Trigger warning e Cancel culture

I trigger warning sono avvertimenti tipici della cultura anglosassone e diffusi anche sui social media, abbreviati in “tw”, Si tratta di dichiarazioni inserite all’inizio di un testo o di un video per avvisare che quel contenuto potrebbe turbare qualcuno a causa dei temi trattati o delle immagini (stupro, disturbi alimentari o suicidio, per esempio). Sono indicazioni specifiche rivolte a quella parte di pubblico che, per età, sensibilità o altro, potrebbe addirittura subire un trauma da alcuni contenuti. Fin qui niente di strano, ma il problema, tuttavia, si pone pesantemente quando questi avvisi vengono di fatto imposti in situazioni nelle quali non dovrebbero esistere.

Il riferimento, in particolare, è ai contesti accademici. Non è una novità il fatto che gli atenei oltreoceano, magari anche quelli celebri per essere centri della cultura, siano infestati dai trigger warning che gli stessi professori sono tenuti a rilasciare se qualcosa in un corso potrebbe causare una “forte risposta emotiva” negli studenti.

Secondo alcuni, prima di una lezione di storia dell’arte in cui si mostra agli studenti la statua del David di Michelangelo, si dovrebbe avvertire che si stanno per mostrare contenuti osceni, oppure, parlando di Giordano Bruno, ci dovremmo preoccupare di sconvolgere chi non riesce ad accettare che la Chiesa possa bruciare viva una persona che diceva una verità non accettata.

Verrebbe da sorridere se, viceversa, la situazione non fosse drammatica al punto in cui si stanno spingendo i sedicenti padroni di un Politically Correct che sta scivolando in una cancel culture fatta non solo di statue distrutte o favole riscritte, ma anche nella violenza contro chi non la pensa nel modo che si vuole imporre. Proprio come accade nei regimi dittatoriali.

I rischi sono alti se si pensa che oltre 130 docenti hanno aderito ad un manifesto per difendere la libertà accademica dalla cultura woke che impone, con censure, licenziamenti e violenze, il proprio credo. È il “gruppo per la libertà”, quella che inizia ad essere sempre più bramata nei college statunitensi vittime dell’isteria woke.

«Una cricca che non tollera il dissenso», l’ha definita Steven Pinker, tra i linguisti più famosi al mondo. «Le università stanno reprimendo ogni divergenza di opinione, come le purghe dei secoli passati. Ci sono video virali di professori assaliti, esecrati, messi a tacere e talvolta aggrediti. E peggio ancora, per ogni studioso che viene punito, molti di più si autocensurano, sapendo che potrebbero essere i prossimi», scrive Pinker.

Tutto ciò riporta alla mente vicende quali l’Indice dei libri proibiti da parte della Chiesa e il rogo delle pubblicazioni sgradite al regime nazista. Tutto in nome di un pensiero che si vuole imporre come dominante. Nell’anno scolastico 2022-2023, dei 1.477 libri vietati nelle scuole pubbliche, il 30% è stato ritenuto colpevole di veicolare stereotipi su razza e razzismo, il 26% su temi Lgbt. Tra gli autori oggetto di disprezzo ci sono anche Ovidio e Shakespeare. Quattromila, dal 2021, i testi spariti dalle biblioteche americane. Una perdita di cultura enorme per coloro che non potranno leggerli.

Altri pericoli che possono portare ad aggressioni fisiche da parte di questi moderni paladini del pensiero corretto? La City University di New York ha messo al bando “Mr.” e “Mrs.”: troppo offensivi e non inclusivi verso chi ha deciso di non decidere a quale genere appartiene. Non adeguarsi può essere pericoloso se pensiamo che, da un sondaggio su un alto numero di studenti il 62% sostiene che «può andare bene» mettere a tacere un insegnante e uno su cinque ha ammesso che l’uso della violenza per interrompere un discorso è «accettabile».

Nello stesso report il 63% degli studenti ha dichiarato di temere che la propria reputazione venga danneggiata se esternasse il proprio pensiero; un quarto si autocensura. Argomenti tabù? Aborto, disuguaglianza razziale, vaccinazione seguiti da questioni transgender.

Il problema non è solo americano e anche noi dobbiamo essere pronti a fronteggiare i nuovi paladini di queste forme di imposizione del loro pensiero. I sedicenti ecologisti che bloccano le strade e imbrattano opere d’arte sono solo la punta dell’iceberg.

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