Mario Savio e il Movimento Free Speech
Tutto probabilmente iniziò dal Manifesto di Huron, il documento ufficiale con cui i giovani americani presero coscienza della loro situazione del nuovo mondo verso cui stavano andando incontro, ma senza dubbio il Free Speech Movement ebbe un’importanza fondamentale per lo sviluppo dei movimenti per i diritti civili che si mosse negli Anni Sessanta fino a dare origine al Sessantotto.
Il Movimento Free Speech, guidato da studenti universitari attivisti, si scatenò come una tempesta di cambiamento e libertà. Al centro di questo movimento c’era un giovane leader carismatico, Mario Savio, di origini italiane, che divenne il volto dell’attivismo per la libertà di espressione. La sua passione per la giustizia sociale e la sua capacità di ispirare le masse hanno segnato un punto di svolta nella storia del movimento studentesco e avuto un impatto duraturo della sua lotta per la libertà di espressione.
All’inizio degli anni ’60, negli Stati Uniti, i campus universitari erano palcoscenici di un’intensa attività politica e sociale. Gli studenti si battevano per i diritti civili, contro la guerra in Vietnam e per una maggiore libertà di espressione. Era in particolare proprio la lotta per i diritti civili e contro l’ingiustizia razziale al centro di molte rivendicazioni studentesche. I nomi di Martin Luther King e di Rosa Parks erano non solo quelli di leader, ma di esempi da seguire
Il Movimento Free Speech esplose all’Università della California, Berkeley, nel 1964. L’amministrazione universitaria aveva imposto regole restrittive che vietavano ai movimenti politici di raccogliere fondi e di distribuire materiale informativo sui marciapiedi del campus. Questa decisione ha scatenato la reazione degli studenti, che hanno organizzato una serie di proteste per difendere il loro diritto di espressione.
Mario Savio, uno studente di fisica alla Berkeley, emerse come un carismatico leader del Movimento. La sua eloquenza e passione per la giustizia lo portarono rapidamente a diventare una figura centrale nelle proteste. Savio sapeva incanalare l’energia e la frustrazione degli studenti, riuscendo a mobilitarli e a creare un’unità di intenti nel movimento.
Nel dicembre 1964, Savio pronunciò un discorso coinvolgente sulla scalinata della Sproul Hall di Berkeley, noto come il Discorso sulla Piazza della Libertà. In quel discorso, fu probabilmente il primo ad esortare in pubblico gli studenti a non accettare il ruolo di “ingranaggi nel meccanismo” e a lottare per una società più giusta e aperta. Le sue parole hanno catturato l’immaginazione di molti e spinsero il Movimento a un nuovo livello di consapevolezza e attivismo.
Il Movimento Free Speech a Berkeley ebbe successo nel suo intento: l’amministrazione universitaria abrogò le restrizioni e riconobbe il diritto degli studenti di esprimere liberamente le proprie opinioni. Ma l’eredità di Mario Savio andò ben oltre quella vittoria.
Savio si impegnò in altre lotte per i diritti civili e umani, come la lotta contro la segregazione razziale nel sud degli Stati Uniti. Il suo attivismo non violento e la sua dedizione alla giustizia sociale lo resero una figura rispettata e ammirata da compagni di lotta e avversari.
Nel 1999, tre anni dopo la sua morte, i media hanno rivelato che Savio era stato pedinato dall’FBI. È stato seguito per più di un decennio perché era emerso come il leader studentesco più importante della nazione. Non c’erano prove che fosse una minaccia o che avesse legami con il Partito Comunista, in piena epoca di Maccartismo, ma l’FBI decise che meritava la propria attenzione perché pensavano che potesse ispirare gli studenti ad assumere atteggiamenti di violenza o comunque forme non tollerabili.
Ebbe una vita breve e decisamente tormentata. Ha svolto diversi lavori, tra cui quello di commesso a Berkeley; soffriva di depressione e dal 1973 subì dei ricoveri. Morì a soli 44 anni per problemi di cuore. Nel 1997 la scalinata di Sproul Plaza, da cui aveva pronunciato il suo discorso più famoso, è stata ufficialmente ribattezzata “Scala Mario Savio”.
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Un Commento
Hello Gianni Dell’Aiuto from the Free Speech Movement Archives in Berkeley, California, USA. We enjoyed your article but wish to point out a few errors of fact.
Professor Robert Cohen, a scholar of the FSM and of Mario Savio, wrote to our Board yesterday:
“The FBI’s spying on the FSM and Mario was revealed by the Daily Cal in 1982 not 1999. Mario was a philosophy major not physics. Mario is made to sound as if he simply declined after the FSM, a clerk in a “tormented life,” but in fact Mario went on to get an MA in physics, was a beloved teacher at Sonoma State [University], active in the battle against Reagan’s new cold war in Central America in the 80s and in organizing to defend affirmative action and immigrants rights in the 1990s. It is also curious that his trips to Italy and identification with its anti-fascist Left are not mentioned.”
Lynne Hollander Savio, Mario’s widow added:
“He wasn’t 44 when he died. He was about to be 54!”
I, personally, once had the pleasure of telling Tom Hayden, author of the Port Huron Manifesto, that copies were found among the papers of FSM participants.
Best regards,
Barbara T. Stack
FSM Archives Board member
https://www.fsm-a.org/