Verso una Difesa comune europea?
Ai tempi della Presidenza statunitense di Trump, che aveva riacceso l’idea isolazionista degli Stati Uniti, la NATO era stata definita in “Stato di morte cerebrale” dal presidente francese Macron. Il progressivo distacco di Washington, che aveva volto il suo interesse verso il colosso cinese, aveva evidenziato la necessità di creare una forza di difesa europea che potesse unire le tante differenze nazionali. Secondo i dati del 2022 pubblicati da Eurobarometro, l’81% della popolazione dell’UE è favorevole a una politica comune di difesa e sicurezza, con almeno due terzi di sostegno in ogni paese. Circa il 93% è concorde sull’importanza di agire insieme per difendere il territorio dell’UE, mentre l’85% ritiene che la cooperazione in ambito difensivo debba essere potenziata a livello dell’UE. I leader europei hanno capito che nessuno stato membro può far fronte da solo alle minacce alla sicurezza. Il presidente francese Emmanuel Macron ha dato l’impulso per un progetto militare comune nel 2017 e la cancelliera tedesca Angela Merkel ha dichiarato, nel suo discorso al Parlamento europeo nel 2018: “dobbiamo lavorare con la prospettiva di istituire un giorno un vero e proprio esercito europeo”. Fare passi avanti verso un’unione della sicurezza e della difesa è stata anche una delle priorità della Commissione guidata dalla von der Leyen.
L’idea di una nuova guerra sul suolo europeo pareva impossibile dopo la caduta del muro di Berlino e la fine della guerra fredda, le crisi economiche e progetti di sviluppo avevano spostato il target di spesa pubblica degli stati europei lontano dalla difesa. La politica UE comune per la difesa è sancita nel Trattato di Lisbona (Articolo 42(2)). Tuttavia, il Trattato sancisce anche il primato della politica di difesa nazionale, includendo anche la partecipazione alla NATO e la neutralità. Il Parlamento europeo ha sempre sostenuto la cooperazione, l’aumento degli investimenti e la condivisione delle risorse per promuovere sinergie a livello UE, al fine di garantire una migliore protezione per i cittadini europei.
La mancanza di standardizzazione negli armamenti, le particolarità di ogni esercito degli stati membri, dotazioni diverse per ogni esercito nazionale europeo, tutto questo comporta poca efficienza e spese molto più forti che se esistesse un unico nucleo di difesa unionale. Secondo i dati pubblicati dall’Agenzia europea per la difesa l’8 dicembre 2022, la spesa totale europea per la difesa ha raggiunto un massimo di 214 miliardi di euro nel 2021, in aumento del 6% rispetto al 2020, il settimo anno consecutivo di crescita. Il rapporto mostra che la spesa per attrezzature per la difesa e ricerca e sviluppo è aumentata del 16% a un record di 52 miliardi di euro. Il Fondo europeo per la difesa (FED) è stato inaugurato a giugno 2017. Per la prima volta il budget UE viene usato per co-finanziare la cooperazione nella difesa. Il 29 aprile gli eurodeputati hanno deciso di finanziare il fondo con 7,9 miliardi di euro provenienti dal bilancio a lungo termine dell’Unione (2021-2027).
La cooperazione strutturata permanente (PESCO, dall’inglese Permanent Structured cooperation) è stata avviata a dicembre 2017 e opera su 47 progetti di collaborazione con impegni vincolanti che includono un comando medico europeo, un sistema di sorveglianza marittima, assistenza reciproca nella cyber-sicurezza, squadre di risposta rapida e una scuola di intelligence UE comune. L’UE ha rafforzato la sua cooperazione con la NATO in 74 progetti legati a sette diverse aree, fra cui la cyber-sicurezza, le esercitazioni comuni e l’antiterrorismo.
I deputati stanno anche lavorando al rafforzamento dell’industria europea della difesa attraverso la Legge sugli appalti comuni (EDIRPA) per sostenere i paesi dell’UE nell’acquisto congiunto di prodotti per la difesa come sistemi d’arma, munizioni e attrezzature mediche, al fine di contribuire a colmare le lacune più urgenti e critiche. EDIRPA mira a potenziare la base industriale e tecnologica della difesa europea ea promuovere la cooperazione in materia di appalti della difesa. A giugno 2023, il Parlamento e il Consiglio hanno raggiunto un accordo su nuove norme per incentivare i paesi dell’UE ad acquistare congiuntamente prodotti per la difesa e sostenere l’industria della difesa dell’UE. Il nuovo strumento avrà un budget di 300 milioni di euro fino al 2025. L’UE contribuirà fino al 20% del prezzo di acquisto dei contratti di appalto comuni e lo strumento sarà disponibile anche per i paesi che fanno parte dello Spazio economico europeo: Islanda, Liechtenstein e Norvegia. I paesi dell’UE potrebbero inoltre partecipare ad appalti congiunti di prodotti per la difesa con Ucraina e Moldavia.
La guerra della Russia contro l’Ucraina ha sottolineato la necessità che l’UE rafforzi la sua strategia di difesa e acceleri la produzione di armi. Il 13 luglio, il Parlamento ha approvato un finanziamento di 500 milioni di euro per aiutare l’industria dell’UE ad aumentare la produzione di munizioni e missili per aumentare le consegne all’Ucraina e aiutare i paesi dell’UE a rifornire le scorte, la cosiddetta legge a sostegno della produzione di munizioni (o ASAP dall’acronimo inglese Act in Support of Ammunition Production). Alla luce del conflitto in corso, il 19 aprile scorso il Parlamento Europeo ha votato una risoluzione volta ad attuare la Bussola strategica di difesa, con la creazione della RDC Capacità di dispiegamento rapido dell’UE. Si tratterebbe di un forte contingente di intervento rapido dell’UE dotato di almeno 5.000 uomini, una forza chiaramente insufficiente in caso di guerra globale, ma che potrebbe essere il nucleo del futuro esercito europeo.
L’eurodeputato S&D e relatore del Parlamento europeo sulla capacità di dispiegamento rapido dell’UE, Javi López, ha dichiarato: “Il ritiro dall’Afghanistan, la brutale invasione dell’Ucraina e il deterioramento del contesto di sicurezza nel vicinato europeo hanno evidenziato la necessità per l’UE di rafforzare le proprie capacità di difesa. Dato che il progetto dei gruppi tattici dell’UE non ha mai funzionato veramente, dobbiamo ora dotare la nostra Unione delle capacità e delle strutture necessarie al fine di agire efficacemente per proteggere gli interessi, i principi e i valori dei cittadini dell’Unione europea nel mondo, quando necessario. Il nostro obiettivo è quello di avere una capacità di almeno 5.000 unità pronte ad essere dispiegate entro 5-10 giorni in tempi di crisi, con l’obiettivo di svolgere compiti di soccorso ed evacuazione, operazioni di primo ingresso e stabilizzazione, o di servire come rinforzo temporaneo di altre missioni. La creazione e l’implementazione della Capacità di dispiegamento rapido ci permetterà non solo di essere un alleato più forte all’interno del nostro quadro di cooperazione UE-NATO, ma sarà anche un passo importante verso la nostra autonomia strategica, al fine di diventare un attore geopolitico reale e credibile in un mondo sempre più competitivo”.
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