Blowin’ in the wind
«Fiat ha piazzato ben due spot evento nella serata di Super Bowl che si è giocata a East Rutherford in New Jersey e che ha visto trionfare i Seattle Seahawks: per quello della Chrysler ha scomodato Bob Dylan ; poi una famosa attrice americana per la Maserati Ghibli.
“La Germania fa la vostra birra, la Svizzera assembla il vostro orologio, l’Asia assembla il vostro telefono. Noi costruiremo la vostra macchina” questo un passaggio dello spot con Dylan alla guida della nuova Chrysler 200 sulle strade di Los Angeles, quella che poi sarà un modello Lancia.
E lì la prima domanda. Avevo capito che Fiat aveva fatto shopping e aveva comprato Chrysler. E allora pensavo che forse ci sarebbe voluto uno spot misto; che dire, magari con un pizzico di parmigiano. E invece era il trionfo del lavoro americano. E ci sto.
Ma poi penso che l’americano medio, quello che ha prenotato la sua poltrona preferita da mesi, comprato galloni di birra, raso al suolo venti ettari di mais per fare i pop corn, quell’americano che aspetta quella serata come a Fatima tempo fa si aspettava un’apparizione, beh, non credo sappia che Fiat ha comprato Chrysler e ha potuto vedere uno spot sull’orgoglio tutto americano di fare macchine.
E noi dall’altro lato dell’oceano, magari davanti a un piatto di maccheroni cacio e pepe, abbiamo saputo che la Fiat è americana. Punto. E abbiamo assistito al debutto assoluto al Super Bowl per un’automobile disegnata, progettata e costruita in Italia, la Maserati Ghibli che è apparsa in uno spot di 90 secondi. Poi, sorseggiando vino rosso abbiamo saputo che quei due spot sono scostati 48 milioni di dollari: per chi non sa cosa sia il Super Bowl è un colpo apoplettico; ma in America questo evento è come una finale dei Mondiali di calcio all’ennesima potenza, moltiplicata per un trilione.
Un colpaccio, un affare. Spero che i dipendenti di Pomigliano D’Arco abbiano apprezzato. Io mi auguro che questo investimento porti tanto lavoro, ma mentre lo scrivo le mie dita sono dubbiose.
E mi viene in mente Bob Dylan, quello che anni luce fa cantava : “Quante strade deve percorrere un uomo prima di essere chiamato uomo?”, chissà se Bob poi quella risposta portata da un soffio di vento l’ha sentita; chissà se la sentiranno tutte quelle famiglie la cui sopravvivenza dipende da gente in maglione che parla meglio l’inglese che l’italiano. Chissà se , nella sua tomba di tombeur e viveur, l’Avvocato si agita nel vento pure lui? Oppure guarda con nostalgia alla sua Torino.
Una volta capitale dell’auto; ora non so più.»
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