Cronache dai Palazzi

Lavoro, famiglie e pensioni. Sono questi i tasti dolenti della prossima manovra, sulla quale si lavorerà nei prossimi mesi, in autunno. Lunedì prossimo, 28 agosto, è in agenda un primo Consiglio dei ministri dopo le ferie, e lunedì 4 settembre è in programma una riunione con i capigruppo di maggioranza sulla legge di Bilancio. Il vero problema non è come spendere ma come recuperare le risorse; servirebbero circa 30 miliardi per poter fare tutto. La priorità, sulla quale sembrano essere tutti d’accordo, sono gli sgravi in busta paga anche per il ’24, con l’obiettivo di rendere strutturale il taglio del cuneo fiscale. A proposito di pensioni, sostegni alle famiglie, taglio delle accise sui carburanti i diversi partiti della maggioranza hanno invece idee un po’ diverse. Per quanto riguarda i tagli tra i primi indiziati, oltre a bonus e detrazioni fiscali, potrebbe esserci la sanità dal cui settore si potrebbero recuperare circa quattro miliardi per il 2024 e 2025.

Attese anche le nuove norme in tema di sicurezza di migranti sulle quali sta lavorando il ministro dell’Interno ma che dovrebbero essere approvate in Cdm nel mese di settembre. Martedì prossimo, invece, la premier Giorgia Meloni si recherà in Grecia per incontrare il primo ministro Mitsotakis con il quale discutere per l’appunto di immigrazione ma anche di Patto di Stabilità.

Sono invece circa 240 mila le famiglie che non beneficeranno più del Reddito di cittadinanza, in pratica una famiglia su quattro, per un totale di circa 400 mila persone. Dopo le 159 mila famiglie che già un mese fa hanno ricevuto l’sms da parte dell’Inps, ora l’Istituto invierà altri 32.850 mila sms “perché così prevede la legge”. In sostanza quasi 33 mila “occupabili”, che in famiglia non hanno almeno un minore o un over 60 o un disabile, hanno ricevuto l’ultima mensilità. Coloro che hanno un Isee inferiore ai 6 mila euro da settembre potranno presentare domanda per il Supporto di formazione lavoro: un assegno di 350 euro al mese condizionato però alla partecipazione a un corso di formazione. Chi invece ha un Isee tra 6mila e 9.360 euro non potrà beneficiare di nulla a meno che non venga preso in carico dai servizi sociali dei Comuni.

Nel frattempo a Bruxelles si pensa ad un compromesso sul nuovo Patto di Stabilità. La proposta del commissario europeo per gli Affari economici, Paolo Gentiloni, resta la base da cui partire: il tetto del deficit al 3% sul prodotto interno lordo è un punto fermo, oltre al debito pubblico che non deve superare il 60% del Pil. Molto resta però da definire. La Germania – insieme a Austria, Finlandia e Olanda – chiede norme più rigide per ridurre, sia pure un passo alla volta, deficit e debito pubblici. Italia, Francia, Spagna, Grecia e Belgio, cioè i Paesi con un’esposizione finanziaria un po’ più a rischio, ritengono che sia necessaria maggiore flessibilità, in quanto la politica austera e rigorista frena il continente europeo in un contesto mondiale. Il confronto riprenderà ai primi di settembre.

Da diversi mesi si discute in che modo rendere meno opprimenti le regole sugli aiuti di Stato. Da marzo 2022 la Commissione ha autorizzato aiuti di Stato per oltre 730 miliardi di euro e la Germania ha ottenuto una cifra pari alla metà del totale nonostante il proprio Pil corrisponda appena al 24% del totale europeo. Su un altro fronte i Paesi cosiddetti “frugali” sollecitano Italia, Francia, Spagna, Grecia e Belgio a ridurre il livello del debito pubblico in quanto superiore alla media europea.

I Paesi indebitati chiedono di poter scorporare dal conteggio del deficit gli investimenti che sono oggetto di progetti comuni europei tra cui gli stanziamenti per la transizione ecologica, l’innovazione, l’autosufficienza nei settori tecnologicamente avanzati, capitoli appartenenti ai Pnrr dei diversi Paesi o presenti in altri progetti comunitari. Lo scorporo però non convince Berlino che esige delle garanzie: il “Patto” deve in ogni modo prevedere meccanismi automatici di rientro del deficit e del debito eccedenti. Sarà proprio questo il nodo più difficile da sciogliere, ossia stabilire quali quote di investimenti potranno essere detratte dal debito e per quanti anni.

Palazzo Chigi mira, comunque, ad un compromesso sul Patto di Stabilità, che sia corretto e rivisto secondo regole nuove: “Noi non siamo isolati e abbiamo validi partner, un’intesa prima della fine dell’anno è raggiungibile. Ci sono tutta una serie di Stati, compresi Francia e Spagna, che chiedono insieme all’applicazione di nuove regole in qualche modo l’introduzione di una golden rule su alcune spese di investimento, soprattutto quelle considerate strategiche dalla stessa Commissione”.

Di parametri e di eventuali aggiustamenti se ne discuterà anche nel prossimo Ecofin a settembre. I ministri competenti, tra cui il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, rivendicano la propria posizione come governo italiano, in primo luogo di fronte alla Germania. Anche altri Paesi, come Polonia e i Baltici, sono comunque pronti a chiedere margini di bilancio soprattutto per le spese militari, affinché non siano comprese nel Patto. L’Italia, nello specifico, ha chiesto lo scorporo dal Pnrr degli investimenti su transizione green e digitalizzazione, oltre agli investimenti per la Difesa, settori che dovrebbero seguire regole a parte anche secondo la Commissione europea. Per la Banca centrale europea, invece, è “cruciale che gli aggiustamenti di bilancio non arrechino danni agli investimenti”, e si raccomanda ai governi dei diversi Paesi membri che a proposito di regole sui conti virtuosi dell’Unione europea siano prese in considerazione “ulteriori salvaguardie per garantire un aumento negli investimenti per le priorità critiche della politica, come la transizione verde e digitale”. Prospettiva messa in evidenza anche dal ministro dell’Economia Giorgetti in sede Ecofin: “Servono migliaia di miliardi per la transizione ecologica, il problema è chi paga”. Giorgetti ha inoltre proposto ai suoi colleghi europei di coniugare la riforma della governance economica europea con la “sovranità nazionale”, sottolineando che gli “aspetti metodologici e tecnici non devono prevalere rispetto alle considerazioni politiche. Siamo aperti alla discussione, tenendo in considerazione che ciascuno ha le sue specificità”. Lo spazio fiscale italiano è confinato quindi per il ministro Giorgetti nella riforma del Patto “dobbiamo porre attenzione agli investimenti strategici come naturale presupposto per la crescita, investimenti per la transizione ambientale e digitale. Inoltre, bisognerebbe incitare anche investimenti sulla Difesa”. Secondo Giorgetti “la crescita è necessaria per avere un debito sostenibile, senza crescita non c’è sostenibilità del debito, quindi la stabilità è importante in periodi di instabilità, ma la crescita è fondamentale per la sostenibilità”.

Al di là delle leggi dell’economia e oltre alla crescita economica occorre tener presente la crescita umana e il sano vivere civile di una Nazione, in sostanza “su cosa si fonda la società umana”. Durante il suo intervento al Meeting Cl di Rimini, dal titolo “L’esistenza umana è un’amicizia inesauribile”, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella lo ha sottolineato e spiegato ampiamente in maniera magistrale, richiamando l’intera comunità ad una sana esistenza, da vivere all’insegna dell’amicizia in quanto valore sociale. “L’amicizia come valore incomprimibile dell’uomo”. In sostanza “il crescere dell’amicizia fra le persone è quel che ha caratterizzato il progresso dell’umanità”.

Amicizia che, per definizione, vuol dire contrapposizione alla violenza e per questo presuppone il dialogo. L’amicizia che traslata sulla società diventa solidarietà. Anche “la nostra Costituzione” è nata sull’amicizia. Nell’Assemblea Costituente “opinioni diverse si sono incontrate in spirito di condivisione, per affermare i valori della dignità, ed eguaglianza, delle persone; della pace; della libertà. Ecco come nasce la nostra Costituzione”, ha sottolineato il capo dello Stato, “con l’amicizia come risorsa, a cui attingere, per superare insieme le barriere e gli ostacoli; per esprimere la nostra stessa umanità”.

Le istituzioni della Repubblica “sono basate sulla concordia sociale, sul perseguimento – attraverso la coesione, dunque la solidarietà – di sentimenti di rispetto e di collaborazione”. In sostanza “sono i sentimenti e i comportamenti umani che esaltano la vita della comunità”.

In questo contesto occorre promuovere il “rispetto delle diversità; delle specificità proprie a ciascuna persona”, perché non si può immaginare di riconoscere solo i propri simili, altrimenti sarebbe “omologazione” e “appiattimento”. Non a caso diverse “ideologie e culture del Novecento che hanno portato alla oppressione dell’uomo sull’uomo” si fondano sulla “pretesa della massificazione”, ha ammonito il presidente Mattarella specificando che la nostra Costituzione, nello specifico, nasce “per superare, espellere, l’odio come misura dei rapporti umani. Quell’odio che la civiltà umana ci chiede di sconfiggere nelle relazioni tra le persone, sanzionandone, severamente, i comportamenti, creando, così, le basi delle regole della nostra convivenza”.

Occorre difendere, inoltre, “il valore della nostra Patria, del nostro straordinario popolo” da sempre, nel corso della storia, “frutto dell’incontro di più etnie, consuetudini, esperienze, religioni di apporto di diversi idiomi per la nostra splendida lingua; e nella direzione del bene comune”. In questo contesto si inserisce, per l’appunto, il rispetto per le diverse etnie e occorre combattere “anacronistici nazionalismi”, come testimonia drammaticamente l’invasione dell’Ucraina, alle porte dell’Europa, da parte della Federazione Russa. “Le identità plurali delle nostre comunità sono il frutto del convergere delle identità di ciascuno, di coloro che le abitano, le rinnovano, le vivificano. Nel succedersi delle generazioni e delle svolte della storia”.

La democrazia, nella sostanza, deve corrispondere ad “un ordinamento pluralista, fondato sull’inviolabile primato della persona; e sulla preesistenza delle comunità rispetto allo Stato”.

“Non vogliamo rinunciare, oggi, alla speranza della pace in Europa – ammonisce il presidente Mattarella -. L’Europa che conosciamo, è nata da un reciproco impegno di pace che, i popoli e gli Stati, si sono scambiati, dopo l’abisso della Seconda guerra mondiale. Su quella pace, sono stati edificati i nostri ordinamenti di libertà e democrazia”. Occorre quindi combattere strenuamente contro “lo strumento della guerra” per “impedire una deriva di aggressioni del più forte contro il più debole. Per costruire una pace giusta”.

A proposito di migrazione e di politiche migratorie, infine, “occorre percorrere strade diverse” e “i fenomeni migratori vanno affrontati per quel che sono: movimenti globali, che non vengono cancellati da muri o barriere”. In quest’ottica “occorre un impegno, finalmente concreto e costante, dell’Unione europea” e “sostegno ai Paesi di origine dei flussi migratori”. Per una maggiore sicurezza ma anche per salvaguardare la dignità di coloro che arrivano. Per combattere il devastante traffico di esseri umani occorre sostenere “ingressi regolari, sostenibili, ma in numero adeguatamente ampio”. Tutto ciò per favorire “un inserimento lavorativo ordinato” cercando di rimuovere “la presenza nascosta, incontrollabile di chi vaga senza casa, senza lavoro e senza speranza”.

Nella pratica “una pace giusta non può dimenticare il dramma dei profughi” e “il bene comune è responsabilità di tutti”. Il nostro Paese ha inoltre “la fortuna di una Costituzione orientata al rispetto della dignità di ogni persona, alle sue possibilità di realizzazione personale e, quindi, al perseguimento della felicità di ciascuno, nel rispetto del ben comune”.

Come riportato anche dal Codice di Camaldoli – nel quale già nel lontano 1943 erano raccolti i temi fondamentali della vita sociale e di un sano ordinamento democratico, dalla famiglia al lavoro, dall’attività economica al rapporto cittadino-Stato – “l’uomo è per sua natura un essere socievole: sussiste cioè tra gli uomini una naturale solidarietà, fratellanza e complementarietà, per cui le esigenze delle singole personalità non possono essere pienamente soddisfatte che nella società”. Un ordinamento che mira a “valorizzare pluralità e libertà” si fonda necessariamente sul “binomio persona-comunità”. In sostanza “un ordinamento che non deve essere intrusivo”.

In un periodo storico durante il quale si affermano le neuroscienze, l’intelligenza artificiale, la robotica, l’ingegneria genetica, tecnologie digitali sempre più sofisticate si avverte l’urgenza di “un rinnovato umanesimo nel tempo dell’innovazione” in cui incoraggiare il dialogo tra le generazioni, tra la cultura popolare e quella accademica, tra l’arte, la tecnologia e l’economia. E rivolgendosi ai giovani, in particolare, il capo dello Stato afferma: “Non vi chiudete, non fatevi chiudere in tanti mondi separati. Usate i social sempre con intelligenza, impedite che vi catturino producendo una somma di solitudini”.

“Non rinunciate mai alle relazioni personali; all’incontro personale”. In definitiva “il mondo è migliore, se lo guardiamo con gli occhi giusti”, ha rimarcato il capo dello Stato. In questa prospettiva, la Carta costituzionale rappresenta una pietra miliare. Come affermava Giuseppe Dossetti – tra i protagonisti dell’Assemblea Costituente – all’Università di Parma nel 1995, rivolgendosi anch’egli ai giovani: “È proprio nei momenti di confusione, o di transizione indistinta, che le Costituzioni adempiono la, più vera, loro funzione: cioè, quella di essere, per tutti, punto di riferimento e di chiarimento. Cercate, quindi, di conoscerla; di comprendere, in profondità, i suoi principi fondanti; e, quindi, di farvela amica e compagna di strada…vi sarà presidio sicuro, nel vostro futuro, contro ogni inganno e contro ogni asservimento; per qualunque cammino vogliate procedere, e per qualunque meta vi prefissiate”.

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