Cronache dai Palazzi
Una sfida che sembra molto politica quella sul salario minimo, per cui la presidente del Consiglio Meloni ha incontrato le opposizioni a Palazzo Chigi prima della chiusura estiva. Un incontro “interlocutorio” e, di fatto, il discorso sul lavoro è rinviato a settembre, quando la partita sul salario povero sarà determinante. Il governo intende arrivarci con una proposta di legge che abbia come fulcro il potenziamento della contrattazione. L’esecutivo afferma comunque di garantire ascolto e confronto, ritenendo quello delle retribuzioni un tema preminente anche se Palazzo Chigi intende sfruttare i 60 giorni di tempo, da qui alla Manovra, per una sintesi che tenga conto delle diverse posizioni, per coinvolgere le parti sociali e il Cnel. “C’è il margine per presentare insieme alle opposizioni una proposta seria contro i salari bassi”, ha detto nei giorni scorsi la premier Meloni auspicando un traguardo condiviso sul salario minimo prima della legge di Bilancio.
Un incontro prima della pausa estiva era comunque necessario, anche per riflettere sui “margini ingiusti delle banche”. Il Consiglio dei ministri ha infatti definito la tassa gli extraprofitti delle banche, rivendicando ragioni di giustizia sociale alla base del provvedimento. Ha spiegato la premier sulla sua rubrica social: “Abbiamo introdotto una tassazione del 40 per cento sulla differenza ingiusta del margine di interesse, cioè sulla differenza tra gli interessi passivi, applicati sui prestiti, e quelli attivi, applicati sui depositi. È l’unico strumento che il governo ha a disposizione per correggere un margine legittimo, gli utili record, prodotto dal rialzo dei tassi disposto dalla Bce, ma ingiusto”. Le risorse recuperate serviranno per sostenere famiglie e imprese in difficoltà anche “per colpa delle scelte discutibili” della Bce, ha ammonito la presidente del Consiglio. L’imposta straordinaria è solo per il 2023.
Le opposizioni hanno cercato di ricompattarsi sul salario minimo, bandiera storica dei Cinque Stelle. Per Calenda occorre “cercare un compromesso con il governo, perché approvare il salario minimo in Parlamento è essenziale”. Scettici i dem per cui “Meloni non rinnegherà mai i sindacati di destra che difendono i contratti pirata”. Diffidenti anche Sinistra Italiana, Verdi e +Europa.
Per la maggioranza rimane il fatto che “il salario minimo può essere controproducente”. Il sottosegretario leghista al Lavoro nel governo Meloni, Claudio Durigon, spiega che “stabilire per legge una soglia minima di 9 euro lordi l’ora rischia di schiacciare verso il basso anche i salari mediani. Che invece vanno a loro volta difesi. È un compromesso al ribasso, noi puntiamo a fare di più e meglio – afferma Durigon -. Non dimentichiamo che in Italia gli stipendi sono decresciuti negli ultimi 15 anni”. Inoltre “Non è un caso se la Direttiva europea stabilisce che non ci sia obbligo di salario minimo in Paesi in cui la quota di lavoratori coperti da contrattazione collettiva è elevata come in Italia”, in quanto il rischio è che il salario minimo finisca per essere applicato “anche in settori in cui il minimo è più alto”.
Anche la premier Meloni sottolinea che “in Italia abbiamo un problema di salari bloccati anzi siamo l’unico Paese in Europa con salari decrescenti”, confrontando il -1,4% degli ultimi dieci anni con il +4,3% e il +6,7% di Francia e Germania. Ma la soluzione potrebbe non essere il salario minimo. Aggiunge Meloni: “Noi abbiamo tantissimi lavoratori coperti dalla contrattazione collettiva. Per paradosso, il salario minimo rischia di fare gli interessi delle grandi concentrazioni economiche, le uniche che guadagnerebbero da una generalizzata riduzione delle paghe, e di penalizzare più lavoratori di quanti ne agevolerebbe”.
Meloni auspica comunque un dialogo sereno e una proposta condivisibile. La maggioranza è giunta al tavolo con “cinque proposte molto dettagliate per il sostegno ai salari”, come preannunciato dal sottosegretario al Lavoro. Tra le proposte estendere la contrattazione collettiva applicando il contratto di categoria laddove non c’è; rivedere il costo del lavoro; conferire un ruolo al Cnel e all’Aran per controbilanciare gli effetti dei cosiddetti contratti pirata; introdurre il meccanismo della premialità per coloro che rinnovano tempestivamente i contratti. In definitiva “il taglio del cuneo fiscale è una misura per chi percepisce un basso salario”, ha affermato Durigon.
È da circa tre settimane che la premier ragiona sul confronto con le opposizioni per il salario minimo ma il vertice a Palazzo Chigi prima della chiusura estiva si è concluso praticamente con un nulla di fatto in quanto “ognuno resta sulle proprie posizioni”, come si apprende da fonti di Palazzo. È stata una riunione “interlocutoria” per definire il percorso da seguire nei prossimi mesi. Per Giuseppe Conte “non c’è stata controproposta, non hanno letto il nostro testo”, ha ammonito il leader dei pentastellati. Per Elly Schlein “il governo non ha le idee chiare” e anche per Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana “non hanno una proposta alternativa”. Dalle opposizioni, quindi, avanti con la raccolta firme sul salario minimo e, un po’ tutti, lamentano che ci sono stati quattro mesi di discussione in commissione – compresa l’audizione del Cnel – per mettere a punto una controproposta che invece ad oggi ancora non esiste, e quindi si ritorna al Cnel. Per Carlo Calenda l’incontro a Palazzo Chigi è comunque “un primo passo” e “nessuno ha sbattuto la porta”. Resta fuori Italia Viva per cui “è stata una passerella”.
Nella maggioranza, per la Lega le opposizioni restano di fatto “sulle loro posizioni ideologiche”, mentre il vicepremier Antonio Tajani rileva una certa “rigidità” assicurando comunque che l’obiettivo è quello di “salari più ricchi” per combattere il lavoro povero, auspicando di dare “priorità alla contrattazione”.
Nel frattempo la premier ha difeso la linea del governo sull’occupazione e sul sostegno a coloro che vivono in condizioni di difficoltà: “Lo stop al Reddito di cittadinanza, che è falso sia arrivato inatteso, interessa 112 mila persone, cioè meno delle 300 mila previste. Il che significa che molti hanno trovato nel frattempo lavoro. Non torniamo indietro. Vogliamo passare dal Reddito di cittadinanza al Reddito di occupazione”, afferma la premier annunciando la previsione di “un milione e mezzo di nuovi contratti nel 2023”. A proposito di Pnrr la presidente del Consiglio ribadisce che “tutti e 35 i miliardi previsti per l’Italia nel 2023 arriveranno puntualmente grazie allo sforzo eccezionale degli uffici”. Meloni addebita inoltre la responsabilità dello spostamento di 500 milioni dalla terza alla quarta rata alla precedente squadra di Palazzo Chigi: “Effetto di una incomprensione fra la Commissione Ue e il precedente governo sulle modalità di attuazione dell’obiettivo dei posti letto per gli studenti universitari”, una situazione che il governo intende comunque risolvere nel più breve tempo possibile. Pratiche risolte sarebbero invece le norme che restringono le possibilità di delocalizzazione per le imprese e che tutelano le intercettazioni nei processi per mafia.
In definitiva, giovedì 8 agosto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha firmato il decreto “Disposizioni urgenti a tutela degli utenti e in materia di attività economiche e investimenti strategici”, denominato “omnibus”, che comprende anche la supertassa sugli istituti bancari. Pubblicato in Gazzetta ufficiale il decreto è in vigore da venerdì 11 agosto; composto da 29 articoli oltre alla nuova tassa sugli extraprofitti delle banche “per l’anno 2023”, contiene le novità su taxi e caro voli, investimenti strategici, interventi contro il granchio blu e la proroga della cassa integrazione per gli ex dipendenti Alitalia. Dopo la pausa estiva il decreto inizierà il suo iter parlamentare.
Proprio a proposito della tassazione degli extraprofitti delle banche la società di rating Moody’s ha espresso il proprio disappunto bocciandola, in quanto è “credit negative” per l’intero settore. Considerando i 5 maggiori istituti di credito italiani, che rappresentano oltre il 60% del margine di interesse bancario (Unicredit, Intesa Sanpaolo, Bper, Banco Bpm e Mps) “la nuova imposta ridurrà sensibilmente il loro reddito netto”, con un peso di “circa il 15% dell’utile netto 2022 del sistema” e “si aggiunge a una serie di altri vincoli alla redditività delle banche italiane, come la modesta attività di prestito o l’aumento delle spese operative”. Per Fitch invece la tassa non condizionerà il rating degli istituti “data la sua natura di una tantum”. Secondo l’agenzia l’imposta genererà 2,5-3 miliardi di euro e stima “modesta l’erosione della generazione interna di capitale e della redditività”. Nel complesso tutte le banche che fanno capo all’Abi si sono dichiarate “molto unite” pur manifestando “sorpresa” per la tassa. Il presidente Antonio Patuelli ha comunque concordato con gli istituti di credito un atteggiamento di “cautela, fermezza, serietà e senso di responsabilità” per non “precipitare le cose”, in attesa delle prossime mosse di Palazzo Chigi ed eventuali aggiustamenti nel corso della discussione in Parlamento.
Il Financial Times scrive di “una Robin Hood Tax che danneggia la reputazione dell’Italia”. L’Unione europea invece, per ora, non esprime alcun commento pur rendendo noto che “la Commissione europea continuerà a monitorare le priorità specifiche dei Paesi nel contesto del semestre europeo”.
Infine, inflazione nel complesso in frenata in Italia dove a luglio i dati Istat hanno attestato un +5,9% rispetto al +6,4% di giugno. Un valore inferiore rispetto alla stima preliminare del +6,0%. I dati disaggregati dell’Istituto nazionale di statistica registrano un tendenziale rallentamento dei prezzi del “carrello della spesa”, in pratica i beni alimentari, per la cura della casa e della persona che passano da +10,5% a +10,2% così come quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto scesi da +5,7% a +5,5%. Una frenata che è ormai al quinto mese consecutivo. Come osservato di recente dalla Banca d’Italia e la Bce in un report, nel 2023 l’incremento dell’inflazione è considerato un effetto dei profitti delle imprese. Secondo la Banca d’Italia “l’aumento dei margini di profitto ha interessato tutti i settori della manifattura e nel complesso i margini sono tornati a livelli pre-pandemici”.
Dopo l’estate inizierà anche il travagliato iter della Manovra che la premier Meloni preannuncia si concentrerà “su famiglie e lavoro”. L’esecutivo dovrà come tutti gli anni reperire le risorse necessarie per finanziare le diverse misure, tra le principali il taglio del cuneo fiscale da rendere strutturale altrimenti il rischio è il taglio delle buste paga e, di conseguenza, un sempre più asfissiante depauperamento del lavoro.
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