Salario minimo nella UE
Nell’UE, 21 paesi su 27 hanno un Salario minimo garantito, mentre gli altri sei (Austria, Cipro, Danimarca, Finlandia, Italia e Svezia) determinano i livelli salariali sulla base della contrattazione collettiva delle retribuzioni. I salari minimi più alti sono accordati in Lussemburgo, Irlanda e Germania; quelli più bassi in Bulgaria, Lettonia ed Estonia. Nel 2021 le differenze riscontrate tra i salari minimi mensili all’interno dell’UE variano ampiamente, dai € 332 in Bulgaria ai € 2.256 in Lussemburgo. Secondo la definizione di Eurostat, gli individui sono a rischio di povertà quando lavorano per più di metà anno e il loro reddito annuale è inferiore al 60% del livello di reddito medio familiare nazionale al netto dei contributi sociali. I dati Eurostat mostrano che il 9,4% dei lavoratori europei si trovava a rischio di povertà nel 2018.
La Direttiva 2022/2041 del 19 ottobre 2022, approvata dal Parlamento Europeo con 505 voti favorevoli, 92 contrari e 44 astensioni (votazione finale su accordo in prima lettura con il Consiglio), ha stabilito nuove norme che promuovono salari minimi adeguati al fine di conseguire condizioni di vita e di lavoro dignitose per i lavoratori in Europa. La direttiva non prevede l’obbligo di recepimento integrale in tutte le legislazioni nazionali, ma si prevede solo il rafforzamento del diritto nei paesi in cui è già previsto. L’intento è di spingere i Governi a elaborare una politica comune condivisa sul tema, stante che al momento non hanno una legislazione sul salario minimo: Austria, Cipro, Danimarca, Finlandia, Svezia e Italia.
Il termine per l’adeguamento per i paesi membri è fissato al 15 novembre 2024, introducendo regole più stringenti per i 21 paesi che già prevedono il salario minimo, con maggiore trasparenza e alcuni criteri di determinazione degli importi, un sistema di controlli più forte e la raccomandazione di rendere più forte il sistema della contrattazione collettiva. I Paesi UE, in cui il salario minimo gode già di protezione grazie ai contratti collettivi (come l’Italia), non saranno tenuti a introdurre queste norme o a rendere gli accordi già previsti universalmente applicabili. Ogni Stato membro, qualora il tasso di copertura della contrattazione collettiva sia inferiore a una soglia dell’80 %, prevede un quadro di condizioni favorevoli alla contrattazione collettiva, per legge a seguito della consultazione delle parti sociali o mediante un accordo con queste ultime.
La definizione del salario minimo rimane di competenza dei singoli Stati membri, i quali dovranno però garantire che i loro salari minimi consentano ai lavoratori una vita dignitosa, tenendo conto del costo della vita e dei più ampi livelli di retribuzione. Per quanto riguarda la valutazione dell’adeguatezza dei salari minimi garantiti esistenti, i Paesi UE potranno determinare un paniere di beni e servizi a prezzi reali, o fissarlo al 60% del salario mediano lordo e al 50% del salario medio lordo. Dovranno stabilire il potere d’acquisto dei salari minimi legali, tenuto conto del costo della vita; il livello generale dei salari e la loro distribuzione; il tasso di crescita dei salari; i livelli e l’andamento nazionali a lungo termine della produttività. Si prevede inoltre che gli Stati membri possono ricorrere a un meccanismo automatico di adeguamento dell’indicizzazione dei salari minimi legali,
ll commissario UE al Lavoro Nicolas Schmit ha dichiarato: “In Italia è in corso un dibattito molto forte e ampio su come rafforzare un sistema di contrattazione collettiva nel vostro paese ed eventualmente introdurre un salario minimo. Non imporremo un salario minimo politicamente, non è questo il problema. E penso che questo strumento sia un contributo a questo dibattito”.
Dennis Radtke (PPE DE), correlatore, ha affermato dopo la votazione: “La situazione attuale dimostra ancora una volta che abbiamo bisogno di un partenariato sociale forte e funzionante in Europa. La politica non può dare una risposta esauriente a tutti gli aspetti di questa crisi”.
Agnes Jongerius (S&D, NL), correlatrice, dopo il voto ha detto: “I prezzi dei generi alimentari, delle bollette energetiche e degli alloggi stanno esplodendo. La gente fa davvero fatica ad arrivare a fine mese. Non abbiamo tempo da perdere, il lavoro deve tornare a pagare. Questa direttiva stabilisce gli standard per un salario minimo adeguato. Allo stesso tempo, stiamo dando un impulso alla contrattazione collettiva, in modo che un maggior numero di lavoratori sia maggiormente tutelato“.
©Futuro Europa® Le immagini utilizzate sono tratte da Internet e valutate di pubblico dominio: per segnalarne l’eventuale uso improprio scrivere alla Redazione