Cronache dai Palazzi
Una manovra da 28 miliardi. La manovra finanziaria varata dal Consiglio dei ministri in settimana si compone del disegno di legge di Bilancio 2024, di un decreto legge che anticipa alcune misure nel 2023 e del decreto legislativo di attuazione della delega fiscale che avvia la riforma dell’Irpef. L’esame della manovra partirà da Palazzo Madama insieme con il decreto legge “anticipi” per cui c’è un testo già bollinato mentre per la manovra occorrerà mettere a punto varie norme.
Il pacchetto delle misure previdenziali è tra le misure da definire; da tale pacchetto, nello specifico, si dovrebbero ricavare risparmi per 2,7 miliardi di euro nel 2024, dei quali 1,5 miliardi corrispondono all’anticipo nel 2023 del conguaglio sulla perequazione delle pensioni al costo della vita, pari a 0,8%, da pagare a novembre 2023 anziché a gennaio 2024. Un altro miliardo ed oltre, 1,2 miliardi circa, sarà ricavato in parte da un taglio dell’indicizzazione delle pensioni più elevate che subiranno un taglio dal 32 al 22 per cento. Stanziati inoltre 2 miliardi per dare un anticipo ai dipendenti pubblici sul rinnovo dei contratti. Ridotte le aliquote Irpef da 4 a 3, accorpati i primi due scaglioni di reddito e la prima aliquota, 23%, si applicherà fino ad un imponibile di 28 mila euro. Tale misura si tradurrebbe, in media, in mille euro netti in più all’anno nelle buste paga degli italiani, anche se i vantaggi dovrebbero variare secondo lo scaglione di riferimento. Per i redditi al di sopra dei 35 mila euro non è previsto alcun taglio. Il rinnovo del taglio del cuneo fiscale-contributivo rimane comunque il filo conduttore della manovra: riduzione di sei punti delle tasse sul lavoro per i redditi fino a 35mila euro e fino a sette punti per i redditi al di sotto dei 25mila euro. In pratica si registrerà un aumento medio di 100 euro in busta paga per un bacino di circa 14 milioni di cittadini.
“Il beneficio entra in vigore per tutti”, ha rivendicato la presidente del Consiglio, spiegando: “È un anticipo di una riforma che complessivamente intendiamo portare avanti. Ma per ora lo sterilizziamo per i redditi più alti, cioè per i redditi che rientrano nella quarta aliquota al di sopra dei 50mila euro”. Potenziate anche le misure a favore di mamme e famiglie: si rafforza l’assegno unico e universale per il terzo figlio, almeno fino all’età di sei anni, e il bonus asili nido per cui il fondo aumenta di oltre 150 milioni di euro, ma l’asilo non è gratis per il secondo figlio come era stato detto inizialmente; decontribuzione per le mamme con due figli (fino a 10 anni) e per coloro che hanno tre figli fino a 18 anni del più piccolo; maxi deduzione per chi assume a tempo indeterminato: una super deduzione al 120% che sale al 130% per chi stabilizza mamme under 30, soggetti con invalidità ed ex percettori del Reddito di cittadinanza; confermata la Carta dedicata a te, la carta prepagata sulla quale è precaricato un contributo “una tantum” di 382,50 euro da destinare unicamente ai beni alimentari di prima necessità. Previsto anche il rifinanziamento del contributo straordinario per il caro energia e il bonus sociale elettricità per sostenere le fasce più deboli nel primo trimestre del 2024. Confermati inoltre i fondi per il Ponte di Messina, per cui il Documento programmatico di bilancio che il governo ha inviato alla Commissione europea prevede uno stanziamento complessivo di circa 12 miliardi di euro dei quali 700 nel 2024 e 3,5 negli anni successivi. In programma anche una nuova tassa sugli extraprofitti nel settore dell’energia. Eliminata la riduzione dell’Iva sui prodotti per la prima infanzia che era stata portata dal 22 al 5 per cento. Scade invece quest’anno la detrazione Irpef del 50% per l’acquisto di nuovi immobili in classe energetica A e B. Tagliati anche 350 milioni al Fondo per la disabilità per favorire il finanziamento aggiuntivo di 15 miliardi finalizzato a colmare il buco generato dal Superbonus del 110%.
Alle strette Opzione donna e Ape sociale che scadono a fine 2023. Quota 103 sarà sostituita da Quota 104 quindi nel 2024 serviranno 63 anni di età (non più 62) e 41 anni di contributi per poter andare in pensione.
La questione pensioni ha sollevato le proteste dei sindacati in particolare Cgil e Uil che danno un giudizio negativo della manovra. In questo contesto Maurizio Landini propone ai colleghi di Cisl e Uil manifestazioni e scioperi fino allo “sciopero generale”, scenario che la Cisl esclude volendo aspettare il testo definitivo della manovra prima di prendere decisioni. Sul piede di guerra anche le opposizioni che giudicano “debole e inadeguata” la manovra. Il governo invece è convinto che la manovra risolleverà il Paese e la premier l’ha definita “seria e responsabile”. Atteso anche il giudizio della Commissione europea e dei mercati. Il governo si dimostra fiducioso data la linea “prudente” adottata. In sostanza la manovra appare di fatto alquanto scarna e poco consistente anche a causa dell’esiguità delle risorse a disposizione. “Una coperta corta” ammessa anche dalle opposizioni.
Riferendosi al quadro geopolitico esterno alquanto instabile, nonché alle difficoltà sul territorio nazionale, il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, ha affermato: “Viviamo in un momento tragico, difficilissimo, con rischi straordinari davanti”. Vicino alla fine del proprio mandato, Visco ha aggiunto: “Questi 12 anni non sono stati anni semplici, non ci siamo annoiati”.
Su un altro fronte la Camera ha rinviato in Commissione la proposta di legge sul salario minimo con le opposizioni che continuano ad opporsi alla maggioranza. Ma anche in Commissione non si raggiunge alcuna conclusione utile e il sospetto delle minoranze è che si miri ad allungare i tempi di decisione. Il centrodestra propone audizioni tra due settimane e il primo ad essere ascoltato sarà il presidente del Cnel, Renato Brunetta, rimandando di fatto la votazione del provvedimento. La polemica sul salario minimo potrebbe sfociare nella manifestazione dem dell’11 novembre e tutte le forze di opposizione promettono comunque una “battaglia implacabile”. Le firme raccolte sono già 500 mila e l’obiettivo è arrivare a un milione entro la manifestazione dell’11 novembre, una soglia che renderebbe considerevole la battaglia delle opposizioni anche in Parlamento.
Sul fronte internazionale continua ad essere molto preoccupante la guerra in Medio Oriente e undici Paesi europei hanno ratificato alla Commissione il temporaneo ripristino dei controlli alle frontiere, con la sospensione della libera circolazione prevista dal Trattato di Schengen, dal nome della cittadina lussemburghese in cui l’accordo fu firmato nel 1985 stabilendo l’abolizione delle frontiere interne a favore di una libera circolazione delle persone. Fanno parte di Schengen tutti i Paesi Ue ad eccezione di quattro: Irlanda, Bulgaria, Cipro e Romania. Dal primo gennaio 2023 anche la Croazia è entrata a far parte dell’area Schengen. Il primo obiettivo è controllare l’entrata di eventuali cellule terroristiche alla luce degli attacchi disseminati in Europa, in Francia come a Bruxelles. Nel 2020 il Trattato di Schengen fu sospeso a causa della pandemia Covid. L’Italia ha sospeso il Trattato anche nel 2001 in occasione del G8 di Genova, nel 2009 per il G8 de L’Aquila e nel 2017 per il G7 di Taormina. Dal 2006 ad oggi il Trattato di Schengen è stato sospeso ben 387 volte dagli Stati membri dell’Unione europea.
In primo piano il “rischio di infiltrazioni dai Balcani” in quanto c’è il rischio, avverte Palazzo Chigi, “di possibili infiltrazioni terroristiche nei flussi migratori irregolari riferibili non solo alla frontiera marittima (Lampedusa e dintorni, ndr) ma anche a quella terrestre con la Slovenia”. Si avverte quindi la “necessità di un ulteriore rafforzamento delle misure di prevenzione e controllo”. Dall’inizio dell’anno le entrate irregolari in Italia attraverso la cosiddetta “rotta balcanica” sono pari a circa 16 mila persone, che fuggono da guerre e miseria e tra le quali potrebbero nascondersi eventuali foreign fighters in contatto con le diverse reti terroristiche attive, con l’obiettivo di seminare il terrore in Occidente. Anche Palazzo Chigi ha quindi deciso di applicare la procedura d’urgenza sospendendo il trattato di Schengen al confine con la Slovenia, per arginare la libera circolazione in Europa. “La sospensione si è resa necessaria per l’aggravarsi della situazione in Medio Oriente, l’aumento dei flussi migratori lungo la rotta balcanica e soprattutto per questioni di sicurezza nazionale e me ne assumo la piena responsabilità” ha affermato la premier Giorgia Meloni al termine del vertice sulla sicurezza a Palazzo Chigi. La sospensione di Schengen durerà 10 giorni ma potrà essere prorogata fino a 6 mesi e verrà comunque assicurata “la proporzionalità della misura”, tanto “da causare il minore impatto possibile sulla circolazione transfrontaliera e sul traffico delle merci” e rimanendo “nella prospettiva di un auspicato rapido ritorno alla piena applicazione del regime di libera circolazione”. In definitiva, il governo italiano lavora per realizzare piani per la sicurezza internazionale da condividere e discutere con le istituzioni europee e gli altri Paesi dell’area Schengen. L’Ue stima una spesa complessiva di 25-50 miliardi di euro per l’attuazione e il mantenimento dei controlli alle frontiere nell’arco di due anni.
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