Diabolik (Film, 2022)

Quando a Umberto Lenzi chiesero di fare Kriminal 2 oppose un netto rifiuto; idem Mario Bava sul tema Diabolik. I Manetti Bros, invece, amano così tanto il loro eroe in calzamaglia dei fumetti neri da pensare di mettere in campo almeno una trilogia, se non una vera e propria serie di film (stile Marvel), tratti dai fumetti. Non condividiamo la generosa scelta. Il primo Diabolik era un buon prodotto, citava il fumetto e rendeva omaggio al film di Bava, mentre il secondo episodio mostra la corda, perché è fiacco e prevedibile a livello di sceneggiatura. Il cinema non è la televisione, idee simili vanno bene se pensiamo a un serial per il piccolo schermo e se vogliamo girare dei telefilm, non un lungometraggio di quasi due ore.

I Manetti replicano l’idea originale e si ispirano a un determinato albo – il numero 16 della serie – con poche aggiunte e modifiche, conservando le ingenuità tipiche delle storie anni Sessanta. Sarebbe anche un’idea giusta, se lo spettatore smaliziato non si rendesse conto non appena vista una sequenza di quel che accadrà nella successiva, difetto non da poco per un thriller, anche se stiamo parlando di un fumetto. Per il resto la pellicola è tecnicamente pregevole e presenta molti aspetti positivi. I Manetti hanno uno stile, sono autori interessanti, realizzano scenografie perfette, sfruttano location suggestive di Roma, Bologna, Trieste e Milano, ambientano un film nell’epoca giusta senza sbavature di sorta, inseriscono ottimi effetti speciali, realizzano inseguimenti stile poliziottesco anni Settanta, curano una fotografia notturna cupa e coinvolgente.

Ma il film non decolla mai, non interessa, non cattura lo spettatore, non lo fa fremere per i personaggi, resta in superficie, sa troppo di già visto e di già detto. Il nuovo Diabolik – Giacomo Gianniotti – del tutto inespressivo, fa rimpiangere non poco Luca Marinelli, mentre Miriam Leone è una credibile Eva Kant, Valerio Mastandrea un diligente Ginko e Monica Bellucci un’affascinante Altea. Abbiamo rivisto volentieri, in un piccolo ruolo, Andrea Roncato, attore simbolo degli anni Ottanta.

La parte migliore della storia è il tocco da soap-opera con l’amante misteriosa di Ginko, il loro incontro, il saluto in incognito all’aeroporto, la descrizione di un amore che non può essere rivelato al mondo. Resta positivo e ben riprodotto l’effetto fumetto, sottolineato da un uso continuo (mai a sproposito), molto anni Settanta, sia delle dissolvenze a tendina che dello split screen. Geniale la sigla con il balletto che scorre sui titoli di testa.

Un consiglio ai Manetti, registi che apprezzo molto, fare altro prima possibile e scrivere la parola fine sul progetto Diabolik. Per resistere, in questo cinema contemporaneo che ha bisogno di autori geniali, bisogna rinnovarsi.

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Regia: Manetti Bros. Lingua Originale: Italiano. Paese di Produzione: Italia, 2022. Durata: 111’. Genere: Azione, Fumetto, Thriller. Soggetto: Angela e Luciana Giussani. Sceneggiatura: Mario Gomboli, Manetti Bros, Michelangelo La Neve. Fotografia: Angelo Sorrentino. Montaggio: Federico Maria Maneschi. Effetti Speciali: Simone Silvestri. Musiche: Pivio e Aldo De Scalzi. Trucco: Francesca Lodoli. Produttori: Carlo Macchitella, Manetti Bros. Case di Produzione: Mompracem, Rai Cinema. Distribuzione: 01 Distribution. Interpreti: Giacomo Gianniotti (Diabolik), Miriam Leone (Eva Kant), Valerio Mastandrea (Ispettore Ginko), Monica Bellucci (Altea di Vallemberg), Alessio Lapice (agente Roller), Linda Caridi (Elena Vanel), Pier Giorgio Bellocchio (agente Palmer), Ester Pantano, Andrea Roncato.

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[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]

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