Crisi palestinese, ripercussioni su Europa e Italia
Le ripercussioni della crisi palestinese sull’Europa e sull’Italia potrebbero derivare soprattutto dall’aumento del costo delle fonti energetiche, che, a sua volta potrebbe ripercuotersi sulle decisioni della BCE sui tassi d’interesse e sulla capacità di ripresa delle economie europee.
Il problema energetico – La crisi palestinese ha già manifestato i primi effetti. Il prezzo del petrolio ha superato la soglia dei 90 dollari al barile, ma, soprattutto, le tensioni in Medio Oriente hanno spinto il prezzo del gas oltre i 50 euro al magawatt/ora ad Amsterdam. Non è una situazione da allarme rosso perché in Europa gli stoccaggi di gas sono pieni al 98% e perché non ci sono particolari allarmi su eventuali interruzioni delle forniture. Ciò non toglie che il gas sconta attualmente un rischio geopolitico, tanto che Israele precauzionalmente ha dovuto bloccare il maxi giacimento di Tamar, le cui piattaforme distano non più di 23 km dalle zone calde. Per completezza non si può dimenticare che tra i primi quattro fornitori di gas dell’Italia, due sono paesi arabi, l’Algeria e la Libia.
Conseguenze sull’inflazione – I rischi per l’Europa e l’Italia non derivano da improbabili interruzioni delle forniture di gas o petrolio, ma dal rischio che le tensioni sui prezzi delle fonti energetiche possano finire per interrompere il faticoso trend di discesa dell’inflazione in Europa. Qui bisogna ricordare che in Europa l’inflazione si è dimezzata rispetto all’anno precedente ma non si è ancora spenta. Se dovesse riaccendersi a causa delle tensioni in Medio Oriente verosimilmente la BCE procederebbe ad ulteriori aumenti dei tassi entro l’anno. E non è un buon segnale quello che viene dagli Stati Uniti, visto che l’inflazione a settembre non è calata come ci si attendeva.
Conseguenze sulla crescita – Il vero problema per Europa e l’Italia è che il riaccendersi del focolaio dell’inflazione, causando un aumento dei tassi, possa finire per deprimere ulteriormente una crescita in Europa già asfittica. A questo proposito, non sono confortanti le ultime previsioni del Fondo Monetario sulla Germania che ipotizzano una crescita tedesca nel 2024 limitata a un +0,9%, molto peggio delle recenti ipotesi della Commissione e del Governo tedesco. Da segnalare che le previsioni del FMI non tengono conto degli effetti della crisi palestinese sull’industria tedesca che, invece, si è dimostrata in passato molto sensibile alle variazioni del prezzo delle fonti energetiche. Inutile ribadire come un ritardo nella ripartenza della locomotiva tedesca si ripercuota direttamente sul nostro export di semilavorati e componentistica destinata all’industria pesante tedesca.
Conclusioni – Dubito che in Europa e in Italia la crisi palestinese possa portare a situazioni di allarme rosso; tuttavia, il grosso rischio per l’Italia è che il fattore incertezza derivante dalla crisi medio orientale finisca per accendere un forte faro sulla nostra principale fragilità: un debito pubblico da quasi 3.000 miliardi. Una situazione che il Governo sta gestendo ma il dogma deve continuare a essere PNRR e nessuna finanza allegra.
[NdR – Fonte Teleborsa.it che si ringrazia per la collaborazione – Andrea Ferretti è docente al Master in Scienze economiche e bancarie europee LUISS Guido Carli]
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