Israele-Hamas, intervista ad Alberto Negri
Il Medio Oriente è un luogo che bisogna vivere dall’interno, nel profondo. Abbiamo chiesto ad Alberto Negri, giornalista e grande esperto dell’area, di aiutarci a capire meglio la situazione e le possibili evoluzioni.
‘La resistenza palestinese non è più quella di un tempo, ancora pensiamo che si tratti di persone disperate che lanciano pietre contro il nemico’, dice Negri invitando tutti al realismo e a una maggiore conoscenza delle dinamiche. ‘Premetto che l’atrocità di ciò che è accaduto il 7 ottobre è solo condannabile. Però, anziché perdersi in polemiche che non portano da nessuna parte, consideriamo che Hamas, negli ultimi anni e facendo credere a Netanyahu di voler governare Gaza mentre approfittava della debolezza dell’Autorità Palestinese in Cisgiordania per allargare la sua presenza, è stato in grado di capire quali skill d’intelligence occorresse migliorare per sconfiggere Israele’.
Un punto di vista utile per leggere le difficoltà del sistema israeliano nel prevenire ciò che è successo. ‘Hamas – con Hezbollah che ha competenze molto avanzate nel campo dell’intelligence – ha dimostrato che, se la tecnologia è fondamentale, la conoscenza del territorio e la capacità d’infiltrazione fanno la differenza’.
Il messaggio dell’amministrazione americana a Netanyahu è di prestare attenzione all’allargamento del conflitto a livello regionale. Nell’area, alcuni Paesi contano molto: ‘la Russia – ricorda Negri – che è ancora ben presente in Siria; la Turchia, che in questi giorni ha bombardato il nord della Siria; l’Egitto, che non intende aprire il valico di Rafah per non ritrovarsi milioni di profughi palestinesi in casa (a dicembre ci saranno le elezioni presidenziali’.
Semplificare è molto rischioso perché ci porta fuori dalla realtà vera. Alberto Negri insiste molto su questo punto. ‘Siamo di fronte a una situazione che risale a circa tre decenni fa. Per capire cosa accade, e cosa potrebbe accadere, sarebbe molto più interessante andare a Beirut. C’è stato un grande cambiamento in Medio Oriente. La penetrazione iraniana in Libano ha portato alla fondazione di Hezbollah, vero avversario di Israele. E poi ci sono interconnessioni varie che tutti conoscono ma che spesso non emergono nelle analisi e nei dibattiti. Ricordate le guerre in Siria? Ebbene, il patto tra Netanyahu, frequentatore del Cremlino, e Putin per rovesciare Assad si è rivelato un fallimento, visto che Assad è ancora lì, più forte che mai e che è addirittura riaccolto nel club della Lega Araba. Ma – continua Negri – la Russia è ancora in Siria. Non vi domandate perché l’esercito israeliano ha bombardato, in queste ore, gli aeroporti di Aleppo e di Damasco?’.
E veniamo all’annunciato intervento di terra da parte israeliana nella Striscia di Gaza. ‘Israele vuole che ONU ed Egitto svuotino la Striscia di Gaza di metà della popolazione. Ma i rischi dell’intervento di terra sono altissimi per l’esercito israeliano. Gerusalemme potrebbe pagare un prezzo troppo importante in termini di vite umane e d’immagine, rischiando di far dimenticare il brutale attacco del 7 ottobre. Non possiamo dimenticare’ per onestà di analisi ‘che, da almeno tre decenni, Israele non lascia alternative ai palestinesi, oltremodo messi in difficoltà dalle fragilità di Al Fatah e dell’Autorità Palestinese del vecchio Abu Mazen’.
Come sempre, considerate tutte queste dinamiche e la loro interrelazione, il pensiero va ai popoli israeliano e palestinese, ‘ostaggi di questioni regionali e geopolitiche che passano sopra le loro teste ma che impattano, drammaticamente, sulla loro sicurezza e possibilità di sopravvivenza’.
[NdR – Fonte The science of where magazine che si ringrazia per la collaborazione]
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