Cronache dai Palazzi
In arrivo altri 35 miliardi per il Piano nazionale di ripresa e resilienza. Dopo il via libera preliminare della Commissione europea alla terza rata da 18,5 miliardi di euro e l’approvazione delle modifiche richieste da Roma riguardo agli obiettivi per la quarta rata (16.5 miliardi), Palazzo Chigi continua la trattativa con Bruxelles in vista della quinta rata e a proposito del RepowerEu. Si tratta di fondi che non interesseranno la prossima manovra di Bilancio ma che di certo – come ha affermato il ministro Raffaele Fitto con delega al Pnrr – rappresentano una “boccata di ossigeno” per le casse dello Stato.
Un primo impegno concreto per il nostro Paese riguarda la realizzazione degli alloggi per gli studenti universitari, un obiettivo spostato dal secondo semestre del 2022 al primo trimestre 2023. Ora occorre però dimostrare a Bruxelles di aver avviato le gare per realizzare 60 mila nuovi posti letto destinati agli studenti universitari. Palazzo Chigi assicura a sua volta che “nei prossimi giorni saranno attivate le misure necessarie ad assicurare la rendicontazione dell’obiettivo”. Altrimenti la quarta rata non sarà raggiungibile. I target legati alla quinta rata (18 miliardi) dovrebbero invece essere non più di 60 e, complessivamente, sono 10 le rate relative al Pnrr da conseguire entro il 2026.
Un terzo tavolo di confronto tra Roma e Bruxelles riguarda il capitolo RepowerEu finalizzato ad integrare i Pnrr nazionali su richiesta dell’Unione europea con l’obiettivo di rafforzare l’autonomia energetica dei Paesi membri. L’Italia ha proposto interventi per circa 19,2 miliardi, 16 dei quali prelevati dai fondi del Pnrr, in virtù del quale fino al 2026 il nostro Paese dovrebbe beneficiare di circa 191,5 miliardi di euro. La Transizione 5.0 green per le imprese (4 miliardi) e i nuovi incentivi per l’efficientamento energetico degli edifici pubblici (3,6 miliardi) e privati (4 miliardi) sono strettamente legati al via libera del RepowerEu da parte di Bruxelles. Palazzo Chigi ha approvato inoltre un Piano nazionale complementare (Pnc), del valore di oltre 30 miliardi, per finanziare ulteriori interventi.
Lunedì è prevista un’altra cabina di regia che coinvolgerà anche Regioni e enti locali. Martedì, invece, a Palazzo Chigi sono attesi i sindacati e le associazioni degli imprenditori: tra gli obiettivi principali combattere il caro prezzi e l’antinflazione. L’intesa, ideata dal ministro del Made in Italy Adolfo Urso, prevede un paniere di prodotti a prezzi calmierati, in sostanza un piano antinflazione di tre mesi che si concluderà il 31 dicembre 2023. Dal primo ottobre i negozi con il bollino del Mimit “trimestre anti-inflazione” offriranno a prezzi contenuti una serie di beni alimentari e non di largo consumo. Il progetto dovrebbe comunque estendersi con l’apertura di un tavolo permanente al Mimit, al quale potranno partecipare tutte le associazioni della filiera “per affrontare i problemi specifici del settore”, come ha spiegato il ministro Urso; si prevedono iniziative simili anche per il prossimo anno. Non si prevede invece la stesura di una lista specifica di prodotti o, tantomeno, un prezzo imposto, ma saranno le singole aziende, produttori e distributori, a decidere a quali prodotti annettere il bollino e il patto impegnerà le singole aziende a “non aumentare il prezzo” dei suddetti articoli. In arrivo anche un decreto-legge per “misure urgenti in materia di energia” e “interventi per sostenere il potere d’acquisto”. Tra le proposte che occorre valutare in Cdm vi è il bonus carburanti da 80 euro una tantum e a beneficio dei titolari della carta acquisti “Dedicata a te” per circa 1,3 milioni di famiglie con Isee fino a 15 mila euro. Ed ancora, la proroga di tre mesi dell’Iva al 5% sulle bollette del gas in scadenza a fine settembre, e la proroga del bonus sociale sulle bollette; da valutare anche la proroga del regime della maggior tutela per le bollette di luce e gas per gli utenti “vulnerabili”, altrimenti in scadenza il prossimo 10 gennaio. Da ottobre partirà inoltre il bonus riscaldamento destinato a coprire parte del sovraprezzo a favore delle famiglie con Isee non superiore a 15 mila euro. Rifinanziati anche il Fondo prima casa e il bonus trasporti.
Per i sindacati non bastano misure “una tantum” per combattere il caro prezzi e mirano a costruire una specifica cabina di regia dedicata esclusivamente all’elaborazione di “una strategia antinflazione”, che abbia l’obiettivo di bloccare speculazioni e aumenti ma anche intervenire sui salari, rinnovare i contratti scaduti e tagliare il cuneo fiscale. In sostanza l’inflazione andrebbe fronteggiata con la leva contrattuale e quella fiscale, per aiutare famiglie e imprese.
Con la prossima legge di Bilancio il governo mira a mantenere la riduzione del cuneo fiscale almeno al livello dello scorso anno. In pratica la riduzione della tassazione sul lavoro viene considerata la misura più idonea per combattere il “lavoro povero” e redditi bassi. Come ha ribadito il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti i quattro pilastri della manovra sono: “Lavoro, redditi bassi, natalità e sanità”. In sostanza la manovra sarà “rispettosa, prudente e sostenibile”, ha aggiunto Giorgetti sottolineando che “i danni del Superbonus” non consentono grandi variazioni sul tema.
In termini di conti il ministro dell’Economia insiste inoltre sullo “scorporo” degli investimenti dal conteggio del debito. L’unico punto fermo che via XX Settembre non intende mettere in dubbio è il “sostegno al lavoro”. In settimana il governo porterà in Consiglio dei ministri la Nota di aggiornamento al Def (NaDef) e entro il 15 ottobre il Documento programmatico di bilancio dovrà arrivare a Bruxelles, con il saldo di bilancio e le proiezioni delle entrate e delle spese del 2024.
Prima della data di ottobre è molto atteso il rapporto Eurostat da cui scaturiranno ad esempio gli effetti dovuti all’indebitamento del Superbonus, per comprendere quindi se concentrare i suddetti effetti tutti nel 2023 oppure se spalmarli nei prossimi anni. Via XX Settembre mirerebbe a caricarli tutti sulla finanziaria di quest’anno anche perché fino al 31 dicembre si è ancora liberi dal rigore del Patto di Stabilità. Con il Superbonus si potrebbe assistere ad un incremento del rapporto deficit-Pil che potrebbe raggiungere il 6%. Dal Mef assicurano che il ministro “farà tutto il possibile per attenersi il più possibile alle previsioni” enunciate dal Def dello scorso aprile, per cui il rapporto deficit-Pil dovrebbe fermarsi al 3,7%. I risultati non sono scontati e oltre al Superbonus si dovranno valutare gli effetti dei rincari dell’energia e gli oneri indiretti collegati al conflitto in Ucraina. Occorre inoltre tener conto anche degli effetti del rialzo dei tassi di interesse.
Sul versante migranti, dalla Sicilia – dove ha accolto il presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier in occasione del “Premio dei Presidenti”, istituito nel 2020 per celebrare l’intesa tra i due Paesi – il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha affermato che “le regole di Dublino sono preistoria”; si tratta di strumenti “rudimentali e superati”, non in grado di fronteggiare i fenomeni migratori in atto che si rivelano essere assolutamente nuovi e diversi rispetto al 2013.
Il regolamento attualmente in vigore è Dublino III approvato nel giugno 2013 ed entrato in vigore il primo gennaio 2014. Secondo Dublino III lo Stato membro competente per l’esame della domanda di protezione internazionale è quello di primo ingresso e tale competenza ha una durata di 12 mesi dall’ingresso irregolare nel territorio dell’Unione europea.
Il primo documento è la Convezione di Dublino firmata addirittura nel 1990 e con cui venivano stabilite regole europee sul diritto d’asilo. La Convezione è poi entrata in vigore il primo settembre del 1997 definendo, per l’appunto, il criterio della responsabilità del Paese di primo ingresso. Nel 1999 il trattato di Amsterdam ha conferito nuove competenze alle istituzioni dell’Ue, ad esempio l’elaborazione di testi legislativi in materia di asilo. Nel 2003 è stato approvato il regolamento Dublino II che ha sostituito la Convenzione. Dublino II ribadiva il principio del Paese di primo arrivo. Dublino III ha ampliato i termini per il ricongiungimento familiare e maggiori tutele per i minori, ribadendo che la domanda di asilo deve essere esaminata da un solo Stato membro. Nel 2016 la Commissione Juncker ha stilato una serie di proposte volte a riformare il sistema europeo comune di asilo ma gli Stati membri non hanno raggiunto un accordo. In epoca più recente, il 23 settembre 2020, la Commissione europea di Ursula von der Leyen ha presentato un nuovo Patto sulla migrazione e l’asilo, oltre a cinque nuove proposte legislative tuttora in fase di negoziato.
“Quell’accordo faceva riferimento a un mondo che non c’è più. È una logica fuori dalla realtà”, ha ribadito Mattarella riferendosi alle regole di Dublino. È necessaria “una visione del futuro coraggiosa e nuova”, invece che misure tampone, saltuarie o momentanee. Anche se non è semplice individuare delle soluzioni occorre “cercarle insieme e velocemente”. I migranti sono “giunti fin qui attraverso sofferenze indicibili”. Occorre “integrarli e inserirli in progetti di crescita, incentivando inoltre programmi nei Paesi d’origine”, favorendo così “nuove prospettive di vita in quei luoghi dove resterebbero volentieri se non fossero spinti dalla fame, dalla miseria e dall’intolleranza”, ha affermato il capo dello Stato.
Italia e Germania, due tra i Paesi fondatori dell’Unione europea, “avvertono insieme la necessità di incentivare e far crescere l’integrazione perché la casa europea cresca nel modo più armonico e completo possibile”, ha sottolineato Mattarella. Aprendo l’anno scolastico a Forlì, il presidente della Repubblica ha inoltre ricordato “il potenziale” degli studenti figli di migranti, sottolineando: “La scuola è per tutti e non tollera esclusioni”.
Il presidente Mattarella non ha trascurato infine un’eventuale riforma del Patto di Stabilità: “Dobbiamo trovare un’intesa sulla proposta per regole condivise sul bilancio”. Quindi “sì a regole di bilancio rigorose, ma il rigore non sia ottuso e cieco e abbia come obiettivo la crescita, tenendo conto di fenomeni come il rallentamento dell’economia cinese e le conseguenze della guerra in Ucraina. Il bilancio europeo dev’essere ambizioso per affrontare sfide fondamentali come la transizione ecologica e digitale”. In definitiva i colloqui siciliani, in occasione del “Premio dei Presidenti”, hanno incarnato la volontà di custodire buoni rapporti tra Roma e Berlino, “contro pregiudizi e nazionalismi”, in un periodo di tensioni e di relazioni non eccellenti tra Italia e Germania. Mattarella e Steinmeier hanno invece dimostrato la volontà di continuare a tessere il filo di un dialogo consolidato tra i due Paesi, sia sul piano politico che sul piano economico, un rapporto cruciale per gli equilibri europei. L’Europa è decisamente una casa comune ma nulla può essere dato per scontato. Sono indispensabili “coraggio e visione” per continuare a perseguire il sogno europeo mai compiuto e in continuo divenire.
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