Cronache dai Palazzi
Scenari da manovra e, nel frattempo, Palazzo Chigi inaugura il carello “tricolore” antiinflazione: prezzi calmierati su diversi prodotti di prima necessità. In sintesi, sono quattordici i miliardi in deficit per una manovra da circa trenta miliardi che, tra le diverse misure, prevede anche il tanto declamato taglio del cuneo fiscale, oltre alle politiche per favorire la natalità e sostenere le famiglie, ma anche risorse per il sistema sanitario e per il rinnovo dei contratti scaduti nel pubblico impiego.
Dopo l’approvazione della NaDef, la Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza, inizia il lungo percorso della manovra Meloni-Giorgetti che dovrà essere approvata entro il 31 dicembre 2023. Le Camere dovranno approvare come primo passo lo scostamento di bilancio da 14 miliardi pari al 4,3% del deficit per il 2024 – la NaDef segna infatti un aumento del nostro deficit dal 3,6% al 4,3% – per cui servirà la maggioranza assoluta. Bruxelles dovrà invece ricevere il Documento programmatico di bilancio (Dpb) entro il 15 ottobre. Dopodiché la nuova legge di Bilancio si può dire che entrerà nel vivo.
“Riteniamo di aver fatto le cose giuste con grande responsabilità”, ha dichiarato il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. Bruxelles in ogni modo non perde tempo e, senza avanzare alcun commento, ricorda l’essenziale: “L’Italia, come ogni altro Stato membro, dovrà sottomettere la bozza del Documento programmatico di bilancio entro il 15 ottobre”. Per cui “valuteremo poi se i piani rispettano i requisiti e pubblicheremo la nostra opinione il 21 novembre”, spiega l’Ue.
Nel frattempo, Palazzo Madama ha accordato la fiducia al governo (94 sì e 49 no) sul decreto Asset e tra le misure approvate vi è la tassa sugli extraprofitti che è stata riscritta.
Il cosiddetto “trimestre antinflazione”, o “carrello tricolore” come lo ha definito la premier Meloni, partirà domenica primo ottobre e sarà una misura sperimentale di tre mesi. Si tratta di una misura che è il frutto del dialogo tra il governo e 32 associazioni appartenenti all’intera filiera produttiva: industria, commercio e distribuzione. Fino al 31 dicembre 2023 nei punti vendita che aderiranno si potranno acquistare prodotti alimentari di prima necessità – alimentari e non (alcolici esclusi) – e legati alla prima infanzia con il “bollino”, che indica il prezzo calmierato. Fino ad ora hanno aderito oltre 22 mila negozi, visibili sul sito Mimit. Il Patto “è il segnale più bello che diamo, che questa nazione è in grado di tenersi per mano, è unita”, ha affermato la premier Meloni. “E dimostra al mondo produttivo che finalmente c’è una guida, che c’è umiltà e che il governo chiede una mano per affrontare la spirale inflazionistica”, ha sottolineato Meloni assicurando che se la sperimentazione sarà efficace si lavorerà “per prolungare l’iniziativa”.
Bruxelles, nello specifico, valuterà la crescita della spesa primaria netta (il parametro di riferimento del nuovo Patto di Stabilità sotto negoziato) che in base alle Raccomandazioni comunitarie “non dovrebbe superare l’1,3% nel 2024”. L’Italia comunque non è sola per quanto riguarda la questione ‘deficit’. Secondo le stime della Commissione europea, risalenti alla scorsa primavera, vi sono almeno 13 Paesi che quest’anno registreranno un deficit ben sopra il 3%, e quindi a rischio procedura. Come prevede l’articolo 126 del Trattato sul funzionamento dell’Ue, l’esecutivo con le proprie valutazioni deve esaminare il rapporto tra il disavanzo pubblico e il Pil, verificando se è diminuito in modo sostanziale e continuo o se si avvicina al 3%, ed ancora se il superamento del valore di riferimento risulta essere temporaneo oppure piuttosto stabilizzato e prossimo alla soglia.
Considerato il periodo attuale, in cui è in corso la definizione della legge di Bilancio e si deve continuare con la messa a terra dei progetti che fanno parte del Pnrr, le istituzioni comunitarie sono concentrate sui fatti – consapevoli inoltre dell’influenza su questi ultimi delle prossime elezioni europee – e anche il governo nazionale mira a concretizzare, nonostante la coperta corta e una manovra che non risulterà espansiva. Le opposizioni la definiscono “lacrime e sangue”. Il ministro dell’Economia Giorgetti auspica che a Bruxelles “comprenderanno la situazione italiana”, pur non mirando ad alcun trattamento particolare. Gli Stati membri hanno regole comuni da rispettare e la Commissione europea ha il compito di vigilare sulle singole manovre dimostrando coerenza valutativa. Fino ad oggi solo la manovra del 2018, quando a Palazzo Chigi c’era il governo Cinque Stelle-Lega, il documento programmatico di bilancio ha avuto esito negativo, ma in questo frangente il clima sembra essere più disteso.
“Stiamo lavorando per una manovra all’insegna della serietà e del buon senso e che mantenga gli impegni con gli italiani”, ha affermato la premier Giorgia Meloni annunciando il via libera alla Nota di aggiornamento al Def. “Basta con gli sprechi del passato: tutte le risorse disponibili saranno usate per sostenere i redditi più bassi, il taglio delle tasse e gli aiuti alle famiglie”, ha ribadito Meloni difendendo la ristrettezza della manovra in atto, e ricordando che sarà prorogata la garanzia statale fino all’80% sui mutui per l’acquisto della prima casa per i giovani. “Abbiamo fatto le cose giuste, con serietà e responsabilità, in un quadro in cui è in corso la discussione del Patto di Stabilità”, ha affermato a sua volta il ministro dell’Economia.
Secondo Palazzo Chigi la manovra in atto per il 2024 rappresenta il massimo che si potesse mettere nero su bianco, considerata una situazione dei conti alquanto ballerina e poco consistente. Solo il Superbonus determinerà un aumento del deficit 2023 di un punto percentuale (5,3% del Pil) e in seguito peserà sul debito dei prossimi quattro anni per un punto di Pil ogni anno, che stimato in euro corrisponderebbe a circa 20 miliardi. A causa dell’aumento della spesa per gli interessi sui titoli pubblici – dovuto in gran parte ai rialzi della Banca centrale europea – per la manovra del prossimo anno si valutano già 15 miliardi in meno.
Via XX Settembre annuncia con ottimismo che nel 2025 il deficit scenderà al 3,6% e nel ’26 al 2,9%. “Siamo sopra il 3% delle regole Ue, è vero, ma noi riteniamo che le condizioni dell’economia, in rallentamento, e la stretta monetaria, non inducano ad adottare politiche economiche pro-cicliche, se vogliamo evitare di aggravare la recessione”, ha spiegato il ministro Giorgetti in conferenza stampa. Per quanto riguarda il debito pubblico dovrebbe scendere di un solo decimale dal 140,2% al 140,1% e solo nel 2026 potrebbe arrivare al 139,6%. “Non scenderà come auspicato – ha sottolineato Giorgetti -. Ma occorre tener conto che 80 miliardi di crediti legati ai bonus edilizi, non previsti, si scaricheranno sul debito pubblico dei prossimi 4 anni per 20 miliardi l’anno. Senza la spesa per i bonus, il debito sarebbe sceso di un punto l’anno”, per poter arrivare al 136% del Pil nel 2026. Nello specifico, la stima del bonus al 90% per i lavori sulle facciate introdotto nel 2020 pesa circa 26 miliardi, mentre la previsione iniziale era di 5,9 miliardi. Per il Superbonus al 110%, invece, la stima di spesa era di 35 miliardi ma a fine agosto 2023 la previsione è salita a 93; inoltre corrisponderebbero a circa 12,8 miliardi i crediti irregolari accertati, sempre a fine agosto, dalla Agenzia delle Entrate. Guardando infine alle previsioni di Palazzo Chigi risalenti al passato recente – e per comprendere la vulnerabilità delle medesime previsioni – per il 2024 il governo Draghi prevedeva misure in deficit per 4 miliardi di euro, mentre l’attuale esecutivo ne prevede 14, annunciando la prima stretta di bilancio solo per il 2026.
Nonostante la crescita della spesa per il Superbonus e degli interessi sui titoli di Stato, la legge di Bilancio 2024 conferma la proroga del taglio del cuneo fiscale che costa circa 10 miliardi, una delle poche certezze della manovra 2024 (7 punti di contributi fino a 25 mila euro e 6 punti tra 25 e 35 mila). A proposito di pensioni le misure allo studio per la prossima legge di Bilancio prevedono la proroga di Quota 103, ossia la possibilità di andare in pensione con 62 anni di età e 41 di contributi. Ed ancora la proroga dell’Ape sociale, un assegno fino a 1.500 euro a partire dall’età di 63 anni con 30 o 36 anni di contributi a seconda dei casi, per accompagnare determinate categorie alla pensione. Infine vi è Opzione donna ma si prevede un allentamento dei requisiti decisi nel 2023.
Per quanto riguarda il sostegno alle famiglie e alla genitorialità, la manovra 2024 comprende anche una nuova voce, l’assistente materna già presente in Francia e in altri Paesi del Nord Europa, per cui si prevede uno stanziamento di 100-150 milioni. Un servizio a richiesta del quale le mamme potrebbero usufruire durante la gravidanza fino ai sei mesi successivi alla nascita del bambino, in sostanza una ventina di ore di aiuto da parte di una figura specializzata, l’assistente per l’appunto. Si tratterebbe di un’assistenza telefonica o via social, ma anche direttamente a domicilio se necessario. Tra le misure a sostegno della natalità vi è anche l’incremento dell’Assegno unico dal secondo figlio. Altro nodo al pettine è rappresentato dal sistema sanitario, per cui il governo si impegna sulla “prosecuzione dei rinnovi contrattuali del pubblico impiego, anche con particolare riferimento alla sanità”; sarebbero necessari circa 618 milioni per il rinnovo del contratto della dirigenza sanitaria. Il ministro Schillaci avrebbe chiesto circa 3-4 miliardi di euro in più, comprese le risorse per il contratto del personale della sanità. Per capire se e di quanto verrà rifinanziato il fondo sanitario per il 2024 occorrerà comunque aspettare il testo della legge di Bilancio e quindi il 20 ottobre.
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