente è unito e vuole difendere il mondo basato sulle regole – ha affermato la premier Meloni -. Senza un mondo basato sul diritto internazionale sarebbe un mondo di caos, in cui chi è militarmente più forte può invadere il vicino. Non è il mondo in cui vogliamo vivere, vogliamo vivere in un mondo in cui si rispettano libertà e sovranità”. Meloni ha quindi ribadito il sostegno dell’Italia all’Ucraina, che Joe Biden ha rimarcato essere “forte”, e la necessità di nuove relazioni con i Paesi africani per fermare le migrazioni illegali.

Kurt Volker, a sua volta, sottolinea l’atlantismo di Meloni che “rafforza la Nato” e che ha spazza via i timori iniziali legati al ritorno della destra al potere in Italia.

Racconta Volker: “A Washington c’era un po’ di preoccupazione quando si formò il governo Meloni: c’era il timore che sarebbe stato un governo di estrema destra, che il suo partito arrivasse da una tradizione postfascista, che potesse simpatizzare con Putin, che avrebbe distanziato l’Italia dalla politica occidentale sulla Cina, sull’Ucraina e così via. È successo il contrario – ha affermato Volker -: Meloni ha rafforzato la Nato e il ruolo dell’Italia nella Nato, è stata costruttiva nel lavorare con altri partner del G7, l’Italia ha politiche molto forti in appoggio all’Ucraina, ha dato pieno appoggio alle sanzioni contro la Russia, ha gli occhi aperti sulla Cina, non corre nelle braccia dei cinesi a spese degli Stati Uniti. Tutto questo è stato ricevuto molto positivamente a Washington” e l’amministrazione Biden avverte che con la premier italiana “si può lavorare”. È soprattutto in virtù del proprio atlantismo che la premier Meloni ha ricevuto l’invito alla Casa Bianca. Anche il Washington Post ha sottolineato che “Meloni è una mosca bianca fra i leader di destra, fra i pochi ad essere ricevuti da Biden, che non ha mai invitato né Bolsonaro né Orbán”.

La premier italiana, a sua volta, rispondendo ai giornalisti in conferenza stampa ha tolto qualche sassolino dalle scarpe: “Io ero anticipata da una propaganda falsa, che aveva raccontato l’ipotesi di un governo come un disastro della tenuta dei rapporti internazionali, della tenuta economica e delle istituzioni. Ma nella realtà quello che è emerso è un governo serio, affidabile, credibile, che pone con determinazione il tema dell’interesse nazionale, senza dimenticare gli interessi nazionali degli altri”. Giorgia Meloni ha inoltre sottolineato la differenza tra fare semplicemente attività politica e ricoprire il ruolo di presidente del Consiglio: “La politica e il governo dello Stato sono due materie molto diverse. Questo è un altro caso in cui la politica estera a volte si legge in modo un pò superficiale: qualcuno ritiene davvero che quando si guida una nazione si possa parlare solo con i propri omologhi che hanno le stesse idee? Sarebbe devastante, bisogna saper parlare con tutti”, ha ammonito Giorgia Meloni sottolineando che “la centralità che l’Italia assume a volte è proprio per la capacità di parlare con tutti”.

In sostanza “quando rappresenti una nazione rappresenti l’interesse nazionale sulla base di una visione, che nel mio caso è conservatrice. Io ho un’identità molto definita di cui sono orgogliosa ma dialogo con tutti e ho buoni rapporti con tutti”, ha affermato la premier Meloni.

Nonostante il successo riscosso in sede politica e diplomatica, in un’editoriale pubblicato dal New York Times proprio mentre la premier volava verso gli Stati Uniti per recarsi alla Casa Bianca, lo storico David Broder ha attaccato duramente il governo di Giorgia Meloni in quanto “non è solo nativista, ma ha anche una forte vena autoritaria”. Lo storico Broder accusava la premier italiana di voler “seppellire l’eredità antifascista della Resistenza” e riunire le destre europee “dietro una risentita politica identitaria”.

Al di là delle contraddizioni di colore politico il governo di Giorgia Meloni difende il proprio approccio alla realtà e il proprio pragmatismo. Durante il suo viaggio negli Stati Uniti la presidente del Consiglio ha voluto incontrare anche Henry Kissinger e ha definito l’ex segretario di Stato “una delle menti più lucide, punto di riferimento della politica strategica e della diplomazia”.

In definitiva, dopo dieci mesi di governo Meloni, a ridosso del colloquio tra il presidente americano Joe Biden e la premier italiana anche il New York Times parla di “svolta sorprendente”, rimarcando l’ingegnoso lavoro diplomatico e di relazione svolto. Come si legge in un comunicato diffuso a conclusione del bilaterale, Biden e Meloni “hanno riaffermato l’alleanza incrollabile, il partenariato strategico e la profonda amicizia tra Stati Uniti e Italia. I legami sono radicati nella storia, nelle affinità culturali e nella cooperazione economica. Si basano sui nostri valori e principi condivisi – democrazia, libertà, rispetto dei diritti umani – rafforzati dall’obiettivo condiviso di promuovere la pace e la sicurezza, migliorare la prosperità e promuovere la sostenibilità in tutto il mondo. Le connessioni tra le nostre persone sono al centro di questa relazione”.

Sul fronte nazionale, invece, il via libera tanto atteso e negoziato per quanto riguarda la terza rata da 18,5 miliardi per il Pnrr; l’Ue ha sbloccato il pagamento accettando la riprogrammazione del Piano presentata dal nostro Paese, riformulazione che martedì prossimo l’esecutivo presenterà in Parlamento alla Camera.

Durante la storica celebrazione del Ventaglio il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha infine ribadito l’essenzialità di un’informazione corretta e l’importanza di fronteggiare le fake news, in particolare all’interno delle “nuove architetture tecnologiche” legate al digitale. Fare informazione è un servizio pubblico e come tale deve corrispondere a criteri di affidabilità e di verità dove, nel rispetto del “pluralismo delle opinioni “ e alla luce di “differenti sensibilità interpretative”, per verità si intende non una verità assoluta ma una corretta interpretazione della realtà dei fatti, che sia in grado di rafforzare la consapevolezza critica di ognuno e di “irrobustire la nostra cittadinanza democratica”.

“Vorrei ribadire – ha affermato il presidente Mattarella – che è compito dei giornalisti essere certificatori di fronte alla pubblica opinione della corrispondenza tra i fatti e la loro rappresentazione, concorrendo così all’esercizio di democrazia costituito dall’informazione”. Nello specifico: “L’autenticità dell’informazione è affidata, dalle leggi, alla professionalità e alla deontologia di ciascun giornalista”.

Ognuno, inoltre, nel proprio ruolo istituzionale deve assumersi le proprie responsabilità e, ricordando De Gasperi, “l’invito a tutti a mettersi alla stanga” del capo dello Stato è rivolto a tutti i soggetti della società, ad ogni livello istituzionale e politico. “Dobbiamo avvertirne tutti il carattere decisivo per l’avvenire dell’Italia e tener conto, pertanto, allo stesso tempo, di non esserne estranei; di esserne, certamente in misure diverse, responsabili; di dover recare apporti costruttivi”.

“I care” diceva don Milani, e, in questo contesto, il “patrimonio comune” rappresentato dalla Costituzione “è la guida del nostro agire, fissando principi, valori irrinunziabili, diritti inviolabili, virtuose connessioni con l’Unione europea e con la comunità internazionale”.

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