Nassiriya vent’anni dopo

Se non fosse per l’attentato in cui esattamente venti anni fa, persero la vita diciannove italiani, forse nessuno conoscerebbe questo nome.

Nassiriya è una città situata nel sud dell’Iraq, ed è la capitale della provincia di Dhi Qar. Le non certo abbondanti notizie che possiamo trovare in Rete parlano di una città vicina all’antica Ur, uno dei primi insediamenti umani della Mesopotamia, tra il Tigri e l’Eufrate. Un luogo che evoca memorie scolastiche e la nascita delle prime civiltà.

Si legge che a Nassiriya vi è tutt’ora un importante museo con reperti dell’epoca. Un luogo che, probabilmente, meriterebbe un viaggio per turisti interessati alla storia e all’arte.

L’economia di Nassiriya e della provincia di Dhi Qar è tradizionalmente basata sull’agricoltura, con coltivazioni come riso, datteri e cereali. Le paludi mesopotamiche nelle vicinanze sono una risorsa importante per la pesca e l’allevamento di bufali d’acqua. L’industria petrolifera, settore chiave nell’economia irachena, anche se la produzione petrolifera potrebbe non avere un impatto diretto su Nassiriya.

Come vivranno oggi gli abitanti di Nassiriya? Per chi non c’è mai stato è possibile immaginare uno stile di vita influenzato dalla cultura, dalla tradizione e dalla religione predominante, che è l’islam. Uomini con barba e turbante e donne velate. Stereotipi dai quali è difficile uscire ma mai smentiti.

Le famiglie in questa regione hanno una struttura tradizionale, con forti legami. La vita quotidiana include attività come la preghiera, la socializzazione con amici e familiari, la partecipazione a eventi comunitari; la cucina locale sicuramente è ricca di piatti tradizionali iracheni. Le poche foto che si riesce a trovare in rete, sempre che siano con certezza di Nassiriya danno immagini di una classica città araba. Senza segni particolari.

Sarebbe rimasta una città anonima se non fosse stata scelta per una delle operazioni a cui partecipò l’Italia nell’ambito della più vasta missione “Antica Babilonia” con le sue forze armate dislocate nel sud dell’Iran, con base principale a Nassiriya, sotto la guida inglese.

La missione italiana, in un più ampio contesto di peacekeeping, aveva tra i suoi obiettivi una ricostruzione del “comparto sicurezza” iracheno che prevedeva, tra le altre attività, il controllo del territorio e della criminalità. Non dimentichiamo che il contesto era quello della seconda guerra del Golfo che aveva portato alla caduta di Saddam Hussein.

Dell’attacco è stato detto molto. Il 12 novembre 2003, un camion carico di esplosivi fu fatto esplodere davanti al quartier generale italiano a Nassiriya. L’esplosione fu devastante, distruggendo gran parte dell’edificio e causando la morte di 19 militari italiani e di almeno 9 civili iracheni che si trovavano nelle vicinanze. Dozzine di altri rimasero feriti nell’attacco.

Questo attacco fu uno dei più letali contro le forze straniere in Iraq dopo l’invasione del 2003 e le vittime erano in gran parte giovani militari e membri delle forze di polizia che si erano recati in una terra straniera per la stabilità e la sicurezza.

In Italia, probabilmente, si terranno cerimonie di commemorazione nelle piazze e nelle strade intitolate all’evento. Mi permetto di dubitare che lo stesso avvenga nella città dove un camion cisterna esplose all’ingresso della base Maestrale. I due attentatori furono uccisi; le inchieste non hanno portato a processi e uno dei mandanti dell’attentato riferì che la scelta della caserma delle truppe italiani era basata sul fatto che fosse semplice da colpire.

Oggi l’Iraq vive una situazione che è verosimilmente ben diversa da quella di venti anni fa. Vi sono stati cambiamenti politici, la guerra contro il Daesh, le ripercussioni dei conflitti in Siria e, comunque, nella zona del Golfo sicuramente hanno ancora delle ripercussioni.

L’Iraq è coinvolto in complesse relazioni, con tensioni e sfide provenienti dai paesi vicini. Le rivalità regionali possono influenzare quotidianamente la politica e la stabilità dell’Iraq e il processo politico è stato spesso ostacolato da divisioni interne e problemi di governance.

Ma la domanda che ci poniamo è chissà come è Nassiriya oggi.

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