Cronache dai Palazzi
Lo scherzo architettato dai due comici russi a danno di Palazzo Chigi offusca la manovra che continua ad essere molto contestata da opposizioni e sindacati. L’11 novembre la manifestazione a Roma lanciata dai dem contro il governo, alla quale parteciperanno anche i Cinquestelle e il loro leader Giuseppe Conte che della nuova manovra mette in evidenza “nuove imposte per oltre 2 miliardi” e il disinvestimento nel settore sanitario, oltre al taglio delle pensioni di medici e infermieri e tasse sulla casa.
“Se c’è la necessità di correggere alcune cose faremo un maxiemendamento, come sempre accade nelle manovre di Bilancio”, ha affermato il sottosegretario al ministero del Lavoro, Claudio Durigon, ammettendo una situazione in bilico o comunque non ottimale, e la necessità di sistemare almeno la questione delle pensioni per i medici, oltre ad altri provvedimenti che potrebbero rivelarsi problematici durante l’iter parlamentare. Una manovra già “bollinata”, e per certi versi definita “inemendabile”, subirà invece molto probabilmente delle modifiche necessarie.
Tra i medici c’è chi potrebbe affrettarsi ad andare in pensione entro quest’anno per evitare il taglio dell’assegno pensionistico nel 2024. “La norma inserita spinge i medici ad andare in pensione subito. C’è la possibilità di correggerla, come governo possiamo, a saldi invariati, cercare di gestire questa situazione”, ha chiarito Durigon. Per i medici il taglio della pensione potrebbe comportare circa duemila euro in meno all’anno dal 2024. Secondo i sindacati emergerebbero inoltre dei segnali di incostituzionalità, in quanto la norma interviene retroattivamente e interessa soprattutto coloro che hanno pochi contributi tra l’81 e il ’95, quando vigeva ancora il sistema retributivo. Il provvedimento prevede in sostanza una sorta di effetto “valanga” che nel 2024 colpirà circa 31.500 dipendenti pubblici, che perderanno circa 18,5 milioni di euro, tra i quali 4 mila medici ai quali nel 2024 verranno decurtati complessivamente circa 7 milioni di euro. Il sindacato più rappresentativo dei medici del Servizio sanitario nazionale, Anaao-Assomed, conferma un generale stato di agitazione. “Qualcuno si è accorto dello scempio che si stava facendo, ma servono altri segnali, come la detassazione di parte del lavoro. Nella manovra si danno 600 milioni alla sanità privata e si detassa il lavoro di baristi e camerieri”, denuncia il segretario del sindacato Pierino di Silverio.
In definitiva, le pensioni rappresentano forse la spina più dolorosa di questa legge di Bilancio e il provvedimento maggiormente contestato, tantoché si vocifera un peggioramento della cosiddetta legge Fornero anch’essa, tra l’altro, non ben voluta dalla maggioranza. La modifica di Quota 103 non è condivisa dai sindacati che minacciano lo sciopero.
Per ciò che concerne le aliquote Irpef nel 2024 si passa da 4 a 3 scaglioni; la riduzione delle tasse viene comunque sterilizzata per i redditi annui superiori ai 50 mila euro, per cui viene introdotta una franchigia di 260 euro sulle spese detraibili al 19% (sanità esclusa), che di fatto annulla i vantaggi del taglio dell’Irpef.
Altro nodo della nuova legge di Bilancio sono le tasse sulla casa. La cedolare secca sugli affitti brevi sale dal 21% al 26% per coloro che locano due o più appartamenti che se diventano superiori a cinque trasformano l’attività di affittacamere in attività di impresa. Aumentano anche le tasse sulle case ristrutturate con il 110% se vengono rivendute entro 10 anni.
Il decreto legislativo di attuazione della riforma fiscale introduce il concordato biennale per gli autonomi da cui si attende un maggior gettito di 760 milioni di euro nel 2024, che per prudenza non viene però incluso nei conti del prossimo anno. In campo fiscale compare inoltre una norma che rende più gravosa la tassazione sulle vendite di oro e preziosi. Si applicheranno inoltre delle multe per le assicurazioni che non stipulano polizze anti-calamità, obbligatorie per le imprese. I contribuenti potranno infine ricevere le loro cartelle esattoriali attraverso la loro posta elettronica certificata e coloro che aderiranno ai verbali di contestazione dell’amministrazione fiscale si vedranno dimezzate le sanzioni.
Confermato il taglio del cuneo fiscale di 6 o 7 punti – dei contributi in busta paga per i lavoratori dipendenti fino a 35 mila euro di reddito annuo – per cui sono necessari ben 11 miliardi, quasi la metà delle risorse complessive della legge di Bilancio. Nel 2024 il taglio esclude la tredicesima. Sgravi consistenti per le imprese che assumono donne a tempo indeterminato e lo sgravio aumenta se le lavoratrici assunte hanno tre figli. In tema di genitorialità l’assegno per le famiglie numerose – con un reddito Isee inferiore ai 40 mila euro – nel 2024 diventa più consistente fino ad un massimo di 3.600 euro mentre attualmente il massimo sono 3 mila euro. Tutto ciò se in una famiglia vi è già un bambino sotto i dieci anni di età e se ne nascerà un altro.
Ben poco resta dei vari bonus in quanto la legge di Bilancio 2024 ridefinisce rigorosamente l’insieme delle agevolazioni, tra cui quelle fiscali. Depotenziati ad esempio i bonus funzionali alle ristrutturazioni edilizie, così come gli incentivi legati ai trasporti, all’energia e alla cultura. Le uniche misure che sono state rafforzate sono quelle a favore delle famiglie numerose e con figli piccoli e la Carta acquisti per i redditi bassi, la cosiddetta Carta dedicata a te da 382 euro che viene rifinanziata con 600 milioni, e servirà per acquistare beni di prima necessità e carburanti per i cittadini con Isee familiare che non superi i 15 mila euro. Rimane anche il bonus energia per i nuclei familiari con redditi bassi, ma solo per il primo trimestre del 2024 e con uno stanziamento di 200 milioni di euro. Nel 2024 confermata anche la garanzia dello Stato sui mutui per l’acquisto della prima casa dei giovani under 35 anni. Modificato invece il bonus cultura per i giovani. App18 viene infatti sostituita dalla Carta Cultura Giovani e viene introdotta inoltre la Carta del Merito per gli studenti che prendono 100 all’esame di maturità e con un tetto Isee che non superi i 35 mila euro. Non verranno rifinanziati il bonus trasporti e il bonus psicologo. Il decurtamento più consistente riguarda i bonus per le ristrutturazioni edilizie; le detrazioni per i lavori per l’efficientamento energetico, ad esempio, scendono dal 90% al 70% dal primo gennaio, mentre per quanto riguarda le ristrutturazioni ordinarie l’agevolazione è del 50% e per i lavori finalizzati a migliorare di due classi sismiche l’edificio è confermata l’agevolazione al 70/80%.
Il Consiglio dei ministri ha inoltre approvato all’unanimità il disegno di legge sulle riforme costituzionali che contiene, ancora in bozza, quella che è stata definita la “madre di tutte le riforme”, il cosiddetto “premierato” ossia l’elezione diretta del presidente del Consiglio, e per cui occorrerà eventualmente modificare l’articolo 92 della Costituzione. Si tratta di una riforma che “garantisce due obiettivi che dall’inizio ci siamo impegnati a realizzare: il diritto dei cittadini a decidere da chi farsi governare, mettendo fine ai ribaltoni, giochi di palazzo e governi tecnici”, ha affermato la premier Meloni in conferenza stampa. L’altro obiettivo è “garantire che governi chi è stato scelto dal popolo” assicurando una certa “stabilità”.
Per il vicepremier Antonio Tajani si tratta di “una riforma che va nella direzione della stabilità e della governabilità. Un governo politico è forte perché rispetta il mandato degli elettori. Più stabilità e zero ribaltoni. È una questione di credibilità internazionale”. Per Tajani tale riforma “rafforzerà anche sui mercati la posizione del nostro Paese” e aggiunge: “Sono contento che non siano stati toccati i poteri del capo dello Stato che è sempre una garanzia”.
Il percorso della riforma non sarà di certo semplice, come per tutte le riforme costituzionali. Per ora si tratta di una bozza di 5 articoli. Il primo prevede la cosiddetta “norma antiribaltone”. Come si legge sulla bozza in caso di caduta del premier “il Presidente della Repubblica può conferire l’incarico di formare il governo al presidente del Consiglio dimissionario o a un altro parlamentare eletto in collegamento al presidente eletto”, quindi stop ai governi tecnici o alle “maggioranze arcobaleno”. All’interno della maggioranza c’è anche chi ritiene che nel caso di caduta del governo si debba tornare alle urne, escludendo, con maggiore forza, la possibilità di eventuali governi tecnici. Per garantire una maggiore stabilità di governo e quindi una maggiore governabilità si prevede la modifica della legge elettorale, al fine di garantire un premio di maggioranza pari al 55% dei seggi alla coalizione o al partito che ha ottenuto il maggior numero di voti. Eliminati i senatori a vita, una carica che rimane esclusivamente per i presidenti della Repubblica alla fine del loro mandato al Quirinale.
Secondo la premier Giorgia Meloni “l’autonomia differenziata cammina di pari passo con il premierato, le due cose si tengono insieme”, mentre tra le opposizioni prevalgono pareri negativi in primo luogo perché tale riforma costituzionale potrebbe intaccare il ruolo e le prerogative del presidente della Repubblica, una figura istituzionale che nel corso degli anni si ’è rivelata fondamentale per quanto riguarda il mantenimento dell’equilibrio tra i poteri e il rispetto della Carta Costituzionale. Ma la premier Meloni puntualizza: “Il ruolo del Presidente della Repubblica è di assoluta garanzia e noi abbiamo deciso di non toccarne le competenze, salvo l’incarico al presidente del Consiglio”. Tra i banchi delle opposizioni l’unico favorevole è Renzi che afferma: “Se ci sarà un sistema simile al ‘sindaco d’Italia’ noi voteremo sì”. In definitiva, l’obiettivo del centrodestra è arrivare al primo passaggio in entrambe le Camere entro le Europee.
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