Calderoli, specchio di una Lega
Il Vice presidente del Senato, Roberto Calderoli, ci ha abituato da tempo a parafrasi particolarmente colorite per esplicitare il proprio punto di vista politico. Tant’è che ancora oggi a farla da padrone sono le uscite, le parole offensive, i modi da camerata e tutta quelle serie di Calderolate che fanno da risonanza italica a quelle che Gramazio spara abitualmente in Europa.
Anche questa volta l’infantile quanto razzista parallelismo tra un individuo di colore ed un orango, vive l’emozione di un momento, conquista le prime pagine, infanga il sempre più lordo nome della politica italiana e poi sparisce nei rivoli di ritrattazioni, scuse a mezza bocca e diatribe fra istituzioni. La valenza del pensiero politico che permea tutti questi stupidi siparietti, resta e sedimenta nel tessuto sociale, perché volutamente non viene fatta emergere e non è debitamente contrastata. Forse non è più addirittura concepita nella sua intrinseca gravità. D’altronde che Calderoli consideri negri, terroni e froci una razza inferiore di animali, criminali e malati è un fatto noto. E’ allora verosimile credere che parli solo di scopate e non abbia mai conosciuto l’amore e, senza alcun dubbio, vista la verve delle proprie battute, gli devono essere costate anche molto care.
Sarebbe quindi auspicabile non fossero in discussione le dimissioni, bensì la credibilità politica di un partito come la Lega Nord e di tutti i suoi esponenti volti unicamente a minimizzare e non a dissociarsi. Basterebbe, con quell’ipocrisia borghese che un tempo si chiamava educazione, richiamarsi alla Carta Costituzionale per indicare a tutti, fuori e dentro dai palazzi, cosa attende chi ne viola – per dolo, colpa o semplice leggerezza – i principi fondamentali. Inutili le reprimende da oratorio e qualche bacchettata mediatica. Ricordate la storia del tricolore di Venezia? Cose da Prima Repubblica.
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